In Italia ci sono i Cinque Stelle che stanno provando a costruire un governo con il Pd. In Inghilterra i pezzi grossi del Partito Conservatore annunciano battaglia accanto alle opposizioni furibondi per il golpe del loro premier, Boris Johnson, che ha deciso di “chiudere” il Parlamento. Ma, se possibile, ancora più clamoroso è il simbolico abbraccio che il capo delle Farc Timochenko ha riservato al presidente colombiano Iván Duque Márquez, schierandosi contro il suo ex-braccio destro che ha annunciato il ritorno alla lotta armata.
Medico cardiologo con laurea a Mosca e formazione militare nella Jugoslavia di Tito, 60 anni, Rodrigo Londoño Echeverri come molti leader delle Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia ha due alias: quello di Timoleón Jiménez e quello di Timochenko, come il famoso maresciallo dell’Armata Rossa. A questo aggiunge una lunga fedina penale con accuse di sequestro, narcotraffico, ribellione, terrorismo, omicidio, estorsione, massacri, imboscate, furto e sedizione che gli hanno “fruttato” 182 processi, 141 ordini di cattura, 57 misura di sicurezza e 16 condanne per un totale di 448 anni di carcere. Di questi, 34 per l’attacco a un municipio; 25 per l’uccisione di monsignor Isaías Duarte Cancino; 27 per il sequestro di una ex-congressista; 40 per l’attentato a una base militare; 38 per il sequestro e omicidio della ex-ministro della Cultura Consuelo Araújo Noguera. Tutto cancellato grazie agli accordi di pace, anche se tuttora gli Usa offrono per lui una taglia da 5 milioni di dollari. Nel frattempo Timochenko è anche diventato senatore, eletto nelle liste della Forza Alternativa Rivoluzionaria del Comune, nuova denominazione delle Farc dopo la trasformazione in partito legale.
Proprio questo tipo di “impunità” aveva suscitato le ire di Álvaro Uribe Vélez, il presidente che aveva inflitto alle Farc dure sconfitte militari, per poi rompere col suo ex-ministro della Difesa e delfino Juan Manuel Santos proprio sui termini del negoziato di pace. Santos è riuscito a imporre il suo trattato, anche se ha poi perso un referendum, e alle successive elezioni ha vinto Iván Duque Márquez, candidato del partito di Uribe, che pur senza annullare gli accordi di pace li ha sottoposti a una decisa revisione.
Ed è proprio parlando di “violazione degli accordi” che l’ex-numero due delle Farc, Luciano Marín Arango alias Iván Márquez, ha diffuso un video in cui ha annunciato il ritorno alla lotta armata. Tra i 20 uomini e donne armati che lo circondavano, anche Seuxis Pausias Hernández Solarte alias Jesús Santrich, la cui vicenda esemplifica il dibattito che si è svolto in Colombia in questi ultimi anni, con le relative polemiche. Deputato delle Farc, Solarte è stato arrestato dopo che, siglato l’accordo di pace, gli Stati Uniti lo hanno accusato di narcotraffico. Un giudice ne ha ordinato la liberazione, provocando le dimissioni per protesta di procuratore e viceprocuratore generale. Un altro giudice lo ha fatto riarrestare, la Corte Suprema lo ha fatto riliberare, e ora è appare nel video in cui si sostiene il ritorno alla guerra civile.
Qualcuno ha osservato con una punta di sarcasmo che l’annuncio coincide con un picco nei prezzi della cocaina. Mentre Il presidente Duque ha accusato il governo venezuelano dicendo che si tratta di una rappresaglia per il suo appoggio a Guaidó. Difficile non ricordare i legami storici tra Farc e regime chavista. Come come è facile notare che il video delle nuove Farc è stato pubblicato il giorno dopo l’annuncio di Guaidó sulla nomina di un vero e proprio governo e dopo che, mercoledì, gli Stati Uniti avevano annunciato la costituzione di una “Unità di Affari Venezuelani” in Colombia.
Maurizio Stefanini
Romano, classe 1961, maturità classica, laurea in Scienze Politiche alla Luiss, giornalista dal 1988. Specialista in America Latina, Terzo Mondo, movimenti politici comparati, approfondimenti storici.
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