La scorsa settimana il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha riferito alla Commissione per le Relazioni Estere del Senato che la Corea del Nord sta continuando a lavorare al programma atomico, nonostante l’impegno di Kim Jong un a lavorare alla “completa denuclearizzazione” del Paese. Pompeo ha però aggiunto che l’Amministrazione Trump sta ottenendo progressi nei negoziati in corso con il regime nordcoreano. Sono diversi i motivi che fanno pensare che le trattative tra Washington e Pyongyang stiano procedendo bene, anche se alcuni media hanno sottolineato l’avversione dei nordcoreani verso l’atteggiamento “da gangster” che avrebbe ostentato il segretario di Stato americano durante l’ultimo round di incontri d’alto livello.
Nelle scorse settimane la Corea del Nord ha iniziato a smantellare la struttura di Sohae che dal 2012 è la maggiore stazione di lancio di missili del Paese. Sohae, inoltre, è stato anche un importante centro per i test missilistici. Negli stessi giorni sono rientrati negli Stati Uniti i probabili resti degli americani morti durante la Guerra di Corea. Questi due avvenimenti potrebbero sembrare poco rilevanti dopo il clamore suscitato dal vertice di Singapore del 12 giugno, durante il quale non è stata fissata alcuna tabella di marcia per il disarmo nordcoreano.
Ad una prima analisi potrebbe sembrare che la Corea del Nord non sia affatto intenzionata a rinunciare all’arma atomica, soprattutto se si tiene conto di alcune notizie recenti. Tuttavia, la diplomazia si nutre di gesti anche simbolici e non c’è alcuna ragione per credere che l’abbandono dell’arma nucleare da parte di Pyongyang debba avvenire in pochi mesi.
Il sito di Kangson
Le immagini satellitari raccolte tra dicembre 2017 e gennaio 2018 potrebbero bastare a provare che a pochi chilometri dalla capitale nordcoreana sia esistito dai primi anni Duemila, e continui a funzionare, un sito per l’arricchimento dell’uranio, materiale fondamentale usato nella produzione di armi nucleari. Al centro di un insieme di edifici protetti da un muro di recinzione si trova un grande fabbricato sul cui tetto non si è depositata la neve, mentre tutti gli altri intorno sono coperti da una fitta coltre bianca. Proprio l’alta temperatura interna del salone più grande del complesso, dove si troverebbero le centrifughe principali, spiegherebbe la mancanza di neve sul tetto.
L’esistenza del sito di Kangson, dal nome della località dove all’epoca dell’occupazione giapponese della Corea sorgeva un’industria di acciaio, era nota soltanto all’intelligence statunitense, ma è diventata evidente grazie a un’indagine del Washington Post datata maggio 2018. La rivista The Diplomat e il gruppo di ricercatori del Center for Nonproliferation Studies del Middlebury Institute of International Studies di Monterey, guidato da Jeffrey Lewis, hanno successivamente localizzato la struttura e diffuso particolari sulla sua posizione. L’insieme di edifici si trova non lontano dalle rive del fiume Taedong, a sudest di Pyongyang. Il sito di Kangson sarebbe stato il primo mai realizzato in Corea del Nord per l’arricchimento dell’uranio ed è diventato il secondo conosciuto dopo quello già noto di Yongbyon, operativo dal 2010. A Kangson, dunque, da almeno 15 anni la Corea del Nord porterebbe avanti segretamente il proprio programma nucleare.
La mancanza di neve sull’edificio centrale non è però l’unico dettaglio da notare. L’importanza di Kangson è dovuta alla sua posizione geografica e strategica. Le immagini satellitari analizzate dalla squadra di Jeffrey Lewis mostrano il transito da anni di una serie di grandi veicoli, carichi molto probabilmente di esafluoruro di uranio – uranio trasformato in gas – o di scorie. I camion che per tanto tempo sono entrati e usciti dal complesso avrebbero potuto anche contenere uranio altamente arricchito, che da lì sarebbe stato trasportato all’Istituto per le Armi Nucleari della Corea del Nord o alla fabbrica di missili di Chamjin, non molto distante da Kangson. Inoltre, tutta una serie di elementi, come obelischi celebrativi, fanno pensare che la struttura sia da ritenersi cruciale per gli interessi di difesa nazionale nordcoreani. Partendo dal presupposto che a Kangson si utilizzi lo stesso tipo di centrifughe di fabbricazione pakistana di Yongbyon (P2), le capacità produttive sarebbero di poco superiori rispetto alla seconda struttura, forse intorno al 20% in più, date le dimensioni dell’edificio centrale.
Nei giorni di massimo impegno diplomatico da parte del segretario di Stato americano Mike Pompeo sul disarmo della Corea del Nord, l’agenzia Reuters ha riferito della ripresa delle attività in una fabbrica di missili balistici intercontinentali (ICBM). Nella struttura di Sanumdong sarebbero stati prodotti due Hwasong-15, missili a lunga gittata capaci di raggiungere il territorio degli Stati Uniti. Le fonti dei servizi segreti USA non hanno però specificato il livello di avanzamento tecnologico dei razzi, vista la sensibilità dell’informazione. Anche in questo caso sono state le immagini del satellite a mostrare i movimenti sospetti di un camion e un rimorchio simili a quelli che i nordcoreani adoperano per trasportare i ICBM. Il grado di pericolosità dei missili sembra però ancora moderato visto che i vettori sarebbero a propellente liquido e per questo più lenti rispetto a quelli che usano combustibile solido.
Queste attività sono un’evidente violazione dello “spirito di Singapore”, ma d’altra parte neanche gli iraniani hanno interrotto il loro programma atomico durante le trattative sulla rinuncia al nucleare e non lo farà neanche Kim Jong un. Lo scopo del giovane leader nordcoreano è usare l’atomica come leva nelle trattative con Washington, anche per continuare a discutere da una posizione di forza. Pensare che la Corea del Nord sospenda il programma atomico dopo le generiche promesse fatte a Trump è semplicemente ingenuo. Il risultato migliore per gli Stati Uniti sarebbe quindi ottenere da Pyongyang un congelamento del programma nucleare e una seria dichiarazione sulle capacità e le strutture di cui dispone il regime. Da lì, conoscendo i dettagli, si potrebbe procedere a fare richieste più precise alla Corea del Nord, scambiandole con aiuti all’economia che a Kim garantirebbero di restare al potere.
I successi del negoziato tra USA e Corea del Nord dunque sono ancora pochi, la strada verso la denuclearizzazione è lunghissima, ma ad oggi la valutazione generale non può che essere positiva. Intanto, aumentato le aspettative riguardo il nuovo incontro fra Trump e Kim Jong un, che dopo l’ultimo scambio di lettere, potrebbe avvenire presto.
Foto:
Mike Pompeo che stringe la mano a Ri Yong Ho, Ministro degli Affari Esteri nordcoreano
Il sito di Kangson, fonte The Diplomat
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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