Tutto è pronto per la nuova era del Messico. AMLO sta definendo gli ultimi particolari di quello che si preannuncia il Piano Marshall del Paese azteca. Ma è tutto oro quello che luccica?
1. AMLO E LA POLITICA ECONOMICA
Il Piano Marshall del Messico è tutto scritto e scaricabile online, ma il settore privato straniero ha già dato fiducia al neoeletto Presidente, rientrando con forza nell’economia del Paese. Andrés Manuel López Obrador (AMLO) sta affinando i dettagli per quello che è definito il più grande piano strategico economico non solo del Messico, ma di tutta la regione latina. Tra le varie misure, grande enfasi sulla riduzione dell’IVA dall’attuale 16% all’8%, al raddoppio degli stipendi e al taglio delle imposte sul reddito delle società dal 30% al 20%, una misura economica lontana dalla visione socialista dell’opinione pubblica. AMLO dovrà rendere efficiente l’amministrazione tributaria messicana per far emergere il nero generato, che ruota, secondo alcune indagini, intorno al 60% dell’intera economia, in una nazione di quasi 145 milioni di abitanti. Il settore bancario messicano, il più grande e forte in America Latina, che si vanta di guadagnare solo in commissioni fino al 39% del fatturato netto, ha già provveduto a far cambiare opinione ad AMLO, che ora chiarisce che non attuerà provvedimenti in questo senso durante la legislatura, pur avendo presentato un programma che prevedeva l’opposto.
Fig. 1 – Tulum, Rovine Maya: il settore turistico è tra i principali attori del progetto di AMLO
2. DAL TRENO MAYA ALLA SALUTE PUBBLICA, PASSANDO PER PEMEX
Dal Treno Maya, che da Città del Messico arriverà fino alla Riviera Maya passando per Tulum con la stazione principale a Playa del Carmen, fino ai nuovi incentivi al turismo: l’apertura a un mercato di 500 milioni di possibili turisti cinesi, il potenziamento delle infrastrutture a livello federale e l’aumento degli stipendi partendo dal basso sono solo alcune delle novità che saranno adottate nel nuovo piano economico messicano nel 2019. Il Messico si risveglia e da gigante economico industriale quale è decide di dare una svolta decisiva alla propria immagine.
Vicino spesso sotto pressione degli ingombranti Stati Uniti, con i quali condivide oltre 3.600 km di frontiera e una economia sempre più integrata, il Messico si accinge a cambiare il passo. Lo fa iniziando proprio da quell’economia di frontiera, creando una intera Free Tax Zone in tutti gli Stati confinanti con gli USA. Oltre 5 miliardi di dollari saranno stanziati solo per la nuova linea ferroviaria tra Città del Messico, megalopoli con quasi 31 milioni di abitanti e nuovo motore dello sviluppo economico in America Latina, e la Riviera Maya. Un programma ardito, che se portato a compimento potrebbe far esplodere il PIL nazionale per il 2022 a un ipotetico +15%. L’idea ambiziosa di AMLO verte sui pilastri fondamentali del capitalismo nordamericano, dal quale è impossibile staccarsi, ma che abbraccia una linea sociale che è parte della politica di AMLO: sostenere lo sviluppo tra i più poveri, integrandoli, allo stesso tempo, nell’economia neoliberale, contribuendo al miglioramento partendo dalle classi meno abbienti.
Fig. 2 – Monumento all’ Industria del Petrolio, orgoglio in decadenza del Messico
3. IL PROGRAMMA ECONOMICO NEI VARI SETTORI PRODUTTIVI
Tra i vari programmi da ristrutturare c’è la sanità pubblica al 100%, un cambio di paradigma in America Latina, dove la sanità è privata e gestita in associazione con le compagnie assicurative. Altro settore che sarà completamente rinnovato è il settore energetico. La Petróleos Mexicanos (PEMEX) sarà totalmente ristrutturata da cima a fondo, riabilitando sei vecchie raffinerie e creandone altre due ex novo: miliardi freschi di investimento per far ritornare in auge l’industria petrolifera nazionale e renderla capace di essere la prima in America Latina, superando quella brasiliana. In gioco ci sono migliaia di miliardi di possibili introiti, grazie agli infiniti giacimenti di petrolio presenti nel ricco Golfo del Messico e che sono in attesa di essere sfruttati da apparecchiature e infrastrutture costosissime, che dovranno essere implementate prossimamente.
Miliardaria sarà anche la nuova industria della marijuana, di cui il Messico è il maggiore produttore al mondo senza eccezioni e che si appresta a essere legalizzata nella prima metà del 2019. Il settore immobiliare, che già oggi rappresenta il fiore all’occhiello che il Messico sa offrire agli investitori stranieri, verrà ulteriormente potenziato e migliorato, avrà meno imposte, più garanzie sul diritto di proprietà privata, maggiore apprezzamento dei terreni su cui sono edificati e maggiore attenzione al tema degli immobili come strumenti di investimento. Oggi il Messico si presenta con propositi eccezionali volti a migliorare fortemente le condizioni economiche di tutte le fasce della popolazione.
I messicani che vivono negli Stati Uniti sono oltre 40 milioni e da soli generano un PIL pari a quasi il 50% di quello italiano: AMLO ha deciso di riappropriarsi di questa fonte di ricchezza, permettendo a tutti di ritornare e di reinvestire le fortune accumulate oltreconfine, così da rendere il Messico il nuovo eldorado americano.
Un fatto unico per un Presidente “socialista” è aver deciso di farla finita con i sindacati, in generale troppo forti in Messico, avendo già provveduto a eliminare il sindacato petrolifero della PEMEX, impresa pubblica, tramite l’ingresso nel capitale sociale di gruppi di investitori privati al fine di garantire maggiori investimenti, sicurezza ed efficienza. Questo a seguito del caos generato dall‘huachicoleo, ovvero il furto e la vendita in nero di combustibile, con numerosi lavoratori e manager PEMEX coinvolti. Si spera, inoltre, che il capitale privato e la joint venture con multinazionali private porti la capacità di distribuzione petrolifera dall’attuale 35% al 50%. Analogamente è già in fase avanzata la demolizione del sindacato della CFE, la compagnia elettrica nazionale.
Malgrado questi atteggiamenti va ricordato che AMLO si presenta ai più come il caudillo socialista per eccellenza con la sua base elettorale, finora solo a parole, ma nei fatti parrebbe più in linea con i principi di un moderato socialista progressista.
Ivan Memmolo
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