Burkina Faso
Africa
Protettorato francese dal 1896, il Paese viene integrato qualche anno più tardi nell’Africa Occidentale Francese (AOF) insieme a Niger, Costa d’Avorio, Guinea e Mauritania. Nel 1947 l’Alto Volta (primigenio nome del Burkina Faso) raggiunge l’autonomia, ma solo nel 1960 viene proclamata l’indipendenza. Il 25 novembre 1980 il colonnello Zerbo guida un golpe che rovescia il governo e istituisce il Comitato Militare di Salvezza Nazionale. Due anni più tardi il colonnello viene destituito dal comandante Ouedraogo. Nel 1983 un nuovo colpo di stato porta al potere Blaise Compaoré. Un anno dopo l’Alto Volta, con Thomas Sankara come primo ministro, cambia il nome in Burkina Faso, che in dialetto moré significa “Paese degli uomini liberi”. Il 15 ottobre 1987 Sankara viene assassinato durante un colpo di stato guidato da Compaoré, Zongo e Lengani, i quali formeranno il triumvirato del Fronte Popolare. Dopo qualche tempo, Compaoré accusa gli altri due di tradimento e li fa uccidere. Sarà lui a ricoprire il ruolo di Presidente della Repubblica del Burkina Faso dal 1987 ad oggi. Le ultime elezioni, quelle del 2010, sono state contestate e dichiarate incostituzionali ma i risultati, che hanno dato a Compaoré l’83% delle preferenze, sono stati comunque accettati. Le elezioni del 29 novembre, le prime dal colpo di stato che nell’ottobre del 2014 ha deposto Blaise Compaoré, sono state vinte al primo turno con oltre il 53% dei voti dall’ex primo ministro Roch Marc Christian Kaboré, candidato del partito Movimento Popolare per il Progresso (MPP).
Il Burkina Faso è stato incluso dall’ONU tra i 25 Paesi più poveri del mondo. Privo di sbocchi sul mare e condannato da un clima spietato che impone lunghi periodi di siccità, vive una cronica crisi economica con un’inflazione che si attesta al 3,6%. Gli scambi commerciali si svolgono prevalentemente con Francia e Costa d’Avorio. Le esportazioni sono rappresentate da cotone, prodotti zootecnici (bestiame vivo, pelli e cuoio), noci di karité, sesamo e arachidi. Le piccole industrie occupano solo il 3% della forza lavoro e operano nei comparti alimentare e tessile, compensando solo le richieste del mercato interno. Al momento, il maggior interesse è puntato sui giacimenti di manganese, sui minerali auriferi e in parte sull’antimonio, lo zinco e i fosfati. Il Burkina Faso sta cercando, inoltre, di migliorare la propria produzione energetica e le proprie riserve idriche, con la costruzione della diga di Ziga, che ha alleviato la mancanza d’acqua della capitale.
Tra i Paesi dell’Africa occidentale il Burkina Faso può essere considerato tra i più sicuri, nonostante negli ultimi anni sia stato riscontrato un sensibile aumento della microcriminalità. Episodi di brigantaggio si registrano soprattutto lungo le strade che collegano la capitale a Fada-Ngourma (area est del Paese), al confine con il Ghana e in tutta l’area di confine con il Benin e lungo il Niger. Un’area altrettanto pericolosa è quella confinante con il Mali e le località di Oursi e di Markoye, le province di Oudalan, Seno, Soum e Yatenga. Qui sono attive diverse bande armate di terroristi islamici che vivono di contrabbando e sequestri. A rischio anche i confini con la Costa d’Avorio, considerato che tra i due Paesi i rapporti rimangono molto tesi. Saltuariamente, il Paese viene colpito da violente alluvioni, che distruggono raccolti e travolgono villaggi interi, aggravando una situazione sanitaria di per sé già drammatica.
