Le forze dell’esercito nazionale libico (Lna) guidato dal generale Khalifa Haftar hanno lanciato il 22 settembre un attacco a sud di Tripoli. Incerto il numero di vittime e di feriti
Forti bombardamenti hanno svegliato la popolazione di Tripoli. Civili libici sul posto parlano di «raid ripetuti da parte di aerei e droni, le esplosioni sono continue». Nei quartieri meridionali della capitale si registrano anche intensi scambi di mortai e armi pesanti.
E’ la conferma dal campo degli annunci nelle ultime da parte dei portavoce dell’uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar, circa una «grande offensiva in atto contro le milizie terroriste di Tripoli». Secondo Ahmed Mismari, capo dell’ufficio stampa di Haftar a Bengasi, «tutte le nostre forze di terra, aeree e marittime sono coinvolte nell’offensiva». Da Tripoli i comandanti delle milizie schierate con il governo di Accordo Nazionale diretto dal premier Fayez Sarraj confermano che i bombardamenti più intensi sono registrati nella zona del campo militare di Yarmuk, nel quartiere di Salahaddin, posto una quindicina di chilometri dal centro cittadino.
Scambi a fuoco avvengono anche a Ain Zara e in generale lungo tutta la linea del fronte, estesa una settantina di chilometri a semicerchio attorno a tutta la città. Alcune bombe sono cadute nella zona dell’aeroporto di Mitiga, l’unico operativo per i circa tre milioni di civili residenti nella regione della capitale, che comunque è ormai chiuso da alcune settimane. I tripolini sono costretti a recarsi allo scalo di Misurata, 200 chilometri a est, per poter volare. E anche quest’ultimo di recente è stato preso di mira, tanto che funziona a singhiozzo. Resta per ora confuso il numero delle vittime. Gli ospedali registrano alcune famiglie ferite. Le milizie tengono segreti per il momento i loro morti. Ma va anche aggiunto che sul terreno non si notano drastici mutamenti della linea del fronte.
Come è già emerso evidente in passato, Haftar dispone della superiorità aerea che gli permette di bombardare quasi indisturbato. Però non ha le fanterie sufficienti a costringere le milizie avversarie alla ritirata. Gli ultimi bombardamenti massicci sono avvenuti otto giorni fa e tuttavia le fanterie di Haftar sono rimaste ferme. A Tripoli l’intensificazione dei raid viene letta come il tentativo di Haftar di guadagnare posizioni alla luce del fatto che il governo francese pare sempre più incline ad abbandonare il sostegno militare al suo protetto per favorire invece la via del dialogo con Sarraj. Una sorta di ultimo lampo di attività belliche prima del ritorno al tavolo dei negoziati. Ancora giovedì scorso Haftar aveva dichiarato bombastico che avrebbe preso Tripoli «in poche ore». Salvo poi venire smentito dai fatti per l’ennesima volta.
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