Hosni Mubarak, l’ex presidente autoritario dell’Egitto rimasto al potere per quasi 30 anni ed eliminato dalla primavera araba, è morto all’età di 91 anni. La scomparsa del raiss è stata confermata dalla tv di Stato egiziana. Mubarak, una volta ritenuto invincibile e paragonato a una sorta di Faraone moderno, era soppravvissuto a diversi tentativi di omicidio, ma era stato definitivamente allontanato dalle conseguenze dell’ondata di rivolte popolari che nel 2011 nel mondo arabo hanno visto la popolazione ribellarsi al potere per chiedere democrazia, lo stato di diritto e la fine della corruzione. Era rimasto alla guida del Paese africano più a lungo di qualsiasi altro dall’era di Muhammad Ali Pasha in poi, il fondatore dell’Egitto moderno. Salito al potere nell’ottobre del 1981, in seguito all’uccisione del presidente Anwar Sadat per mano dei terroristi, aveva soppresso l’ondata di terrorismo jihadista da parte dei fondamentalisti islamici.
Fu costretto a dimettersi l’11 febbraio del 2011 dopo 18 giorni di proteste, quando scesero in piazza milioni di cittadini egiziani. Dopo le dimissioni forzate, aveva affrontato una serie di processi, per aver represso nel sangue le manifestazioni popolari, per corruzione e cospirazione. Mubarak ha trascorso alcuni dei suoi ultimi anni di vita al Maadi Military Hospital nel sud del Cairo. Condannato per reati minori, il 24 marzo del 2017 era stato poi rilasciato definitivamente. Lo scorso ottobre era apparso in un video pubblicato su YouTube in cui aveva parlato dei suoi ricordi della guerra dello dello Yom Kippur del 1973, la guerra di Egitto contro Israele, periodo in cui comandava le forze dell’Aviazione egiziana e si era distinto per il suo ruolo nel conflitto. Era la prima volta che Mubarak parlava davanti a una telecamera dal 2011. Il figlio Alaa and Gamal, indicato come suo possibile successore e trattato come un principe in Egitto, fu incarcerato nella famosa prigione di Tora.
Durante l’era Mubarak la vita peggiorò per molti egiziani, la popolazione raddoppiò raggiungendo gli 80 milioni. Durante i suoi ultimi anni al potere, non diversamente da altri leader arabi, cominciò l’opera di privatizzazione delle imprese di Stato, aprendo il Paese all’economia. Nel corso del tempo, l’ex presidente egiziano iniziò ad essere visto come un leader autoritario che aveva permesso e agevolato la corruzione il clientelismo.
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Redazione
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