L’uccisione di al-Baghdadi non comporterà cambiamenti significativi e problematiche all’organizzazione jihadista. La leadership centrale e i suoi organi mediatici e di propaganda, inoltre, hanno usato la morte dell’ex califfo per rafforzare la posizione dell’organizzazione e incitare i propri sostenitori e militanti a continuare la Jihād.
Il nuovo leader
Il 31 ottobre il canale mediatico dello Stato Islamico (IS), al-Furqan Media, ha rilasciato una breve dichiarazione del nuovo portavoce dell’organizzazione Abu Hamza al-Qurayshi, che ha confermato la morte di Abu Bakr al-Baghdadi e del precedente portavoce Abu al-Hassan al –Muhajir, annunciando la nomina di Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi come nuovo leader e califfo. Il nuovo portavoce del califfato ha definito il nuovo califfo al-Qurayshi come “lo sceicco ben informato, adorante, operoso e timoroso di Dio” e un conoscitore del Fiqh, la giurisprudenza islamica . Il nuovo leader del califfato è stato approvato da una Shura, un consiglio, attestando quindi che la gerarchia e la burocrazia dell’IS sono operative. Nell’annuncio è stato anche affermato che al-Baghdadi aveva indicato il suo successore nel suo wasiyya, testamento, prima della sua morte: “Gli sceicchi dei Mujahideen hanno concordato, dopo essersi consultati con i loro fratelli e aver agito su raccomandazione di Abu Bakr al-Baghdadi, di giurare fedeltà allo sceicco e al Mujahid, studioso, attivista e adoratore, Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi”. L’affermazione secondo cui il nuovo leader dell’IS discenda dalla tribù Quraysh, quella del profeta Maometto, sebbene difficile da dimostrare, è un importante tentativo dell’organizzazione di affermare la propria legittimità di califfato. La dichiarazione audio non aggiunge particolari importanti sul nuovo califfo, accennando solo al fatto che il nuovo leader avrebbe sia esperienze di combattimento sia competenze religiose. Oltre a nominare il nuovo califfo e il nuovo portavoce dell’IS, la dichiarazione ha anche sottolineato la portata globale dell’organizzazione. “America, non ti rendi conto che lo Stato Islamico è ora in prima linea in Europa e in Africa occidentale? Si estende da est a ovest ”. Infine, Abu Hamza al-Qurayshi ha chiesto a tutti i militanti del califfato, alle Wilayat, le provincie e ai sostenitori, di giurare fedeltà al nuovo califfo: “O musulmani dappertutto, affrettati a giurare Bay’a all’ Amir al-Mu’mineen, emiro dei fedeli, e a radunarvi attorno a lui”.
In questo modo, lo Stato Islamico ha abilmente usato il periodo di transizione post morte dell’ex leader. La richiesta di Bay’a per un nuovo califfo è stata ascoltata dai sostenitori dello Stato Islamico in tutto il mondo. All’inizio di novembre, quasi tutte le Wilayat dell’IS, dal Medio Oriente all’Asia centrale e sud-orientale, dall’Africa al Caucaso, hanno giurato fedeltà ad Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi. I sostenitori di tutto il mondo hanno pubblicano le foto della campagna di Bay’a sui canali social e sui canali mediatici dell’organizzazione. Anche il settimanale ufficiale del califfato Al-Naba ha dedicato ampiamente con foto e dichiarazioni il processo di Bay’a in nei diversi paesi. La campagna di giuramento ha dimostrato come in realtà il gruppo non sia indebolito dalla sconfitta in Siraq e dalla morte dell’ex califfo.
Ma chi è il nuovo leader del califfato?
Secondo gran parte degli analisti e delle Agenzie di Controterrorismo dovrebbe trattarsi di Abdullah Qardash, alias Haji Abdullah al-Afri. Secondo il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti, che ha rilasciato un Rewards for Justice, Qardash o Haji Abdullah è da identificare con Muhammad al-Mawla. Il Ministero del Tesoro lo ha descritto come “uno studioso religioso”, appartenente all’organizzazione sin dall’origine quando essa si chiamava al-Qa’ida in Iraq (AQI) tra il 2004 e il 2006. Al-Mawla è uno degli ideologi più anziani dello Stato Islamico, capo del comito delegato, organo esecutivo dell’IS e probabile membro del Consiglio della Shura del califfato. Si ritiene, inoltre, che abbia organizzato e diretto alcune delle operazioni terroriste globali del gruppo.
