Con l’intesa raggiunta durante il G20 di Osaka culmina una trattativa durata vent’anni. L’accordo siglato tra l’Unione Europea e il Mercosur, l’alleanza di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, rilancia i commerci fra Sudamerica ed Europa, dà nuova vita al Mercosur e rafforza i rapporti fra Brasilia e Buenos Aires. L’intesa è considerata la più grande al mondo in termini di popolazione perché riguarda intorno ai 780 milioni di persone.
Con il Tratado de Assunção del 1991 furono poste le basi per la creazione di un’area di libera circolazione di beni e fattori produttivi, da completarsi in un periodo di quattro anni, costituita da Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. Alla scadenza venne alla luce il Mercado Común del Sur (Mercosur), a seguito della firma del protocollo di Ouro Preto, il quale stabilìla struttura istituzionale, le procedure di voto, l’abolizione dei dazi doganali tra i quattro Paesi e la creazione di una tariffa esterna comune (TEC). I principali organi funzionali del MERCOSUR sono il Consiglio del Mercato comune, organismo decisionale composto dai ministri degli Esteri e dell’Economia, con presidenza semestrale a turno; il Gruppo del Mercato comune, organo esecutivo che svolge azioni volte a coordinare le politiche macroeconomiche dell’area ed è composto da otto membri (quattro permanenti e quattro in rappresentanza dei ministri di Esteri ed Economia e delle Banche centrali); la Commissione commerciale, organo tecnico, formato da quattro membri permanenti e quattro supplenti, con il compito di fornire gli strumenti operativi per l’adozione di una politica commerciale comune. Il sistema commerciale del Mercosur ruota attorno alla TEC applicata alle merci importate. Attualmente le tariffe oscillano tra lo 0% e il 20%, con una media del 12% – ad esempio verso i prodotti europei sono presenti tariffe pari al 14-20% per i macchinari e al 18% per i prodotti chimici, fino ad arrivare al settore dell’automobile, colpito da tariffe pari al 35%. Dopo un periodo di crisi, accentuato sicuramente dalla sospensione del Venezuela, oggi il mercato comune sembrerebbe aver trovato nuovi impulsi promossi dall’asse Brasile-Argentina.
Fig. 1 – I Commissari europei uscenti per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale, Phil Hogan, e per il Commercio, Cecilia Malmstroem, insieme al ministro degli Affari Esteri argentino Jorge Faurie
L’accordo raggiunto a Osaka porta, in linea di principio, l’industria europea e il settore agricolo dei Paesi del Mercosur a trarre i maggiori benefici, mentre gli agricoltori europei e i settori più protetti dell’America Latina sono maggiormente danneggiati. Ad esempio l’industria automobilistica europea, che finora ha subito tariffe molto elevate (35%), avrà un chiaro vantaggio. Al contrario nel settore agricolo e zootecnico europeo si respira un clima diverso, poiché le esportazioni più importanti del Mercosur verso l’Ue nel 2018 sono state proprio produzioni agricole e legate al bestiame. Se per i primi i Paesi del Mercosur possono vantare un export complessivo verso la Ue per circa 21 miliardi di euro annui, per il settore delle carni l’Europa accetterebbe una quota di 90mila tonnellate di carne bovina dal Mercosur senza tariffe in 5 anni. Non sono mancate le polemiche. Tra i critici si sono espressi duramente il Coordinamento dei Sindacati del Cono Sud (CCSCS) e la Confederazione europea dei sindacati, che in una lettera alla Commissione europea hanno segnalato diverse criticità dell’accordo: non si terrebbe conto della sensibilità di entrambe le parti in materia di occupazione e della necessità di contribuire a uno sviluppo simmetrico ed equilibrato in entrambe le regioni. Inoltre sono sorte preoccupazioni per i lavoratori: l’ampia portata e l’aumento del tasso di esenzione dalle tasse sul commercio di beni; l’elevato grado di flessibilità delle norme di origine che vengono negoziate; la liberalizzazione di molti servizi fondamentali per lo sviluppo delle nazioni; l’erosione del potere d’acquisto del Governo definito nel capitolo sugli appalti pubblici; la proposta di estendere la durata dei brevetti e la protezione dei dati di prova nel caso di prodotti farmaceutici; la mancanza di meccanismi efficaci per promuovere le piccole e medie imprese, come il sostegno finanziario e il trasferimento di tecnologia; la totale assenza di studi sull’impatto dell’accordo in termini di economia, società, occupazione e ambiente nei Paesi del Mercosur, che stanno già vivendo una situazione economica e sociale molto difficile.
Fig. 2 – Il Presidente argentino Mauricio Macri e il Presidente brasiliano Jair Bolsonaro dopo la firma di un accordo al Planalto
Protagonisti dell’accordo sono stati il Presidente brasiliano Bolsonaro e il Presidente argentino Macri. Se il primo ha avuto il merito di rilanciare l’alleanza strategica tra i due Paesi, il secondo, come testimoniato già dagli inizi della sua presidenza, ha sicuramente svolto un ruolo più attivo quale intermediario tra le posizioni europee e le richieste brasiliane. In discussione vi erano diverse questioni, come il timore di invasione di prodotti agricoli brasiliani e argentini, soggetti a normative sanitarie diverse da quelle europee e soprattutto meno costosi, o la paura degli industriali sudamericani di non poter sostenere la concorrenza contro i marchi di fama e qualità europee, a seguito di una riduzione della tariffa estera comune. Non ultima la minaccia di ritiro del Brasile dall’accordo di Parigi, infatti Bolsonaro e Ricardo Salles, ministro brasiliano per l’Ambiente, non hanno nascosto il loro scetticismo sull’argomento, considerato un “problema secondario”. Diversamente, Macron aveva indicato che senza la partecipazione al COP21 sarebbe stato difficile concludere l’accordo. Durante la riunione a tre (Bolsonaro, Macron e Macri), le differenze sono state attenuate e le concessioni sono state comunicate rapidamente ai gruppi di negoziatori a Bruxelles. Il Mercosur ritorna protagonista delle dinamiche sudamericane, specialmente per approfondire l’integrazione bilaterale tra Argentina e Brasile e reindirizzare il processo di carattere regionale verso un modello di “sviluppo globale”. Tesi avvalorata anche dalla recente proposta di creare una moneta unica, il Peso-Real, come confermato dal ministro dell’Economia brasiliano Paulo Guedes e dal ministro del Tesoro argentino Nicolás Dujovne. Grazie a questo successo internazionale entrambi i leader sudamericani possono rivolgere la loro attenzione al fronte interno. Macri, d’altra parte, potrà sicuramente spendere a proprio favore questo storico risultato in vista delle prossime elezioni presidenziali, portando in eredità il sostegno di Bolsonaro. Quest’ultimo, dopo il recente calo di consenso, può intestarsi un risultato che presumibilmente lo potrebbe rendere un forte leader regionale.
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