A distanza di un anno, complice il contesto derivante dalla pandemia, il Memorandum of Understanding (MoU) tra Italia e Cina sulla Belt and Road Initiative (BRI) non ha raccolto i frutti attesi alla sua tanto acclamata firma. La tappa italiana del Ministro degli Esteri cinese Wang Yi rappresenta l’occasione per una ripartenza: sarà possibile rilanciare gli accordi?
1. LA VISITA DI WANG YI: RACCOGLIERE I COCCI
Dal 25 agosto al 1° settembre il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha visitato diversi Stati europei, in un tour speculare a quello del Segretario di Stato americano Mike Pompeo. Se il viaggio di quest’ultimo prefigurava la creazione di un dialogo strutturato tra UE e USA, la missione del diplomatico di Pechino è stata volta a contenere i danni a partire proprio dall’Italia, unico membro del G7 che si è unito alla BRI con il Memorandum of Understanding firmato tra i due Governi nel marzo del 2019.
L’obiettivo è prevenire la creazione di un fronte transatlantico anticinese, prevalentemente sul 5G. Gli altri dossier in mano al diplomatico sono gli investimenti cinesi nel sistema infrastrutturale italiano, le opportunità per le imprese italiane nel mercato cinese e la ridiscussione della posizione di Roma sia su Hong Kong che sulla maggiore fermezza europea verso la RPC. Alla visita di Wang, concentrata sulla cooperazione sino-europea nel post-Covid, seguirà a metà settembre un meeting di alto livello tra i capi di Stato e di Governo europei e il Presidente Xi Jinping.
Fig. 1 – Il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi durante una conferenza stampa a Berlino, 13 febbraio 2020
2. I 29 ACCORDI, TRA INTESE ISTITUZIONALI E COMMERCIALI
L’Italia ha per la Cina una rilevanza strategica in termini d’immagine. Con il Memorandum sono state firmate quasi trenta intese, per lo più concentrate nell’ambito istituzionale.
Quest’area si è incentrata sulla dimensione economico-commerciale: si è infatti parlato di collaborazione tra start-up, cooperazione nell’e-commerce e su scienza, tecnologia e innovazione, taglio alle doppie imposizioni e facilitazione di export dei prodotti italiani. Rilevante anche la collaborazione nell’ambito culturale, con la restituzione a Pechino di 800 reperti archeologici esportati illegalmente, la firma di un accordo sul contrasto del contrabbando e sulla valorizzazione dei siti UNESCO. Sono stati inoltre effettuati accordi di collaborazione tra TV pubbliche e agenzie di stampa nazionali, ma soprattutto un action plan sulla collaborazione sanitaria tra il Ministero della Salute e la Commissione Nazionale sulla Salute cinese.
Meno del previsto gli accordi siglati tra imprese, concentrati sull’energia (partenariato strategico Eni-Bank of China, collaborazione Ansaldo-China United Gas Turbine Company e Snam-CDP-Silk Road Fund per il settore gas e biometano in Cina) e sul commercio internazionale (Autorità Portuale dell’Adriatico Orientale-Porto di Trieste e Monfalcone-China Communications Construction Company, e CCCC-Autorità Portuale Ligure-Commissario alla Ricostruzione di Genova). Da segnalare anche gli accordi a livello bancario (CDP-Bank of China e Intesa Sanpaolo-città di Qingdao) e siderurgico (Danieli-China CAMC Engineering Co. per un complesso in Azerbaijan).
Fig. 2 – la firma del Memorandum of Understanding a Palazzo Madama tra i Ministri degli Esteri Wang Yi e Luigi Di Maio, 23 marzo 2019
3. EFFETTIVI SVILUPPI E (DISINCANTATE) PROSPETTIVE FUTURE
Se è vero che l’Italia ha ricavato dal Memorandum un’inaspettata esternalità positiva nella pandemia grazie alla collaborazione nell’ambito sanitario, la contrazione del commercio internazionale ha congelato la maggior parte dei progetti intrapresi.
In questo scenario la visita di Wang Yi rappresenta la perfetta occasione per andare oltre la semplice revisione del MoU: il rilancio dell’economia italiana potrebbe passare per tali accordi, ma l’attuale Governo è più freddo rispetto al precedente esecutivo. Nel 5G sembra ad oggi impossibile una virata dopo il rafforzamento del golden power: il settore commerciale è invece la pista calda, come dimostra la videoconferenza tra Wang Yi e Di Maio lo scorso luglio.
La stessa Belt and Road ha subito rallentamenti, tra critiche e contesto internazionale: è però errato aspettarsi un suo completo blocco, essendo il progetto di punta del Sogno Cinese del Presidente Xi. Sta all’Italia saper sfruttare le relazioni intessute negli anni scorsi, per cogliere le giuste opportunità.
“Wang Yi, Ministro de Relaciones Exteriores de China” by G20 Argentina is licensed under CC BY
Di Andrea Angelo Coldani, Pubblicato su Il Caffè Geopolitico
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