Per via del clima e della posizione geografica, l’America Latina vanta il primato mondiale di coltivazioni di piante, ritenute dalle agenzie di tutto il mondo, sostanze stupefacenti. Si parte dalla marijuana, passando per gli oppiacei per poi arrivare alla foglia di coca, da cui deriva la pasta di coca, che è la base per la raffinazione della polvere di cocaina e i suoi derivati di scarto, come il crack. La parola narcotraffico andò en vogue negli anni ’70, quando divenne evidente che nell’economia del sud della Florida ed in particolare a Miami, veniva riciclato una quantità incredibile di denaro proveniente da tale traffico.
All’epoca il narcotraffico era di pura cocaina dalla Colombia, dalle regioni di Antioquia e Medellin, fino a Miami e New York attraverso piloti e narcotrafficanti nord americani che per anni hanno sorvolato le sponde dei due paesi senza problemi. Il narcotraffico iniziò con la marijuana importata nel 1960 e poi sostituita dalla cocaina a partire dagli anni ’70. Ad avere il monopolio erano principalmente i cartelli della droga colombiani e soprattutto il Cartello di Medellin (fondato da Pablo Escobar, i fratelli Ochoa e Jose Gonzalo Rodriguez “Gacha“) che attraverso corrieri disposti a tutto esportavano cocaina in USA. I messaggeri ricevevano il denaro attraverso conti offshore a Panama ed alle isole Cayman, soldi che poi spendevano sulla piazza americana e sopratutto in Florida. Normalmente si veniva pagati in contanti in Colombia e il denaro portato a Panama dove, con la complicità dell’allora dittatore Noriega, veniva protetto nelle banche. Ad esso si affiancarono altri cartelli e quindi competitors come il cartello di Cali, altra città colombiana.
Agli inizi del traffico internazionale la cocaina non era vista come un male, anzi era un prodotto di commercio e contrabbando come un altro, non esisteva alcun reato di narcotraffico ma veniva al massimo considerata traffico illegale per non pagare le imposte.Il traffico avveniva quasi alla luce del sole tra Colombia e Stati Uniti. Il narcotraffico era così fiorente che, a causa dell’eccessivo denaro circolante, molti narcos dovettero aprirsi delle proprie banche in giro per la Florida.
Gli anni ’80 e la presidenza Reagan
La cocaina viene istituzionalizzata come la droga dei ricchi e di quelli che contano; storica fu in tal senso la copertina del Time di New York che la rese di pubblico dominio. La stessa sorella di Pablo Escobar Gaviri, oggi in un documentario su Netflix, asserisce che nessuno avrebbe mai pensato che in Colombia la cocaina fosse qualcosa di male fino a quando gli USA non proclamarono la guerra al narcotraffico. La guerra iniziò nel momento in cui ebbe avvio la lotta per il controllo del territorio tra colombiani in Florida, faida che lasciava scie di morti facendo di Miami l’area più pericolosa al mondo in quell’epoca, tanto ch, sempre il Time, dedicò la sua copertina nel 1981 alla Florida con il titolo Paradise Lost.
Il tutto iniziò con la sparatoria al Dadeland Mall di Miami da parte di due narcos Colombiani e la caccia alla più violenta narcotrafficante colombiana dell’ epoca a Miami, Griselda Blanco. Quando il presidente degli Stati Uniti del tempo, Reagan, decise di iniziare la guerra al narcotraffico iniziarono i primi piani di collaborazione con la Colombia che era il produttore della materia prima e utilizzava i messicani come semplici muli da esportazione verso gli USA. I grandi gruppi di ribellione colombiani come FARC ed ELN utilizzavano il mercato degli stupefacenti per finanziare il proprio percorso rivoluzionario contro lo stato, inoltre da qui iniziarono le prime infiltrazioni nella politica colombiana. Eliminati i grandi cartelli dalla piazza colombiana, il mercato era mantenuto da micro cartelli e dalle FARC , mentre a decidere prezzo, logistica e spedizioni, e a creare il mercato furono i messicani che da quel momento, fino ad oggi, divennero gli unici veri narcotrafficanti dell’area. Per decadi ovvero per quasi tutta l’epoca di dominio in Messico del PRI, il Partido Revolucionario Independentista, si ebbe una Pax Messicana tra i grandi cartelli, che sotto complicità delle istituzioni politiche aveva mano libera di operare in aree o porti franchi e di fare i propri traffici. In questo contesto il Messico non era ancora un paese pericoloso e le statistiche di atti violenti erano più basse della media del continente.
