“Spazio all’Italia. La sfida europea e il ruolo del Parlamento”, il titolo dell’incontro che si è svolto il 25 giugno alla Camera dei Deputati durante il quale è stato creato un nuovo intergruppo parlamentare. Lo scopo è sensibilizzare il Parlamento ai temi dell’aerospazio italiano. Come sottolienato ancora durante l’incontro, l’Europa investirà 16 miliardi di euro nel settore spaziale e della cosiddetta space economy nel periodo compreso tra il 2021-2027. L’Italia ha definito un “Piano Strategico Space Economy“, che prevede un investimento di circa 4,7 miliardi di euro, di cui circa il 50% coperto con risorse pubbliche, tra nazionali e regionali, aggiuntive rispetto a quelle ordinariamente destinate alle politiche spaziali, si legge sul sito del Ministero dello Sviluppo economico.
Scrive Stefanini su Il Foglio:
“Nel 1865, la corsa allo spazio inizia nella fantasia grazie all’iniziativa privata. In ‘Dalla Terra alla Luna’ di Jules Verne sono i multimiliardari soci del Gun Club di Baltimora che un po’ per gioco, un po’ per sfida e un po’ per vanagloria decidono l’avventura di lanciare un proiettile sulla Luna. Un secolo dopo, la vera corsa allo spazio fu fatta dalle agenzie spaziali di stato, soprattutto in quel quadro della guerra fredda in cui, a parte le ragioni di prestigio e propaganda, i satelliti consentivano di portare bombe atomiche nel cuore del territorio del nemico. Ma passato un altro mezzo secolo, con i signori Jeff Bezos, Richard Branson ed Elon Musk siamo tornati alla corsa allo spazio per iniziativa dei privati. E stavolta nella realtà”. Tra i curatori di “Ebraica”, il Festival Internazionale di Cultura della Comunità Ebraica di Roma giunto alla sua dodicesima edizione, Marco Panella spiega così al Foglio la “Space Economy”, a cui Festival Internazionale di Cultura della Comunità Ebraica di Roma chiuso il 26 giugno ha deciso di dedicare un evento clou: nel corso di una edizione che tra i cinquant’anni dello sbarco sulla Luna ed i 20 anni dalla morte di Stanley Kubrick è tutta dedicata allo Spazio.
“Space. The Visionary Economy” è l’incontro che Panella ha moderato il 25 giugno al Palazzo della Cultura. Come ci ricorda, il giro di affari della Space Economy è di 350 miliardi a livello mondiale; 1,6 miliardi in Italia. Una cifra a un tempo abbastanza considerevole da far capire il business che c’è sotto, ma al tempo stesso ancora abbastanza piccola da lasciare un enorme spazio per crescere. La tradizione e le potenzialità le abbiamo, se si pensa che l’Italia il suo primo satellite lo lanciò nel 1964: appena sette anni dopo lo Sputnik. E lo scorso marzo è stato lanciato il satellite Prisma: una missione completamente italiana, con un lanciatore italiano, che dalla sua orbita a quota di 620 chilometri è in grado di osservare la Terra con lo strumento iperspettrale operativo più potente al mondo, Un aggeggio in grado di acquisire 240 bande spettrali e di riconoscere, oltre alle forme degli oggetti, la firma degli elementi chimici presenti in essi. Ci ricorda Panella: “l’osservazione della Terra dallo spazio è oggi essenziale per la nuova agricoltura di precisione; è essenziale per la pesca; è essenziale per il monitoraggio del clima e dell’ambiente; è essenziale per il monitoraggio delle infrastrutture. Un satellite oggi è in grado di raccogliere dati e di dirti in tempo reale se c’è lo spostamento di un cavalcavia, di un ponte o del tetto di un edificio, in modo da fare manutenzione preventiva in tempo reale”.
Foto: NorthStar Earth & Space, Centro Studi Italia Canada
Maurizio Stefanini
Romano, classe 1961, maturità classica, laurea in Scienze Politiche alla Luiss, giornalista dal 1988. Specialista in America Latina, Terzo Mondo, movimenti politici comparati, approfondimenti storici.
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