Bielorussia
Europa
Conosciuta anche con il nome di Russia Bianca, la Bielorussia moderna ha acquisito l’indipendenza dall’URSS nel 1991. Nel 1994 Aleksandr Lukashenko è diventato il primo presidente eletto, con un mandato rinnovato per due volte consecutive (l’ultimo nel 2010). Tuttavia, per gli osservatori inernazionali e per l’OSCE, la Bielorussia è ancora lontana dal poter essere definita una democrazia, avendo mantenuto in piedi, dopo il 1989, un sistema politico ed economico centralizzato: tutte le elezioni, sia presidenziali che parlamentari, sono state considerate irregolari, con la brutale repressione da parte della polizia delle proteste pacifiche, organizzate dall’opposizione all’indomani del voto del 2010. La Bielorussia mantiene inoltre un record negativo per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e di quelli civili, con persecuzioni nei confronti degli oppositori al regime e con pesanti limiti alla libertà di stampa, fattori che hanno spinto l’Unione Europea a imporre sanzioni al Paese. Nonostante il peggioramento delle relazioni con la Russia - dovute più che altro alle forti personalità di Lukashenko e di Putin - Minsk rimane politicamente ed economicamente sotto la sfera di influenza di Mosca. Lukashenko ha vinto anche le elezioni dell’11 ottobre 2015 con un plebiscito che gli è valso l’83% dei consensi permettendogli di conquistare il quinto mandato consecutivo.
Con l’aumento della domanda interna, la crescita media del Paese è stata pari a 8 punti percentuali nell’arco temporale 2001/2010: si è ridotta la povertà, anche grazie agli ingenti aiuti statali, agli investimenti pubblici e alle sovvenzioni al credito, erogate dallo stesso governo. Nell’ultimo periodo, il Paese ha attraversato due crisi macroeconomiche: la prima nel 2008 - frutto dello stallo globale - e la seconda nel 2011, in seguito a una politica monetaria espansiva, che ha causato: svalutazione della moneta (-70% rispetto al dollaro statunitense), deficit della bilancia commerciale e aumento dell’inflazione (oggi al 70%). Ciò ha provocato altresì l’aumento dell’indice di povertà (dal 5% del 2010 al 7,5% del 2011). Il Paese è ancora lontano dalla stabilità macroeconomica ed è ancora fortemente dipendente dai prestiti delle istituzioni internazionali, che tardano ad arrivare a causa della situazione politica. Lo stesso regime dittatoriale non ha mai promosso alcuna privatizzazione, a differenza di quasi tutti i Paesi dell’Est in seguito allo smembramento dell’URSS. La discrepanza tra un Pil al +8% e la necessità di un prestito dal Fondo Monetario ha lasciato perplesse le agenzie di rating che hanno declassato il Paese.
“Merito” anche del regime dittatoriale, in Bielorussia si verificano raramente episodi di violenza: ordine e sicurezza sono sotto stretto controllo governativo. Le manifestazioni sono represse violentemente dal regime per cui il rischio di rimanere coinvolti in scontri di piazza è alto. L’acuirsi delle ristrettezze economiche, con l’aumento della povertà, ha portato all’aumento della microcriminalità. Sebbene i livelli di corruzione non siano elevatissimi, il governo sta affrontando comunque una seria battaglia contro i vertici corrotti nella burocrazia, in particolare nella sanità e nel pubblico impiego.
Capitale: Minsk
Ordinamento: Repubblica
Superficie: 207.600 km²
Popolazione: 9.625.888
Religioni: ortodossa (80%), altre
Lingue: russo (70%), bielorusso (23%)
Moneta: rublo bielorusso (BYR)
PIL: 16.000 USD
Livello di criticità: Medio
Conosciuta anche con il nome di Russia Bianca, la Bielorussia moderna ha acquisito l’indipendenza dall’URSS nel 1991. Nel 1994 Aleksandr Lukashenko è diventato il primo presidente eletto, con un mandato rinnovato per due volte consecutive (l’ultimo nel 2010). Tuttavia, per gli osservatori inernazionali e per l’OSCE, la Bielorussia è ancora lontana dal poter essere definita una democrazia, avendo mantenuto in piedi, dopo il 1989, un sistema politico ed economico centralizzato: tutte le elezioni, sia presidenziali che parlamentari, sono state considerate irregolari, con la brutale repressione da parte della polizia delle proteste pacifiche, organizzate dall’opposizione all’indomani del voto del 2010. La Bielorussia mantiene inoltre un record negativo per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e di quelli civili, con persecuzioni nei confronti degli oppositori al regime e con pesanti limiti alla libertà di stampa, fattori che hanno spinto l’Unione Europea a imporre sanzioni al Paese. Nonostante il peggioramento delle relazioni con la Russia - dovute più che altro alle forti personalità di Lukashenko e di Putin - Minsk rimane politicamente ed economicamente sotto la sfera di influenza di Mosca. Lukashenko ha vinto anche le elezioni dell’11 ottobre 2015 con un plebiscito che gli è valso l’83% dei consensi permettendogli di conquistare il quinto mandato consecutivo.
Con l’aumento della domanda interna, la crescita media del Paese è stata pari a 8 punti percentuali nell’arco temporale 2001/2010: si è ridotta la povertà, anche grazie agli ingenti aiuti statali, agli investimenti pubblici e alle sovvenzioni al credito, erogate dallo stesso governo. Nell’ultimo periodo, il Paese ha attraversato due crisi macroeconomiche: la prima nel 2008 - frutto dello stallo globale - e la seconda nel 2011, in seguito a una politica monetaria espansiva, che ha causato: svalutazione della moneta (-70% rispetto al dollaro statunitense), deficit della bilancia commerciale e aumento dell’inflazione (oggi al 70%). Ciò ha provocato altresì l’aumento dell’indice di povertà (dal 5% del 2010 al 7,5% del 2011). Il Paese è ancora lontano dalla stabilità macroeconomica ed è ancora fortemente dipendente dai prestiti delle istituzioni internazionali, che tardano ad arrivare a causa della situazione politica. Lo stesso regime dittatoriale non ha mai promosso alcuna privatizzazione, a differenza di quasi tutti i Paesi dell’Est in seguito allo smembramento dell’URSS. La discrepanza tra un Pil al +8% e la necessità di un prestito dal Fondo Monetario ha lasciato perplesse le agenzie di rating che hanno declassato il Paese.
“Merito” anche del regime dittatoriale, in Bielorussia si verificano raramente episodi di violenza: ordine e sicurezza sono sotto stretto controllo governativo. Le manifestazioni sono represse violentemente dal regime per cui il rischio di rimanere coinvolti in scontri di piazza è alto. L’acuirsi delle ristrettezze economiche, con l’aumento della povertà, ha portato all’aumento della microcriminalità. Sebbene i livelli di corruzione non siano elevatissimi, il governo sta affrontando comunque una seria battaglia contro i vertici corrotti nella burocrazia, in particolare nella sanità e nel pubblico impiego.