Mentre da al Qaeda si attende ancora una conferma dell’avvenuta morte di Hamza Bin Laden, figlio di Osama Bin Laden, sul fronte dell’Isis è arrivata una clamorosa notizia. Abu Bakr al Baghdadi leader dello Stato islamico, attraverso l’agenzia stampa “ Amaq” ha comunicato che “Il califfo e combattente Abu Bakr al Baghdadi ha nominato il combattente Abdullah Qardash ad occuparsi dei musulmani all’interno dello Stato islamico”. Il passaggio di consegne all’interno del gruppo terroristico rafforza le voci secondo le quali Abu Bakr Al Baghdadi non sarebbe più in grado di assolvere al suo compito di leader perché paralizzato dalla vita in giù a causa della ferite riportate dopo un bombardamento aereo. Alla fine dello scorso mese di giugno l’intelligence irachena aveva riferito che il leader dell’Isis era rimasto vittima di un attacco aereo nella città Hajin, che si trova a sud-est del governatorato siriano di Deir ez-Zor (Siria orientale). La zona al confine con l’Iraq è oggetto da mesi di attacchi mirati dei micidiali droni USA e dei bombardamenti aerei che puntano ad un solo obbiettivo: il califfo dell’Isis. Il nuovo capo delle Stato islamico Abdullah Qardash- Abu Omar Turmani figlio di un predicatore estremista è originario della città di Tal Afar, situata nel distretto del Governatorato di Niniveh dell’Iraq nordoccidentale e a 63 km a ovest di Mosul. Fino ad ora non era mai stato una figura di primo piano dell’Isis. Di lui si sa solo che si è occupato di questioni di sicurezza e che ha studiato al College of Imam Al-Adham Abu Hanifa Al-Nu’manin di Mosul. La mossa di Abu Bakr Al Bagdadi, che probabilmente vuole ritagliare per sé il ruolo di guida religiosa, va certamente nella direzione di un rinnovamento dell’Isis, intento a preparare il rientro in gioco nel “Siraq”. Vedremo come e se a questo cambiamento reagiranno le migliaia di seguaci dell’Isis in tutto il mondo, Europa compresa.
Violento e autoritario, così gli iracheni descrivono Abdullah Qardash- Abu Omar Turmani. In precedenza militava in Al Qaeda, poi divenne l’attendente del jihadista dell’Isis Abu Alaa Al-Afri (morto nel 2016). A suo carico anche un soggiorno nel campo di prigionia americano di Camp BuccaI (Iraq), lo stesso dove venne rinchiuso Al Baghdadi, e le atrocità commesse sia a Mosul che contro gli Yazidi. Intanto, centinaia di militanti dello Stato islamico, tra i quali moltissimi foreign fighter fuggiti nel marzo 2019 dalla battaglia finale di Baghouz (Siria), continuano a rientrare in Iraq. Secondo l’intelligence iracheno, negli ultimi otto mesi almeno 1.000 combattenti sono tornati a vivere nella parte centrale e settentrionale del Paese dove sono ancora presenti gruppi di irriducibili, molti dei quali nascosti nelle centinaia di tunnel sotterranei. Da lì conducono attacchi notturni contro i leader della comunità locali e contro le forze di sicurezza irachene. Anche a Samarra, a Nukhayb e nelle aree circostanti nel centro e nel nord dell’Iraq si registrano nuove operazioni suicide.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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