Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ricorda l’importanza del ruolo dell’Italia nella NATO e avverte gli italiani sulla capacità predatoria della Cina.
Il segretario di Stato americano Mike Pompeo è sbarcato in Italia per una visita di quattro giorni. Ha incontrato Sergio Mattarella, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Oltre che per il piacere di visitare la sua terra di origine, l‘Abruzzo, Pompeo è arrivato nella penisola con le idee ben chiare: affrontare non solo il tema dei dazi, ma in particolare quelli di Cina e Libia, e non ha mancato di ricordare l’importanza dell’Italia all’interno dell’Alleanza atlantica. Il segretario è reduce dallo scandalo Kiev gate, che non lo ha abbandonato neanche durante la visita oltreoceano. In una conferenza stampa tenutasi a Roma il 2 Ottobre, Pompeo ha ammesso di aver ascoltato la telefonata fra Trump e Zelensky. Volendo lasciare alle spalle i tumultui domestici, l’attenzione è stata subito spostata sui tre temi topici della visita.
Come confermato recentemente dal WTO, l’imposta Usa avrà un valore totale di 7.5 miliardi e sarà applicabile sui beni esportati dall’Unione Europea. La decisione del WTO è l’atto conclusivo di una vicenda che ha visto l’UE rea di aver fornito finanziamenti illegali alla compagnia europea Airbus, danneggiando la azienda statunitense rivale Boeing per un totale di 7,5 miliardi, secondo le stime del WTO. L’Europa è andata contro le decisioni del WTO del 2011 e del 2016, con cui si chiedeva alla Comunità di interrompere i finanziamenti. Ma gli Stati Uniti non sono esenti da colpe: a Marzo 2019 il WTO ha considerato gli USA colpevoli di aver infranto le direttive impartite sui finanziamenti a Boeing. Gli Stati Uniti dunque imporranno i dazi a partire dal 18 ottobre, secondo un funzionario dell’amministrazione citato dal Wall Street Journal e da altri media Usa. Come gran parte dell’Europa, l’Italia teme la portata di queste imposte che potrebbe ripercuotersi severamente sul settore agroalimentare e sul resto delle esportazioni. Conte ha evidenziato che le imposte sui prodotti agroalimentari non danneggerebbero soltanto l’Italia, ma anche gli Stati Uniti. I dazi di natura commerciale sono un’arma fondamentale dell’era Trump, che già in passato ha dimostrato di non temere il loro utilizzo. Fra tutti i casi, spicca quello della Cina, motivo principale di preoccupazione durante la visita di Pompeo in Italia.
Washington è infastidita dai rapporti fra Roma e Pechino, consolidatisi con la firma del Memorandum fra i due paesi. Questa intesa vede aderire l’Italia alle Nuove Via della Seta cinese, o Belt Road, una rete di collegamenti infrastrutturali e commerciali che collega Africa, Asia ed Europa. Partendo da questi presupposti, Pompeo teme che l’Italia possa apoggiarsi alla Cina nel futuro passaggio alla rete 5G. Il ministro degli Esteri Di Maio ha però voluto rassicurare Pompeo. Di Maio ha detto che il Consiglio dei ministri ha esercitato il golden power sul 5G. Il Golden Power regola l’esercizio dei poteri speciali da parte del governo nei settori di rilevanza strategica. Alle preoccupazioni di Pompeo sulla natura predatoria cinese, Di Maio ha risposto aggiungendo che l’Italia non è intenzionata a stipulare “patti commerciali” che vadano a danneggiare la sovranità della nazione. Il ministro degli Esteri ha condiviso le preoccupazioni del segretario di Stato americano, considerando il possibile coinvolgimento di Huawei e Zte, che permetterebbe l’accesso a dati sensibili. Il Ministro ha voluto concludere dicendo che la nuova normativa stipulata in Italia pone la nazione fra i primi Paesi europei nel campo della sicurezza. È bene ricordare che, nonostante queste parole, Di Maio è stato uno dei principali promotori del memorandum con la Cina, che ha reso l’Italia il primo paese del G7 ad aderire allla Belt Road. La Libia è stato un altro argomento caldo dell’agenda di Pompeo. Gli Stati Uniti si sono schierati dalla parte del generale Haftar, mentre l’Italia aveva puntato sul governo di Al Serraj.
Gli americani imporranno una maxi-imposta sugli export europei, della quale l’economia italiana potrebbe risentire e non poco. Da parte dell’Italia, invece, è forse necessaria una presa di posizione sulla gerarchia degli interessi economici e dei suoi alleati in Occidente e in Oriente. Per avere un riscontro su questa incertezza geopolitica è bene aspettare gli sviluppi del nuovo governo, ancora in fase di rodaggio. l’Italia strizza l’occhio alla Cina ma prova a non perdere terreno nelle relazioni con gli Stati Uniti.
Luca Mazzacane
Nato a Pavia nel 1994, Dr. in Lingue e Culture Moderne presso Università di Pavia (BA), Dr. in Global Studies presso LUISS Roma, diplomato in Analisi del rischio politico presso l’Istituto Affari Internazionali di Roma; diplomato in Multimedia Journalism presso Deutsche Welle, a Berlino, tirocinante presso Formiche Edizioni. Appassionato di geopolitica, specialmente del mondo Est europeo. Parla fluentemente francese, inglese, russo e spagnolo.
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