Sabato 1° dicembre, allo Zòcalo, Andres Manuel Lopez Obrador ha giurato come nuovo Presidente degli Stati Uniti del Messico.
1. AMLO, IL DISCORSO DEL PRESIDENTE
Un AMLO profondamente grato al Presidente uscente per tutto l’appoggio datogli in questa transizione. Una gratitudine testimoniata da parole di rispetto agli inizi del passaggio di potere tra i due. Un discorso di un’ora, in cui AMLO ha enfatizzato più volte la contrarietà alla parola neoliberismo. Ha evocato l’intero percorso storico e politico del Messico dalla fine della dittatura a oggi, con l’approdo a quel neoliberismo che poi negli anni si è sempre più legittimato, divenendo corporatocrazia e lasciando il Messico in mano alle multinazionali e ai settori industriali.
AMLO ha ricordato come tutti i suoi predecessori siano rei di aver fatto affari, stretto accordi sotto banco e accelerato il capitalismo senza regole. Ha più volte affiancato al neoliberismo le parole violenza, disagio sociale, povertà, diseguaglianza, ma anche diabete, con il Messico seconda nazione al mondo dopo gli USA per regimi alimentari malsani. Il Presidente ha evidenziato come il Messico sia, grazie alla dottrina neo-liberale, una terra essenzialmente di migranti − oltre 24 milioni solo negli Stati Uniti, − che incredibilmente inviano in patria rimesse per oltre 30 miliardi di dollari, ad oggi la prima risorsa economica di uno Stato immenso la cui posizione, geografia e vastità, secondo AMLO, traggono in inganno, facendo pensare a una ricchezza e a un’opulenza che nella realtà non esistono. Obrador ha parlato del Messico come di un Paese di gente che nasce essenzialmente povera e che affronta mille vicissitudini per salire la scala sociale. Non esiste per la maggior parte dei messicani alcuna scorciatoia, se non quelle, sempre più utilizzate, della migrazione forzata o della violenza. La colpa è, secondo AMLO, di quella che lui definisce l’oligarchia che ha sfruttato la sua posizione nei decenni per utilizzare lo Stato come cassa di risparmio personale, spesso sperperando la cosa pubblica a danno della maggioranza del popolo. AMLO ha ricordato che il Messico un tempo era la prima nazione petrolifera in America Latina, mentre oggi è l’ultima, importando oltre il 90% di tutta la benzina venduta, carburante che dopo la riforma energetica del suo predecessore costa tantissimo, con un aumento di tutti gli altri servizi, inclusa l’energia elettrica.
Il Presidente ha citato come il Messico sia una nazione violenta. Il 2018 chiude con un record per numero di morti ammazzati, femminicidi, sequestri, politici e giornalisti uccisi, esecuzioni macabre e fosse comuni trovate. Ma anche intercettazioni a leader politici e giornalisti e censure mediatiche.
2. LE PROMESSE DI AMLO
AMLO ha fatto presente che non si candiderà una seconda volta: le elezioni democratiche sono per una sola volta e non dovrebbero esistere rielezioni per nessuno. Ha poi raccontato del ragazzo che lo ha affiancato in bicicletta durante il percorso tra la sua residenza e il palazzo presidenziale proprio la mattina del giuramento gridandogli «En ti confiamos». E su questa frase AMLO ha assicurato più volte che non deluderà nessuno, e che dopo due anni chiederà un referendum popolare per sapere se rimanere al Governo o andare via per non aver compiuto il proprio lavoro. Ha affermato in questo caso che «El Pueblo pone y el Pueblo Quita», ribadendo che è il popolo che gli ha dato il potere e sempre il popolo glielo toglierà. In ambito energetico il Presidente vuole riattivare e recuperare tutte le vecchie raffinerie, creandone una nuova, la più grande in America Latina, per riportare il Messico a essere un esportatore. Ha detto no, però, alla tecnica del fracking e sì all’austerità economica per arrivare a un deficit zero. Ha utilizzato una particolare frase per annunciare che intende attivare il Treno Maya, una linea ferrovia che unisca il Paese fino alla Riviera Maya. La frase dice «Me canso ganso», un’espressione peculiare assai messicana che serve a rimarcare la singolare veridicità delle parole espresse, sulle quali non deve esserci alcun dubbio sul fatto che verranno messe in pratica. AMLO ha promesso che nessuno del suo Governo volerà con elicotteri e aerei e che anzi metterà in vendita l’aereo presidenziale − e il 3 dicembre il velivolo è stato messo in vendita ufficialmente.
3. AMLO, I RAPPORTI CONTINENTALI
Obrador ha salutato tutti gli ospiti, anche Nicolas Maduro e la moglie, al momento non presenti perché arrivati in ritardo − circostanza che non ha impedito a politici e parlamentari di urlare contro il rappresentante venezuelano, definendolo dittatore. Frasi alle quali hanno fatto seguito altre all’arrivo del delfino di Chavez, tipo «Comes y te largas», espresso da molti parlamentari in segno di dissenso per la sua presenza.
Erano presenti poi Morales dalla Bolivia, Lenin Moreno dall’Ecuador, il re di Spagna, Ivanka Trump e Mike Pence dagli USA, e numerosi Presidenti dell’area latina, incluso Duque dalla Colombia e Diaz da Cuba. Tutti benvenuti senza distinzioni politiche. Quello di AMLO sarà un Messico neutrale, una specie di “Svizzera politica” nella regione, una nuova e differente bussola dei rapporti politici senza appoggiare né isolare nessuno. I rapporti si baseranno sulla fiducia e sulla meritocrazia. Ha ricordato più di una volta che non userà il proprio potere contro il popolo, che non ci saranno repressioni sistematiche contro la libertà di espressione e di manifestazione, e che le politiche saranno sostanzialmente indirizzate ai popoli indigeni, alla possibilità per i più bisognosi di avere assistenza medica gratuita e istruzione più accessibile per tutti.
Il discorso di AMLO è sembrato essere rivolto a quegli elettori di altre nazioni dell’area latina e agli stessi leader che li rappresentano, quasi a fungere da monito affinché le cose cambino. Un discorso che, seppur legittimato da una identità politica socialista e rivoluzionaria rimarcata dal pretendere una democrazia partecipativa, si discosta radicalmente dalle ideologie spendaccione e dalle tesi propagandistiche del socialismo bolivariano o socialismo del Ventunesimo secolo di Venezuela e Bolivia.
Ivan Memmolo
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