Il narcotraffico in Messico dopo la caduta del PRI
Quando cadde il PRI, si interruppe il meccanismo a causa di un vuoto istituzionale aggravato dalla simultanea caduta del prezzo e della domanda del prodotto in USA.Questo portò alla frammentazione dei gruppi, alla creazione e nascita di dissidenti e nuovi competitors ed a una guerra interna al Messico per il controllo di territori Nord Americani come piazza di spaccio. Si ricorda il cartello di Sinaloa, meglio noto come “cartello del Pacifico”, il cartello del Golfo, La Familia, il cartello di Tijuana, tutti potenti all’epoca. Tali cartelli si frammentarono ed entrarono in guerra tra loro per il controllo anche delle aree di coltivazione e di accesso al mercato USA. I capi dei grandi cartelli dovettero iniziare a proteggersi e si crearono cosi gruppi di elite militarizzati specializzati nella loro protezione, conosciuti nelle famose gangs messicane quali Los Zetas, Los Pelones e Los Negros e che a loro volta si resero indipendenti prendendo in mano una fetta del mercato. Rimarranno solo pochi grandi narcotrafficanti in Messico tra gli ultimi e anche il più feroce di tutti, ricordiamo Joaquin Guzman Loera, detto El Chapo divenuto ai più famoso per il celebre incontro tra l’attrice messicana Kate del Castillo e Sean Penn, che volevano girare un documentario su di lui, conosciuto all’epoca per essere l’uomo più ricco della terra avendo un patrimonio pari a 2 volte il Pil Messicano. A partire dal 2008 si stabilisce tra Stati Uniti, Messico e paesi centro Americani il Plan Merida per combattere le rotte del narcotraffico.
Narcotraffico, gli altri Paesi coinvolti
Altre nazioni come Perù e Bolivia sono grandi produttori di cocaina mentre l’Argentina per via dei costi bassi di materie prime quali efedrina si è specializzata nella produzione di anfetamine e droghe sintetiche in genere. Il primo mercato del narcotraffico è quello nord americano, seguito da quello europeo e poi brasiliano e messicano. La maggior parte delle rotte Europee partono dal Venezuela, mentre le rotte verso il Nord America utilizzano tunnel sotterranei tra Messico e USA, navi che partono dal pacifico, spesso Galapagos, e rotte terrestri che precedono il passaggio dal Perù verso Guayaquil e da lì a rotte aeree, navali o sottomarine. Molti sottomarini radiocomandati prendono il largo dalla costa pacifica Colombiana, e si muovono con radiofrequenza, teleguidati a distanza da navi che ne controllano a distanza di sicurezza la rotta, in questo caso la merce di scambio tra le varie nazioni è solo il controller del sottomarino che viene passato di mano in mano a i vari responsabili della rotta, fino al loro attracco in genere a San Diego California o Los Angeles. Nel narcotraffico molti sono anche gli attori istituzionali coinvolti, grandi banche ree di aver nascosto per anni transazioni sospette, politici corrotti, forze dell’ordine, spesso servizi segreti deviati.
Il narcotraffico muove oltre 500 miliardi di dollari ogni anno e tocca fino al 40% ed oltre dell’economia di molti paesi produttori. Sotto certi aspetti e secondo alcuni critici è stata proprio la guerra contro le droghe divenuta totale con El Plan Merida o Plan Mexico in poi, a creare tutti gli effetti collaterali del mercato attuale, violenza, divisioni territoriali, maggiore corruzione e abuso di prodotti di scarto estremamente pericolosi negli Stati Uniti, quali crack, paco e kobret per esempio. La maggior parte della cocaina ancora oggi proviene dalla Colombia dove sono radicati interi gruppi di cartelli messicani.
Un chicco in più
Il narcotraffico contribuisce in forma occulta al 10% del Pil Italiano ed al 40% di molte nazioni esportatrici. In Italia è la ‘ndrangheta ad avere il monopolio delle rotte dal Sud America.In Messico penetra facilmente la politica e se non ci riesce con le buone ci pensa con le intimidazioni, attualmente siamo a 79 candidati politici uccisi da settembre 2017, ovvero dall’inizio della campagna elettorale e il giorno 18 Aprile 2018 lascia in pochi minuti 16 morti di cui 10 poliziotti in uno scontro a fuoco.
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