Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu giovedì scorso è stato incriminato formalmente dal procuratore Avichai Mendelblit per corruzione, frode e abuso d’ufficio. È la prima volta che accade per un primo ministro in carica nella storia di Israele. Benjamin Netanyahu ha respinto le accuse, aggiugendo che si tratta di un “colpo di Stato” contro di lui e ripetendo di voler restare in carica. L’incriminazione formale del premier israeliano, di cui si parla da mesi, si inserisce in un momento di forte instabilità politica in Israele. Né Netanyahu né tantomeno il suo principale sfidante di centro Benny Gantz del Blue and White sono stati in grado di raggiungere la maggioranza in Parlamento. Dopo due elezioni, una ad aprile e una seconda a settembre, si prospetta una terza tornata elettorale, che dovrebbe tenersi a fine anno o a gennaio. In tale contesto, sembra che il Likud, partito di Netanyahu, sia pronto a ribellarsi al premier, fa notare il giornale israeliano Haaretz. Gideon Saar, un rivale di Netanyahu all’interno del Likud, ha sfidato il primo ministro. Gideon Saar ha chiesto che si tengano delle primarie per scegliere chi dovrà guidare il partito perché Netanyahu non sarebbe in grado di vincere nuove elezioni.
I tre casi che vedono coinvolto il premier sono chiamati: caso 1000; caso 2000 e caso 4000.
Il Caso 1000 riguarda le relazioni tra Netanyahu e due uomini d’affari: Arnon Milchan, un produttore israeliano di film di Hollywood, e James Packer, miliardario australiano. Secondo le accuse, che il procuratore generale aveva evidenziato già a fabbraio, Netanyahu avrebbe ricevuto regali e beni di lusso in maniera frequente e continuativa da parte di queste figure, agendo in modo da favorire Milchan. Questi regali includerebbero anche bottiglie di champagne e sigari pregiati. Ma per Netanyahu sarebbero da intendersi solo come gesti di amicizia che non nasconderebbero alcun comportamento illegale o alcuna promessa in cambio. Arnon Milchan e James Packer non sono accusati di nulla e più volte hanno negato qualsiasi comportamento illecito.
Il Caso 2000 riguarda invece gli incontri tra Netanyahu e Arnon Mozes, un uomo d’affari proprietario del Yedioth Ahronoth media group, che pubblica uno dei giornali più conosciuti in Israele. In sostanza, il premier avrebbe agito in maniera tale da ridurre il danno finanziario creato a Mozes dal principale concorrente, Yisrael Hayom, agevolando Yedioth Ahronoth e in cambio della pubblicazione di notizie favorevoli su di lui e la moglie. Entrambi gli interessati hanno negato ogni accusa e Netanyahu ha detto anche che la legge su Israel Hayom non è mai stata approvata e che lui stesso avrebbe dissolto la coalizione al governo nel 2015 proprio a causa della propria opposizione alla legge.
Il Caso 4000 vede Netanyahu accusato di corruzione, frode e abuso d’ufficio. Saul Elovitch, proprietario del sito di informazioni e news Walla, il più seguito nel Paese ebraico, avrebbe alterato la pubblicazione di notizie per mettere in buona luce il premier. In cambio, Netanyahu avrebbe avvantaggiato non poco gli affari di Elovitch.
Gli sviluppi futuri:
Uno degli sviluppi ipotizzati dai giornalisti e che, come ogni politico israeliano, Netanyahu possa chiedere l’immunità parlamentare. L’immunità può essere richiesta a una commissione parlamentare specifica e poi deve essere votata dal Parlamento intero. Netanyahu, secondo la legge, ha 30 giorni di tempo per chiederla dalla data dell’incriminazione. Ma allo stato attuale, non ha i numeri in Parlamento perché la sua richiesta possa essere votata. Inoltre, dopo due elezioni inconcludenti, la politica israeliana vive una situazione di paralisi, la commissione attualmente non c’è e non sarà attivata prima di alcuni mesi, o comunque non prima che si tengano nuove elezioni o che sia formato un nuovo governo. Un altro scenario che si prospetta è che Netanyahu perda le primarie del Likud, in quel caso non potrebbe più essere il candidato premier del partito alle prossime elezioni. Secondo molti e come scrive Il Post, ci vorranno anni prima che Netanyahu possa subire una condanna di primo grado e dunque essere rimosso dall’incarico di primo ministro. Nel frattempo, i suoi legali faranno di tutto perché il premier si sottragga alle udienze.
Clarice Contini
Giornalista, laurea magistrale in Relazioni Internazionali, fiorentina, classe 1986.
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