Il 2 settembre, il governo tedesco ha confermato l’avvelenamento da Novichok di Alexei Navalny ma il Cremlino continua a negare ogni responsabilità. Nuove teorie sulle ragioni del malessere del dissidente politico hanno lo scopo di confondere l’opinione pubblica
A fronte dei nuovi esami effettuati sul paziente, il 2 settembre il portavoce del governo federale tedesco, Steffen Seibert, ha annunciato altri dettagli sull’avvelenamento di Navalny. Seibert ha comunicato che, su iniziativa della Charité, un laboratorio speciale della forze armate federali, ha effettuato un test tossicologico utilizzando i campioni. In tal modo, è stata fornita la prova inequivocabile di avvelenamento tramite un agente nervino del gruppo Novichok.
Le condizioni di salute Navalny sono migliorate. Il politico russo è uscito dal coma farmacologico, dopo essere stato ricoverato in Germania il 22 agosto scorso. Tuttavia, secondo i medici non sono da escludere potenziali conseguenze di lungo termine a causa del «pesante avvelenamento». Nel comunicato stampa emesso, Seibert specifica come il governo tedesco esiga spiegazioni in merito da parte del Cremlino. La Russia ha sempre negato ogni responsabilità riguardo l’accaduto, adducendo che l’apertura di una indagine sarebbe stata inutile senza maggiori dettagli e prove evidenti di responsabilità. Dal ricovero a Omsk ad oggi, il Cremlino si è impegnato a confondere le idee dell’opinione pubblica con diverse teorie prive di fondamento. Il governo russo ha deciso di operare anche tramite la propaganda mediatica.
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Olga Skabeeva, conduttrice di un noto talk show in onda sulla televisione di stato russa, ha infatti messo in dubbio, con un suo post su Telegram, l’avvelenamento da Novichok. Secondo la Skabeeva, se fosse stata una tossina così pericolosa, anche i passeggeri e i medici che l’hanno curato si sarebbero ammalati. L’effettivo avvelenamento da Novichok è stato messo in dubbio anche da Margarita Simonyan, direttrice di Russia Today. La donna ha espresso grosse incertezze sul caso e sul sussistere dell’evento stesso. Tramite il suo profilo Twitter, ha infatti spiegato di non essere certa dell’avvelenamento di Navalny e, nel caso questa eventualità fosse reale, di non sapere chi possa essere il mandante.
Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump non ha esitato a sostenere Vladimir Putin. Durante la conferenza stampa di venerdì scorso, ha detto di non aver ancora avuto prove di avvelenamento o eventuali responsabilità russe. Dopo aver taciuto qualsiasi critica al Cremlino, ha ribadito che la Cina rappresenta un pericolo ben maggiore rispetto alla Russia. Dal punto di vista del presidente statunitense, cisarebbe un accanimento mediatico troppo feroce e malizioso nei confronti di Mosca, lasciando invece agire indisturbata Pechino. Tuttavia, è noto che il Novichok è un gas a disposizione solo della Difesa e dei servizi segreti russi. L’agente tossico è un progetto sovietico durato ben vent’anni, tra gli anni 70 e i primi anni 90. Il Novichok aveva quattro particolari caratteristiche: non essere rilevabile, utilizzando le apparecchiature di rilevamento chimico della NATO degli anni ’70 e ’80; eludere i dispositivi di protezione chimica della NATO; essere sicuro da maneggiare e tale da aggirare la Convenzione sulle armi chimiche. Oltre a tutto ciò, è letale.
Leonard Rink, indicato come uno degli scienziati che prese parte al progetto Novichok, ha negato la possibilità di avvelenamento tramite questa sostanza da parte russa, parlando invece di una messa in scena di Navalny. Secondo lo scienziato, si deve considerare l’esperienza dei chimici tedeschi, che potrebbero aver copiato l’agente nervino russo e avvelenato Navalny dopo il suo arrivo in Germania. In questo scenario quindi, o Navalny sarebbe stato avvelenato prima con un’altra sostanza in Russia, o si sarebbe avvelenato da solo. Nel primo caso, Rink suggerisce che Navalny non possa essere stato avvelenato con il Novichok poichè, se così fosse, non sarebbe ancora in vita. Questo suggerimento però non trova fondamento essendoci altri casi sopravvissuti all’avvelenamento da Novichok. Nel secondo caso, sempre secondo lo scienziato, questo farebbe parte di uno stratagemma attuato da Navalny, che avrebbe lo scopo di concentrare le critiche contro il Cremlino.
L’agenzia di stampa russa Tass, poco dopo il ricovero, ha pubblicato una notizia dove indicava di non escludere un’intossicazione da farmaci o sostanze psichedeliche, che Navalny avrebbe assunto la sera prima del volo.
