Maria Kolesnikova, elemento di spicco dell’opposizione bielorussa, è stata rapita e poi detenuta. Da ormai un mese, la Bielorussa è protagonista di numerosi tumulti a seguito delle elezioni presidenziali vinte da Lukashenko, con metodi tutt’altro che trasparenti e democratici. Lo scandalo, portato alla luce dalla opposizione politica bielorussa, ha messo a repentaglio le vite di diversi attivisti e delle loro famiglie. Ne è seguita, infatti, la decisione di esponenti, come la candidata presidente Svetlana Tikhanovskaya, di lasciare il paese per salvaguardare l’incolumità dei propri nuclei familiari. Minsk ha perpetrato un nuovo abuso, questa volta a scapito di Maria Kolesnikova, di cui si è potuto avere poche e confuse notizie.
Il 7 settembre, come riportato dal Consiglio di coordinamento bielorusso, un gruppo di persone non meglio identificabili, ha rapito Maria Kolesnikova nei pressi del centro di Minsk. Il Consiglio che ha diramato l’informazione, guidato dalla principale candidata bielorussa dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya, è un organo che ha lo scopo di coordinare una transizione pacifica e ordinata sulla scia delle controverse elezioni di agosto. Durante la medesima giornata, la notizia del presunto rapimento è stata confermata dalla stampa locale di Tyt.by, che si è potuta avvalere di un importante testimone oculare, che risponde al presunto nome fittizio di “Anastasia”. Secondo quanto riportato dalla testimone oculare:
L’ho vista dal vivo prima, volevo anche andare da lei, parlare, ringraziarla, e poi ho cambiato idea […] Non lontano dal museo, ho visto un minibus scuro parcheggiato con il cartello “Comunicazione” sul fianco, e sul retro c’era il marchio “Sobol”. Ho camminato in avanti e ho sentito il suono di un telefono che cadeva sull’asfalto, una specie di timbro, mi sono girata e ho visto che persone in abiti civili e maschere stavano spingendo Maria Kolesnikova in questo minibus, il suo telefono volato via, una di queste persone ha raccolto il telefono, è saltato sul minibus che è andato via.
A quel punto, non era più possibile avere informazioni su Maria Kolesnikova. Il telefono era spento. La sua famiglia ne ha subito denunciato la scomparsa, mentre il Ministero degli Interni bielorusso ha confermato di non avere informazioni su dove si trovasse. I media bielorussi hanno inizialmente riportato lo smarrimento della Kolesnikova come arresto, salvo poi essere smentiti dal dipartimento di polizia di Minsk.
Nella giornata di martedì sono arrivati aggiornamenti sull’accaduto, anche fuorvianti. Sono stati diramati due diversi comunicati, uno dalla Bielorussia e uno dall’Ucraina. L’oppositrice politica è stata localizzata sul fronte ucraino. Secondo il capo della polizia di frontiera bielorussa di Alexandrovka, Anton Bychkovsky, la Kolesnikova non era sola. Nelle prime ore della mattinata la Kolesnikova, insieme ad altri due oppositori politici dati per smarriti, Anton Kravtsov e Ivan Rodnenkov, hanno cercato di attraversare il confine in macchina. Quando le autorità di confine hanno richiesto al minivan di fermarsi, riporta Bychkovsky, questo avrebbe accelerato lanciando Maria Kolesnikova fuori dal veicolo in corsa.
Ben più credibile, anche a seguito dello svilupparsi degli eventi, la versione fornita dal ministro dell’Interno ucraino Anton Gerashenko. Egli riporta che i tre oppositori dovevano essere trasportati al di fuori del confine per annichilire la resistenza politica e affievolire le proteste. Come riportato da Interfax-Ucraina, la Kolesnikova sarebbe riuscita a opporsi a questo piano. La donna sarebbe volontariamente uscita dal veicolo, strappando il proprio passaporto e rendendone quindi impossibile l’espatrio. A quel punto, Kolesnikova è stata arrestata, mentre il veicolo, con a bordo gli altri due oppositori, ha continuato il proprio viaggio verso il territorio ucraino. A conferma della versione ucraina, ora, Maria Kolesnikova è incarcerata a Minsk. Sulla sua figura pende ora l’accusa di tentato colpo di Stato, come riportato dal suo legale, Lyudmila Kazak.
La verità è stata chiara solo giovedì, nel comunicato emesso dalla Kazak. Si spiega infatti che, a seguito del rapimento nel centro di Minsk, Maria Kolesnikova avrebbe subito minacce di morte e di detenzione, che si sarebbero realizzate nel caso in cui non avesse lasciato il Paese. Ciò nonostante, Maria Kolesnikova ha negato l’intenzione di fuggire. Così, l’oppositrice è stata incappucciata e trasportata verso il confine ucraino. Da qui, la narrazione degli eventi corrisponde con quanto affermato da Gerashenko. Nel comunicato della legale si aggiunge che Kravtsov e Rodnenkov avrebbero intravisto diversi biglietti aerei, destinati a Kolesnikova. Questi riportavano due diverse tappe: la prima da Kiev a Vienna e dalla capitale austriaca a Monaco.
A consolidare le responsabilità del governo bielorusso riguardo l’accaduto la notizia, giunta il giorno prima dell’emissione del comunicato della Kazak, del sopralluogo delle autorità governative presso la residenza dell’oppositrice a Minsk. Nella stessa giornata, inoltre, Maxim Znak e Antonina Konovalova, anch’essi facenti parte della resistenza politica bielorussa, sono stati arrestati.
In attesa di nuovi sviluppi, Maria Kolesnikova rimarrà in detenzione a Minsk. Come già precedentemento detto nel caso delle proteste a Minsk, si attende e si spera una mobilitazione dei leader internazionali. Tra i più preoccupati c’è Dominic Raab, attuale Ministro degli Esteri britannico, il quale tramite un post Twitter si è detto estremamente allarmato per le condizioni di salute dell’oppositrice bielorussa.
I metodi perpetrati da Minsk sembrano seguire il modus operandi del Cremlino, con l’annichilimento e l’espulsione forzata di ogni oppositore politico, o di chiunque racconti una narrativa diversa da quella governativa. Un modello consolidato dalla rinnovata amicizia tra Lukashenko e Putin, i quali sembrano intenzionati a non arrendersi alle pressioni occidentali e democratiche. A conferma di ciò, il leader russo ha già ordinato alle banche di stato di fluire maggior capitale possibile in aiuto dei compagni bielorussi, per ammortizzare le sanzioni previste dall’Unione Europea.
PHOTO: Maria Kolesnikova (AP Photo/Sergei Grits)
Luca Mazzacane
Nato a Pavia nel 1994, Dr. in Lingue e Culture Moderne presso Università di Pavia (BA), Dr. in Global Studies presso LUISS Roma, diplomato in Analisi del rischio politico presso l’Istituto Affari Internazionali di Roma; diplomato in Multimedia Journalism presso Deutsche Welle, a Berlino, tirocinante presso Formiche Edizioni. Appassionato di geopolitica, specialmente del mondo Est europeo. Parla fluentemente francese, inglese, russo e spagnolo.
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