Il primo ministro libico, Fayez al Serraj, dell’unico governo riconosciutio a livello internazionale e sostenuto dalle Nazioni Unite, ha annunciato «il sincero desiderio di cedere la propria autorità a un nuovo governo non più tardi del prossimo ottobre». Lo ha affermato lo stesso Serraj in un discorso preregistrato trasmesso in tv la notte del 16 settembre. Nel motivare la propria decisione, Serraj ha detto che il Governo di Accordo Nazionale (GNA), sin dalla sua formazione avvenuta nel 2015, non ha operato in un’atmosfera nornale e serena, ma è stato esposto ogni giorno alle pressioni interne e a quelle provenienti dall’estero e a ogni forma di cospirazione. Il premier ha detto che ci sono stati elementi che hanno cercato di ostruire il suo operato in diverse maniere e in modo reiterato, per cui egli, in prima persona, ha trovato davanti a sé una serie di ostacoli in molti casi responsabili di minare i doveri di capo dell’esecutivo. «Questa è la verità – ha aggiunto – non è un’evasione di responsabilità ma il riconoscimento della realtà. Questo è stato il clima che ha accompagnato il lavoro del governo sin dal primo giorno». Serraj ha detto ancora che sin dagli Accordi di Skhirat, in Marocco, del 2015 (LPA), che lo hanno riconosciuto capo del GNA, egli ha cercato di raggiungere il maggiore consenso possibile tra gli attori presenti sulla scena libica, con l’unico scopo di unificare le istituzioni e garantire i servizi appropriati ai cittadini.
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Al Serraj si è detto favorevole ai colloqui mediati dalle Nazioni Unite tra le fazioni rivali coinvolte nella crisi libica e ha sostenuto che i lavori hanno condotto una “nuova fase preparatoria” che servirà a unificare le istituzioni libiche e a prepararsi per le prossime elezioni parlamentari e presidenziali. Fonti informate hanno riferito all’agenzia AGI che sarebbe allo studio l’ipotesi di una riunione dei ministri degli Esteri del formato Berlino, da tenere il 5 ottobre prossimo, in videoconferenza a margine dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, hanno discusso al telefono della situazione in Libia, paese scosso dalla guerra civile conseguente alla caduta del regime di Mummar Gheddafi nel 2011. La formazione di un nuovo governo potrebbe emergere dai colloqui interlibici, ma la defizione di un nuovo leader potrebbe creare maggiore instabilità nel paese nordafricano. Sono due le figure che si contendono questo ruolo: il vicepremier del GNA, Ahmed Maitig, e il ministro dell’Interno del governo di Tripoli, Fathi Bishaga.
Il commento del giornalista Daniele Raineri del Foglio:
Fayez al Serraj, premier del governo di Tripoli, quindi della metà occidentale della Libia, si è dimesso con un discorso in televisione perché non è stato capace di sopravvivere al trionfo appena ottenuto contro il generale Haftar. «Me ne vado alla fine di ottobre», ha detto, e quindi sarà ancora presente ai negoziati di Ginevra, il mese prossimo, per stabilizzare la Libia. Sarà poco più di un figurante per badare agli affari correnti. Era chiaro, durante la guerra civile durata un anno e mezzo, che Serraj ormai restava al suo posto di comando perché era una faccia presentabile da spendere negli incontri internazionali, ma che erano le milizie e la Turchia a fare il lavoro sporco e un giorno avrebbero presentato il conto – e lui avrebbe dovuto lasciare il suo posto.
Redazione
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