Abdullah Qardash, alias Haji Abdullah al-Afri dovrebbe essere nato nel 1976 a Tal Afar, una città a ovest di Mosul. Secondo alcuni rapporti, Qardash era un ufficiale delle forze di sicurezza di Saddam Hussein prima di unirsi ad AQI (divenuto dal 2006 al 2013 Stato Islamico dell’Iraq (ISI) e poi dal 2014 ISIS) immediatamente dopo la caduta del regime nel 2003. Dopo lo scioglimento dell’esercito e delle forze dell’ordine, con l’Order Number 2 del governatore USA in Iraq Paul Bremer, infatti, molti militari, poliziotti, membri della polizia segreta islamica e personale militare in genere decisero di unirsi al futuro Stato Islamico.
Ad oggi, la leadership dell’IS è sotto pressione e la divulgazione sull’identità del nuovo califfo è stata volontariamente evitata. Il fatto che si sappia poco di al-Qurayshi si spiega così: l’organizzazione, che in genere identifica i suoi leader usando pseudonimi che si riferiscono alla loro appartenenza tribale e al loro lignaggio o perché cambiano nome quando cambia il loro ruolo o rango, ha preferito scegliere la strada della sicurezza. In generale, le organizzazioni terroristiche operano in condizioni di clandestinità per preservare la loro sicurezza, ma devono essere contemporaneamente visibili per mantenere le relazioni con l’ambiente sociale e raggiungere i propri obiettivi. La mancanza di dati biografici del nuovo califfo non rende meno attrattiva l’organizzazione poiché negli anni l’IS ha puntato meno sulla figura del leader e molto di più sull’idea del califfato islamico e di Jihad globale.
Il futuro dello Stato Islamico
È improbabile che la morte di al-Baghdadi abbia un impatto significativo sulla rete globale di affiliati dell’IS. La maggior parte delle province opera più o meno indipendentemente dalla leadership centrale dell’IS e non si basa su di essa per finanziamenti o reclutamento dei combattenti. In alcune aree le Wilayat sono guidate da dinamiche locali e non seguono necessariamente l’indicazione strategica del comando centrale.
Negli ultimi due anni, comunque, a causa perdita di territorio in Siria e Iraq, l’IS ha puntato molto sull’espansione delle sue provincie. Oltre alle cellule ancora presenti in Iraq e Siria, l’IS è operativo in Libia, Egitto, Algeria, Tunisia, Arabia Saudita, Yemen, Afghanistan, Nigeria, Somalia, Pakistan, India, Filippine, Indonesia, Cecenia, Uzbekistan, Mali, Niger, Ciad, Camerun, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico Kenya, Caucaso e Turchia. Inoltre, militanti locali in Bangladesh, Tajikistan, Xinjiang, Maldive e Azerbaijan conducono le loro attività terroristiche sotto la bandiera nera del califfato e l’annuncio di Wilayat è solo una questione di tempo. La campagna di Bay’a ha dato alle Wilayat e alle cellule sotterranee o dormienti dello Stato Islamico l’opportunità di affermarsi di nuovo, di mostrarsi e di lanciare attacchi terroristici come segno di vendetta per l’uccisione di al-Baghdadi. La campagna di rinnovo e giuramento della fedeltà ha dimostrato come la morte di al-Baghdadi ha portato nuovo linfa all’interno dell’organizzazione e allontanato i tentativi di al-Qa’ida di reclutare tra le sue fila i militanti del califfato.
Il primo periodo post-Baghdadi ha dimostrato ancora una volta che lo Stato Islamico è un’organizzazione sempre meno glocal, ma un “franchising” con obiettivi e idee, locali e globali, meno gerarchica e non incentrata su un singolo individuo carismatico. Pertanto, il percorso sanguinoso della jihad delle bandiere nere non si fermerà dopo la morte del precedente califfo. Ciò significa anche che la minaccia delle cellule dormienti e non dell’IS e degli attacchi terroristici dei lupi solitari in Europa e in America non è terminata, anche se l’operatività principale dello Stato Islamico resta rivolta al Medio Oriente, all’Africa e all’Asia.
Daniele Garofalo
Nato a Salerno, classe 1988, si è specializzato in Storia e dottrine Politiche all'Università di Napoli Federico II. Ricercatore ed analista in materia di Terrorismo Islamista e Geopolitica. Autore del libro “Medio Oriente Insanguinato” (Edizioni Enigma, 2020).
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