Un’altra teoria, diffusa su Telegram da Mash, che conta quasi 900.000 utenti, cita un testimone oculare che avrebbe notato Navalny bere alcolici fino alle 2 del mattino in un villaggio prossimo a Tomsk, la notte prima del volo. Nel post, veniva ricordato ai lettori che mescolare l’alcol con altre medicine può causare reazioni imprevedibili, come nel caso specifico.
Il tabloid Moscow Komsomolets è entrato più nel dettaglio, citando una fonte anonima che ha visto Navalny bere distillati prima del suo volo. Sembra che questa voce sia apparsa per la prima volta sul canale filogovernativo Media Killer. Anche l’agenzia di stampa federale ha pubblicato diversi articoli sul caso. In uno di questi è stato citato l’esperto in tossicologia Oleg Ctatsenko. Durante questa occasione, egli ha infatti spiegato che i tossicodipendenti spesso usano l’ipotetica sostanza che avrebbe avvelenato Navalny.
A seguito dei nuovi esami tossicologici eseguiti il 2 di settembre, l’ufficio del procuratore generale, in coordinamento con l’ équipe medica russa che aveva visitato Navalny, ha chiesto al ministero della giustizia tedesco informazioni sul trattamento del paziente, compresi i risultati dei test per farmaci, veleni, metalli pesanti e inibitori della colinesterasi, che influenzano il sistema nervoso. Già in occasione del trasferimento di Navalny presso l’ospedale Charitè di Berlino, il portavoce di Putin, Dmitri Peskov aveva rivendicato l’abbassamento della colinesterasi volontario da parte dei medici di Omsk, come parte delle procedure cautelative e a seguito della somministrazione di atropina. Questo mentre i medici tedeschi giustamente ritenevano l’abbassamento della colinesterasi come una conseguenza dell’avvelenamento da Novichok. Inoltre, la stessa équipe medica di Omsk aveva inizialmente valutato il malessere di Navalny come un disturbo metabolico dalla quale è poi risultato un abbassamento della pressione sanguigna.
Tatiana Stanovaya, fondatrice della società di analisi politica R.Politik, dubita che Putin sia il mandante dell’avvelenamento, anche se potrebbero essere stati direttamente i servizi segreti. La Stanovaya ha infatti spiegato che Navalny non rappresenta una grande minaccia per Vladimir Putin. Allo stesso tempo, però, ci sono molti attori intorno a Navalny che lo vedono come un nemico e sarebbero disposti a proteggere il regime dall’opposizione.
Lukashenko ritiene che un gruppo di esperti occidentali avrebbe potuto intenzionalmente fornire all’ufficio di Angela Merkel informazioni false e falsificare la dichiarazione contro il Cremlino da lei rilasciata. Questo con il fine di scoraggiare Putin dall’interferire nella questione bielorussa. Lukashenko ha poi riferito all’agenzia di stampa bielorussa BelTa:
Ho notato che in Occidente hanno escogitato un nuovo espediente. È di nuovo Novichok, di nuovo avvelenamento. Dovrei dirvi che ieri o l’altro ieri, non ricordo esattamente, prima che la Merkel facesse una dichiarazione dicendo che era un tentativo di mettere a tacere Navalny, avevamo intercettato una conversazione. Per quanto abbiamo capito, era Varsavia che parlava con Berlino. Questa conversazione suggerisce chiaramente che si trattava di una bufala. Navalny non è stato avvelenato
La diffusione delle molteplici teorie sul nuovo caso Navalny non riguarda solo il Cremlino ma tutti quegli attori che fungono da satelliti nella sfera moscovita. Questa reazione evidenzia il modus operandi russo. La consolidata strategia comunicativa prevede infatti la diffusione sui media di diverse teorie alternative e diverse possibilità in relazione ad un dato evento, dai dettagli non ancora ben definiti. Una serie di spiegazioni alternative, teoricamente possibili ma improbabili, rilasciate da enti statali o affiliati “affidabili”, che genera una fitta nebbia di incertezza e non permette alla popolazione di sviluppare una propria opinione libera e critica riguardo agli eventi. Una caratteristica determinante negli esseri pensanti, come solo i cittadini che sono anche elettori.
PHOTO: Russian opposition politican Alexei Navalny delivers a speech during a rally to demand the release of jailed protesters, who were detained during opposition demonstrations for fair elections, in Moscow, Russia. Valeriy Melnikov / Sputnik via AP
Luca Mazzacane
Nato a Pavia nel 1994, Dr. in Lingue e Culture Moderne presso Università di Pavia (BA), Dr. in Global Studies presso LUISS Roma, diplomato in Analisi del rischio politico presso l’Istituto Affari Internazionali di Roma; diplomato in Multimedia Journalism presso Deutsche Welle, a Berlino, tirocinante presso Formiche Edizioni. Appassionato di geopolitica, specialmente del mondo Est europeo. Parla fluentemente francese, inglese, russo e spagnolo.
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