Capitale: Ouagadougou
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 274.200 km²
Popolazione: 17.812.961
Religioni: islamica (61%), cattolica (19%)
Lingue: francese, idiomi locali sudanesi
Moneta: franco (CFA)
PIL: 1.400 USD
Livello di criticità: Medio
Protettorato francese dal 1896, il Paese viene integrato qualche anno più tardi nell’Africa Occidentale Francese (AOF) insieme a Niger, Costa d’Avorio, Guinea e Mauritania. Nel 1947 l’Alto Volta (primigenio nome del Burkina Faso) raggiunge l’autonomia, ma solo nel 1960 viene proclamata l’indipendenza. Il 25 novembre 1980 il colonnello Zerbo guida un golpe che rovescia il governo e istituisce il Comitato Militare di Salvezza Nazionale. Due anni più tardi il colonnello viene destituito dal comandante Ouedraogo. Nel 1983 un nuovo colpo di stato porta al potere Blaise Compaoré. Un anno dopo l’Alto Volta, con Thomas Sankara come primo ministro, cambia il nome in Burkina Faso, che in dialetto moré significa “Paese degli uomini liberi”. Il 15 ottobre 1987 Sankara viene assassinato durante un colpo di stato guidato da Compaoré, Zongo e Lengani, i quali formeranno il triumvirato del Fronte Popolare. Dopo qualche tempo, Compaoré accusa gli altri due di tradimento e li fa uccidere. Sarà lui a ricoprire il ruolo di Presidente della Repubblica del Burkina Faso dal 1987 ad oggi. Le ultime elezioni, quelle del 2010, sono state contestate e dichiarate incostituzionali ma i risultati, che hanno dato a Compaoré l’83% delle preferenze, sono stati comunque accettati. Le elezioni del 29 novembre, le prime dal colpo di stato che nell’ottobre del 2014 ha deposto Blaise Compaoré, sono state vinte al primo turno con oltre il 53% dei voti dall’ex primo ministro Roch Marc Christian Kaboré, candidato del partito Movimento Popolare per il Progresso (MPP).
Il Burkina Faso è stato incluso dall’ONU tra i 25 Paesi più poveri del mondo. Privo di sbocchi sul mare e condannato da un clima spietato che impone lunghi periodi di siccità, vive una cronica crisi economica con un’inflazione che si attesta al 3,6%. Gli scambi commerciali si svolgono prevalentemente con Francia e Costa d’Avorio. Le esportazioni sono rappresentate da cotone, prodotti zootecnici (bestiame vivo, pelli e cuoio), noci di karité, sesamo e arachidi. Le piccole industrie occupano solo il 3% della forza lavoro e operano nei comparti alimentare e tessile, compensando solo le richieste del mercato interno. Al momento, il maggior interesse è puntato sui giacimenti di manganese, sui minerali auriferi e in parte sull’antimonio, lo zinco e i fosfati. Il Burkina Faso sta cercando, inoltre, di migliorare la propria produzione energetica e le proprie riserve idriche, con la costruzione della diga di Ziga, che ha alleviato la mancanza d’acqua della capitale.
Tra i Paesi dell’Africa occidentale il Burkina Faso può essere considerato tra i più sicuri, nonostante negli ultimi anni sia stato riscontrato un sensibile aumento della microcriminalità. Episodi di brigantaggio si registrano soprattutto lungo le strade che collegano la capitale a Fada-Ngourma (area est del Paese), al confine con il Ghana e in tutta l’area di confine con il Benin e lungo il Niger. Un’area altrettanto pericolosa è quella confinante con il Mali e le località di Oursi e di Markoye, le province di Oudalan, Seno, Soum e Yatenga. Qui sono attive diverse bande armate di terroristi islamici che vivono di contrabbando e sequestri. A rischio anche i confini con la Costa d’Avorio, considerato che tra i due Paesi i rapporti rimangono molto tesi. Saltuariamente, il Paese viene colpito da violente alluvioni, che distruggono raccolti e travolgono villaggi interi, aggravando una situazione sanitaria di per sé già drammatica.