Angola
Africa
Colonia portoghese dal 1483, per secoli l’Angola venne sfruttata come riserva di diamanti e di schiavi che vennero trasferiti in Sud America, prevalentemente in Brasile. Dopo la seconda guerra mondiale, per spingere il Paese verso l’indipendenza si svilupparono tre movimenti anticoloniali: il Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola (MPLA), il Fronte di Liberazione Nazionale dell’Angola (FNLA) e l’Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola (UNITA). La lotta per l’indipendenza, iniziata nel 1961, ebbe una svolta nel 1974 quando, a seguito di un colpo di stato in Portogallo, si insediò un governo di ispirazione socialista che decise la cessazione immediata delle ostilità e concesse il potere a una coalizione dei tre gruppi indipendentisti. L’alleanza durò poco, degenerando in una guerra civile che si protrasse fino al 2002 (con qualche fragile intermezzo pacifico).Negli oltre 27 anni di conflitto l’Angola è risultata teatro di scontro anche tra forze straniere, interessate alle sue risorse e alla sua posizione strategica: riflettendo il bipolarsimo dell'ultima fase della Guerra Fredda, da un lato il movimento marxista-leninista dell'MPLA era appoggiato da Cuba e dall’Unione Sovietica, dall’altro l’UNITA era sostenuto da Stati Uniti e Sudafrica. Nel 1975 Agostinho Neto, capo dell’MPLA, venne nominato primo presidente del Paese, poi succeduto alla sua morte, nel 1979, da José Eduardo dos Santos, tuttora in carica dopo le legislative del 2012 che lo hanno riconfermato per un altro mandato quinquennale. Il nuovo dettato costituzionale, che non prevede più l'elezione diretta del Presidente, assegna infatti l'incarico al leader del partito di maggioranza.
Paese emergente, l’Angola ha risentito, soprattutto nella prima parte del 2009, del rallentamento del prezzo del greggio. Con il petrolio tornato sopra gli 80 dollari a barile, il Paese ha conosciuto nel 2012 un aumento annuo del Pil nell’ordine dell'8%. Gli introiti del petrolio (di cui è quindicesimo al mondo per disponibilità di riserve), come quelli dei diamanti e di altre materie prime sono utilizzati per contribuire a finanziare la realizzazione di autostrade, linee ferroviarie, porti, grattacieli, reti telefoniche, infrastrutture urbane, quartieri residenziali, promuovendo così un forte rilancio anche di attività indotte nel commercio e nei servizi. L’Angola ha attratto negli ultimi anni imprese costruttrici e capitali soprattutto dalla Cina, ma anche da Brasile, Spagna, Portogallo e Stati Uniti. In particolare, la Cina ha intenzione di costruire una ferrovia transcontinentale che collegherà i giacimenti angolesi con le coste africane dell’Oceano Indiano. Sono presenti inoltre le maggiori multinazionali petrolifere, incluso il gruppo ENI. Significativa è la trasformazione urbanistica della capitale Luanda. Nel 2009 sono stati creati in Angola 330mila nuovi posti di lavoro e la povertà è scesa dal 63% del 2002 al 38% del 2009.
Dalla fine del conflitto civile nel 2002, la situazione della sicurezza è complessivamente migliorata. Tuttavia, la criminalità rappresenta un serio problema su tutto il territorio nazionale e i reati di strada sono molto diffusi, in modo particolare a Luanda. È considerata fortemente a rischio l’intera provincia di Cabinda, in particolare le zone interne dove in passato sono stati segnalati numerosi casi di stupri, omicidi e rapimenti di cittadini stranieri e angolani. In generale, è importante tenere presente che un’elevata percentuale della popolazione civile angolana è in possesso di armi da fuoco. Il rischio legato al terrorismo di matrice islamica è molto basso e non sono stati registrati di recente episodi significativi relativi a tale fenomeno.
