Ci eravamo abituati a vederlo nei video di propaganda dello Stato Islamico in cui, nella sua lingua madre (il francese), invitata i suoi connazionali alla «Guerra Santa» o a colpire gli «infedeli» in patria «con ogni mezzo».Ora colui che per anni è stato considerato come uno dei foreign fighters più spietati ed efficenti in battaglia, è morto. Maxime Hauchard, ventiseienne di Bosc-Roger-en-Roumois, nel dipartimento dell’Eure-Normandia, è stato ucciso. È morto come ha sempre desiderato, ovvero «da martire in battaglia». La data e il luogo della sua uccisione non sono però ancora stati resi noti dalle forze di sicurezza francesi.
Quella di Maxime Hauchard è una delle tante incomprensibili storie di ragazzi che dopo una giovinezza passata senza alcun contatto con il mondo musulmano, a un certo punto decidono di convertirsi all’Islam e, subito dopo, aderiscono alla dottrina salafita violenta.
Nel comune di 3.200 abitanti a sud di Rouen dove era nato, quando Hauchard si convertì all’Islam – aveva 17 anni – furono in tanti a pensare che sarebbe rimasto «quel bravo ragazzo di sempre». Pare che avesse confidato la sua scelta a un suo compagno di classe: «Devo dirti una cosa , sono diventato un credente, credo in Allah».
Hauchard fece tutto da solo. Iniziò con il visitare sul web i siti complottisti che mettono in discussione la dinamica degli attacchi dell’11 settembre 2001, entrando così in contatto con alcuni predicatori salafiti. Prese a pregare cinque volte al giorno, si fece crescere la barba e i capelli. Raggiunta la maggiore età, a fine 2012, partì per Nouakchott, capitale della Mauritania, per studiare nelle scuole coraniche i fondamenti del salafismo. Ritornò in Francia per un breve periodo nel 2013 completamente radicalizzato.
La terra pero’ gli bruciava sotto i piedi. Hauchard, che nel frattempo aveva iniziato a farsi chiamare anche Abu Abdallah al-Faransi, voleva combattere la “Guerra Santa” e per questo nell’agosto del 2013 si unì allo Stato Islamico in Siria.Impiegò poco a farsi notare per la sua crudeltà. Nel 2014 apparve in un video in cui decapitava l’ostaggio americano Peter Kassig che lavorava per la ONG statunitense Special Emergency Response and Assistance (SERA), che soccorre i rifugiati siriani in fuga dalla guerra. Hauchard è stato anche ritenuto responsabile dell’uccisione di 18 soldati siriani, tutti decapitati come ha dimostrato un atroce filmato in cui il jihadista francese è comparso a viso scoperto.
A differenza dell’inglese Mohammed Emwazi, famoso come Jihadi John, Hauchard decise di non sfruttare appieno la popolarità raggiunta con i video di propaganda, forse perché consapevole del rischio di poter attirare le invidie di altri jihadisti e di venire ucciso in un regolamento di conti. La fine per lui è comunque arrivata. Ancora non si sa né dove né in che circostanze è stato eliminato. Ma i servizi segreti francesi considerano il suo dossier chiuso.
Negli ultimi anni Maxime Hauchard non è stato il solo a partire dalla Normandia per la Siria. A seguire il suo stesso percorso è stato Fabien Clain, la cui voce è stata identificata nell’audio di rivendicazione degli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi da parte dell’ISIS. Clain viveva ad Alençon (Orne -Normandia) dove ha trascorso parte della sua giovinezza e dove ha incontrato sua moglie, Mylène di 35 anni, anch’essa convertitasi all’Islam e con la quale ha avuto tre figli. Di lui, ad oggi, non si hanno tracce.
Viveva in Normandia anche Adel Kermiche. Insieme ad Abdel Malik Petitjean sgozzò il sacerdote cattolico Jacques Hamel nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray, nei pressi di Rouen, il 26 luglio del 2016. Poche ore dopo i due sarebbero stati uccisi dalle teste di cuoio francesi.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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