Ciad

Africa
Divenuto indipendente dalla Francia l’11 agosto 1960, il Paese rimane sotto il controllo militare francese fino al 1964 quando Francois Tombalbaye, leader del Partito Progressista, diviene presidente dopo aver introdotto un sistema a partito unico. Nel 1975 Tombalaye viene ucciso durante un colpo di stato militare guidato dal generale Felix Malloum, che assume la presidenza. Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, il Ciad chiede aiuto alla Francia per contrastare i gruppi ribelli nel nord, finanziati e appoggiati dalla Libia. Nel 1978 al governo viene nominato Hissène Habré, leader di una fazione antilibica. Ma la situazione non migliora e nel 1982 la disputa territoriale con la Libia, relativa alla sovranità sulla striscia di Aozou, si aggrava. Nel 1996 Idriss Deby, leader del Movimento Patriottico di Salvezza, vince le prime elezioni multipartitiche, ma nel 1998 il Movimento per la Democrazia e la Giustizia avvia una nuova ribellione armata contro il governo. L’attacco della città di Adre, avvenuto nel dicembre 2005, segna la rottura delle relazioni diplomatiche con il Sudan. Migliaia di profughi sudanesi si rifugiano nel Paese per sfuggire alle violenze in Darfur. Lungo il confine tra i due Paesi viene imposto lo stato d’emergenza. Nel 2008 le Nazioni Unite intervengono per tentare di ripristinare la pace. Nell’aprile del 2010 i rapporti tra i due stati si sono normalizzati e sono state riaperte le frontiere. Alle elezioni dell’aprile 2011, Idriss Deby è riconfermato alla presidenza del Paese, che risulta attualmente suddiviso in 22 regioni.
Il Ciad è uno degli Stati più poveri del mondo, ed è pertanto sostenuto dal FMI e dalla Francia, con cui effettua la maggior parte dei propri scambi internazionali. L’inflazione si attesta al 5%. All’aggravarsi di questa situazione hanno contribuito nei decenni la latente instabilità politica, la guerra civile, i conflitti con alcuni dei Paesi limitrofi, la posizione geografica interna, le avverse condizioni climatiche e la mancanza di un sistema moderno di vie di comunicazione, che impediscono lo sviluppo di traffici interni e internazionali. La principale produzione industriale è quella del cotone, seguita da arachidi e riso. Grazie all’attuazione di programmi di rimboschimento, il sud del Paese ha visto crescere negli ultimi trent’anni la superficie occupata dalle foreste dal 16 al 25%. L’allevamento viene praticato soprattutto nella zona centrale del Sahel, mentre la pesca viene effettuata nel lago Ciad e nei fiumi Chari e Logone. Lo stato detiene quote di maggioranza in tutte le principali attività industriali. La risorsa mineraria più importante è il petrolio (giacimenti a Sédigi e Doba), e nel 2003, grazie ai finanziamenti della Banca Mondiale, si è cominciato a estrarre greggio anche a Komé e si è creato un oleodotto che collega i giacimenti con il Camerun. Gli scambi internazionali avvengono principalmente tramite porti esteri, mentre la capitale N’Djamena è dotata di un aeroporto internazionale.
Come risultato del conflitto in Darfur e della violenza interetnica della regione, oltre 280mila profughi sudanesi e 180mila sfollati vivono nei campi profughi del Ciad orientale. La presenza di diversi gruppi ribelli armati, prevalentemente lungo le aree di confine con il Sudan e la Libia (disseminate di mine antiuomo) e presso la triplice frontiera tra Ciad, Sudan e Repubblica Centrafricana, rende precaria la situazione della sicurezza. Il 15 gennaio 2010 Sudan e Ciad hanno firmato accordi per normalizzare le relazioni diplomatiche. Molto diffuso è il fenomeno del banditismo nelle strade a lunga percorrenza, in particolare nelle regioni settentrionali del Paese (Borkou, Ennedi e Tibesti). I rischi legati all’ambiente riguardano le elevate temperature, le tempeste di sabbia nel nord e le periodiche siccità. In Ciad la malaria e le malattie di origine idrica sono molto comuni e il Paese continua a soffrire di una epidemia di colera.