Capitale: Luanda
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 1.246.700 km²
Popolazione: 18.565.269
Religioni: animista (47%), cattolica (38%)
Lingue: portoghese, bantu e altre lingue
Moneta: nuovo Kwanza (AON)
PIL: 6.500 USD
Livello di criticità: Medio
Colonia portoghese dal 1483, per secoli l’Angola venne sfruttata come riserva di diamanti e di schiavi che vennero trasferiti in Sud America, prevalentemente in Brasile. Dopo la seconda guerra mondiale, per spingere il Paese verso l’indipendenza si svilupparono tre movimenti anticoloniali: il Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola (MPLA), il Fronte di Liberazione Nazionale dell’Angola (FNLA) e l’Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola (UNITA). La lotta per l’indipendenza, iniziata nel 1961, ebbe una svolta nel 1974 quando, a seguito di un colpo di stato in Portogallo, si insediò un governo di ispirazione socialista che decise la cessazione immediata delle ostilità e concesse il potere a una coalizione dei tre gruppi indipendentisti. L’alleanza durò poco, degenerando in una guerra civile che si protrasse fino al 2002 (con qualche fragile intermezzo pacifico).Negli oltre 27 anni di conflitto l’Angola è risultata teatro di scontro anche tra forze straniere, interessate alle sue risorse e alla sua posizione strategica: riflettendo il bipolarsimo dell'ultima fase della Guerra Fredda, da un lato il movimento marxista-leninista dell'MPLA era appoggiato da Cuba e dall’Unione Sovietica, dall’altro l’UNITA era sostenuto da Stati Uniti e Sudafrica. Nel 1975 Agostinho Neto, capo dell’MPLA, venne nominato primo presidente del Paese, poi succeduto alla sua morte, nel 1979, da José Eduardo dos Santos, tuttora in carica dopo le legislative del 2012 che lo hanno riconfermato per un altro mandato quinquennale. Il nuovo dettato costituzionale, che non prevede più l'elezione diretta del Presidente, assegna infatti l'incarico al leader del partito di maggioranza.
Paese emergente, l’Angola ha risentito, soprattutto nella prima parte del 2009, del rallentamento del prezzo del greggio. Con il petrolio tornato sopra gli 80 dollari a barile, il Paese ha conosciuto nel 2012 un aumento annuo del Pil nell’ordine dell'8%. Gli introiti del petrolio (di cui è quindicesimo al mondo per disponibilità di riserve), come quelli dei diamanti e di altre materie prime sono utilizzati per contribuire a finanziare la realizzazione di autostrade, linee ferroviarie, porti, grattacieli, reti telefoniche, infrastrutture urbane, quartieri residenziali, promuovendo così un forte rilancio anche di attività indotte nel commercio e nei servizi. L’Angola ha attratto negli ultimi anni imprese costruttrici e capitali soprattutto dalla Cina, ma anche da Brasile, Spagna, Portogallo e Stati Uniti. In particolare, la Cina ha intenzione di costruire una ferrovia transcontinentale che collegherà i giacimenti angolesi con le coste africane dell’Oceano Indiano. Sono presenti inoltre le maggiori multinazionali petrolifere, incluso il gruppo ENI. Significativa è la trasformazione urbanistica della capitale Luanda. Nel 2009 sono stati creati in Angola 330mila nuovi posti di lavoro e la povertà è scesa dal 63% del 2002 al 38% del 2009.
Dalla fine del conflitto civile nel 2002, la situazione della sicurezza è complessivamente migliorata. Tuttavia, la criminalità rappresenta un serio problema su tutto il territorio nazionale e i reati di strada sono molto diffusi, in modo particolare a Luanda. È considerata fortemente a rischio l’intera provincia di Cabinda, in particolare le zone interne dove in passato sono stati segnalati numerosi casi di stupri, omicidi e rapimenti di cittadini stranieri e angolani. In generale, è importante tenere presente che un’elevata percentuale della popolazione civile angolana è in possesso di armi da fuoco. Il rischio legato al terrorismo di matrice islamica è molto basso e non sono stati registrati di recente episodi significativi relativi a tale fenomeno.