Il generale Khalifa Haftar, a capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), ha ordinato per oggi 17 aprile “l’attacco finale a Tripoli”, attacco che potrebbe rivelarsi decisivo sul futuro della Libia e della sua capitale. Mentre l’Europa e gli Stati del Golfo si mostrano divisi in merito all’offensiva, nella notte tra martedì e mercoledì i pesanti bombardamenti a sud di Tripoli hanno colpito il distretto di Abu Salim. Almeno quattro persone sono morte e otto sono rimaste ferite. A rendere noto l’ordine di Haftar è stata l’emittente araba al-Jazeera, dopo aver avuto la notizia da fonti della sicurezza libiche. L’emittente qatariota, dunque dalla parte del Governo riconosciuto dalla comunità internazionale di al-Sarraj, riferisce che il generale delle forze dell’Est avrebbe dato l’ordine alle sue milizie questa mattina via radio. Haftar avrebbe chiesto alle sue forze di lanciare l’attacco finale a Tripoli e di portarlo a termine “ad ogni costo”. Il generale è comparso in un video e ha ordinato ai suoi uomini di freddare chi si ritirerà dalla battaglia, ne dà conto The Libya Observer su Twitter. L’ordine di rafforzare l’offensiva su Tripoli segue ore in cui le truppe di Haftar sono apparse in difficoltà, essendo state costrette al ritiro in alcune zone alle porte della città nel quadro dello scontro con le milizie a sostegno del Governo di al-Sarraj. Ieri, ha scritto l’Ansa, le forze di al-Sarraj sono riuscite ad avanzare di 5 chilometri verso Sud, verso la città di Aziziya, roccaforte di Haftar.
“La battaglia di Tripoli è decisiva. Sono state prese tutte le misure necessarie perché si riveli un successo”, ha detto il portavoce dell’Esercito nazionale libico Ahmed al-Mismari. Il portavoce ha anche affermato che la Libia “sarà liberata da tutti i terroristi prima che avvenga la ricostruzione del Paese”. Mismari nel corso di una conferenza stampa ha detto inoltre:”Queste battaglie sono parte di una lotta totale al terrorismo. Nel 2014 era stata presa la decisione di liberare la Libia dalle bande di criminali, dai gruppi terroristici e dai gruppi armati”. Per al-Sarraj, riferisce The Libya Observer, la marcia di Haftar verso Tripoli, avvenuta lo stesso giorno della visita del Segretario generale dell’Onu in Libia, non sarebbe stata possibile senza il supporto di alcuni Paesi stranieri. Il capo del Consiglio presidenziale libico al-Sarraj ha accusato il generale, uomo forte della Cirenaica, di crimini di guerra.
Il distretto di Abu Salim colpito la scorsa notte si trova in prossimità della strada che conduce all’aeroporto di Tripoli, che nei giorni scorsi è stato più volte perso e riconquistato dai due schieramenti. Le forze fedeli al Governo di Tripoli hanno accusato le truppe di Haftar di aver lanciato missili a ridosso delle aree residenziali, ma le milizie dell’ Lna hanno smentito di aver attaccato i civili, accusando gruppi armati vicini ad al-Sarraj. Secondo le stime delle Nazioni Unite, da quando a inizio aprile è cominciata l’offensiva di Haftar 74 persone sono rimaste uccise, 756 sono state ferite e gli sfollati sarebbero arrivati a 20 mila.
Ieri 16 aprile in un’intervista per il quotidiano La Repubblica Al Thani, vice premier, ministro degli Esteri del Qatar e primo cugino del Principe regnante, ha detto senza tanti giri di parole che l’offensiva di Haftar non si ferma con la richiesta di un cessate il fuoco. Appelli che il generale ha lasciato cadere, proseguendo con decisione verso Tripoli. Al Thani ha chiesto che il Governo di unità nazionale di al-Sarraj, che il Qatar sostiene, sia liberato dall’embargo sulle armi e che a Tripoli venga riconosciuto il diritto di difendersi. Il giovane vice premier qatariota e fedele consigliere del Principe ha anche affermato che la guerra in Libia può essere fermata solo rendendo effettivo l’embargo sulle armi anche nei confronti delle forze di Bengasi, impedendo cioè che altri Paesi forniscano di armi Haftar. Il generale 75 enne gode dell’appoggio di Egitto, Emirati Arabi e Arabia Saudita, che vedono in lui un attore utile a riportare la stabilità in Libia e a combattere le milizie islamiste. Il Qatar è l’unico Stato del Golfo vicino al Governo di Concordia nazionale di al-Sarraj. Un rapporto dell’Onu ha invece accusato Emirati Arabi ed Egitto di aver fornito Haftar di armi e aerei, consentendo così al generale di maturare una certa superiorità sulle altre fazioni in lotta per il controllo della Libia.
Michela Mercuri, docente di Storia contemporanea e dei Paesi del Mediterraneo presso l’Università di Macerata, in un intervento a Radio Rai ha commentato gli ultimi avvenimenti in Libia: “Credo che in un primo momento l’offensiva su Tripoli di Haftar fosse una prova di forza in previsione della conferenza sul futuro della Libia. Haftar puntava a conquistare un bottino quanto più possibile corposo di milizie. La conferenza, come sappiamo, è poi sfumata e la situazione è degenerata. Haftar voleva procedere in modo per così dire “pacifico” verso Tripoli per non perdere il consenso della popolazione e delle tribù. La situazione invece gli è sfuggita di mano, si è trovato di fronte alle milizie di Misurata. Un potere molto forte, che ha combattuto contro lo Stato Islamico a Sirte nel 2016. Dunque quella che doveva essere una prova di forza o una conquista tutto sommato “pacifica” dell’area si è trasformata in una guerra di sfinimento, una guerra di posizione da cui è difficile uscire. Per capire come uscirne bisogna adesso guardare a chi sostiene chi. Dietro ad Haftar e ai misuratini ci sono grossi sponsor regionali, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita sostengono il generale finanziariamente (comprare le milizie costa). Dall’altra parte, ci sono le milizie di Misurata appoggiate da Turchia e Qatar. Se questi attori non dialogano tra di loro e non riportano Haftar e i misuratini a più miti consigli, vedo davvero difficile una pace a breve termine”.
Redazione
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