Capitale: N’Djamena
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 1.284.000 Km²
Popolazione: 10.975.648
Religioni: islamica (53%), cattolica (20%)
Lingue: francese e arabo (ufficiali), altre
Moneta: franco (CFA)
PIL: 2.000 USD
Livello di criticità: Medio
Divenuto indipendente dalla Francia l’11 agosto 1960, il Paese rimane sotto il controllo militare francese fino al 1964 quando Francois Tombalbaye, leader del Partito Progressista, diviene presidente dopo aver introdotto un sistema a partito unico. Nel 1975 Tombalaye viene ucciso durante un colpo di stato militare guidato dal generale Felix Malloum, che assume la presidenza. Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, il Ciad chiede aiuto alla Francia per contrastare i gruppi ribelli nel nord, finanziati e appoggiati dalla Libia. Nel 1978 al governo viene nominato Hissène Habré, leader di una fazione antilibica. Ma la situazione non migliora e nel 1982 la disputa territoriale con la Libia, relativa alla sovranità sulla striscia di Aozou, si aggrava. Nel 1996 Idriss Deby, leader del Movimento Patriottico di Salvezza, vince le prime elezioni multipartitiche, ma nel 1998 il Movimento per la Democrazia e la Giustizia avvia una nuova ribellione armata contro il governo. L’attacco della città di Adre, avvenuto nel dicembre 2005, segna la rottura delle relazioni diplomatiche con il Sudan. Migliaia di profughi sudanesi si rifugiano nel Paese per sfuggire alle violenze in Darfur. Lungo il confine tra i due Paesi viene imposto lo stato d’emergenza. Nel 2008 le Nazioni Unite intervengono per tentare di ripristinare la pace. Nell’aprile del 2010 i rapporti tra i due stati si sono normalizzati e sono state riaperte le frontiere. Alle elezioni dell’aprile 2011, Idriss Deby è riconfermato alla presidenza del Paese, che risulta attualmente suddiviso in 22 regioni.
Il Ciad è uno degli Stati più poveri del mondo, ed è pertanto sostenuto dal FMI e dalla Francia, con cui effettua la maggior parte dei propri scambi internazionali. L’inflazione si attesta al 5%. All’aggravarsi di questa situazione hanno contribuito nei decenni la latente instabilità politica, la guerra civile, i conflitti con alcuni dei Paesi limitrofi, la posizione geografica interna, le avverse condizioni climatiche e la mancanza di un sistema moderno di vie di comunicazione, che impediscono lo sviluppo di traffici interni e internazionali. La principale produzione industriale è quella del cotone, seguita da arachidi e riso. Grazie all’attuazione di programmi di rimboschimento, il sud del Paese ha visto crescere negli ultimi trent’anni la superficie occupata dalle foreste dal 16 al 25%. L’allevamento viene praticato soprattutto nella zona centrale del Sahel, mentre la pesca viene effettuata nel lago Ciad e nei fiumi Chari e Logone. Lo stato detiene quote di maggioranza in tutte le principali attività industriali. La risorsa mineraria più importante è il petrolio (giacimenti a Sédigi e Doba), e nel 2003, grazie ai finanziamenti della Banca Mondiale, si è cominciato a estrarre greggio anche a Komé e si è creato un oleodotto che collega i giacimenti con il Camerun. Gli scambi internazionali avvengono principalmente tramite porti esteri, mentre la capitale N’Djamena è dotata di un aeroporto internazionale.
Come risultato del conflitto in Darfur e della violenza interetnica della regione, oltre 280mila profughi sudanesi e 180mila sfollati vivono nei campi profughi del Ciad orientale. La presenza di diversi gruppi ribelli armati, prevalentemente lungo le aree di confine con il Sudan e la Libia (disseminate di mine antiuomo) e presso la triplice frontiera tra Ciad, Sudan e Repubblica Centrafricana, rende precaria la situazione della sicurezza. Il 15 gennaio 2010 Sudan e Ciad hanno firmato accordi per normalizzare le relazioni diplomatiche. Molto diffuso è il fenomeno del banditismo nelle strade a lunga percorrenza, in particolare nelle regioni settentrionali del Paese (Borkou, Ennedi e Tibesti). I rischi legati all’ambiente riguardano le elevate temperature, le tempeste di sabbia nel nord e le periodiche siccità. In Ciad la malaria e le malattie di origine idrica sono molto comuni e il Paese continua a soffrire di una epidemia di colera.

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