Le minacce diffuse il 21 giugno dall’ISIS su possibili attacchi terroristici durante i mondiali di calcio in corso in Russia, sono il completamento di una lunga serie di avvertimenti e proclami. Non si contano, infatti, le immagini di calciatori inginocchiati con un miliziano intento a tagliargli la gola. I fotomontaggi tristemente più noti sono quelli che hanno visto ritratti Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Anche il presidente russo Vladimir Putin è stato rappresentato nell’atto di essere decapitato da un jihadista incappucciato.
Immagini molto esplicite che incitano i lupi solitari a colpire, ma non solo. In una fase di oggettiva debolezza dello Stato Islamico, attraverso la propaganda l’organizzazione di Al Baghdadi cerca di ristabilire un clima di terrore permanente. Nell’ultimo video diffuso il 21 giugno una voce fuori campo dice: «Vi stiamo guardando, abbiamo i droni. Stiamo cercando il luogo e attaccheremo facendo un massacro come mai prima d’ora».
Nel filmato, che dura circa 5 minuti e la cui diffusione sul web è stata bloccata appena possibile per timori (giustificati) di possibili atti emulativi, c’è l’essenza della campagna mediatica dell’ISIS di questi ultimi mesi contro la manifestazione calcistica mondiale.
Minaccia reale o si tratta solo di propaganda? Difficile dirlo, ma sappiamo per certo alcune cose. La Russia ha messo in campo straordinarie misure di sicurezza per proteggere i campionati del mondo. Inoltre, durante l’ultimo anno ha condotto decine di operazioni nel corso delle quali non ha certo usato i guanti di velluto contro l’Emirato del Caucaso. Alcune immagini dei blitz effettuati sono state rese note, ma moltissime altre sono state mantenute segrete, trattandosi di vere operazioni di guerra in cui sono state neutralizzate personalità importanti del jihadismo caucasico.
Tornando alla domanda precedente, si tratta quindi solo di forme propaganda? Meglio dubitare e prendere le dovute precauzioni visto che è stato accertato dai servizi segreti inglesi che l’uso dei droni con a bordo sostanze chimiche o esplosive è stato ipotizzato e persino testato in un deserto siriano (il video è in possesso dell’MI6). Non va dimenticato, infine, che per Vladimir Putin la manifestazione calcistica iridata è una prova di forza mediatica importante. Per questo tutte le forze armate, la polizia e l’intelligence russi sono stati mobilitati da mesi con l’obiettivo che nulla accada, a ogni costo. Per far sì che ciò si verifichi, i metodi da utilizzare non saranno certo messi in discussione.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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