Emirati Arabi Uniti

Medio Oriente
Il Paese è costituito da sette emirati (Abu Dhabi, Ajman, Dubai, Fujaira, Ras al-Khaima, Sharja e Umm al-Qaywayn), riunitisi in federazione nel 1971. Prima della nascita della federazione, essi erano noti come gli “Stati della tregua”, con riferimento a una tregua imposta nel XIX secolo dal Regno britannico ad alcuni sceicchi arabi che sostenevano, piuttosto che contrastare, attività piratesche nel tratto di mare di loro competenza. Da allora, gli Emirati Arabi sono guidati dalla dinastia degli Al Nahyan di Abu Dhabi. Nel 1974 Abu Dhabi e Arabia Saudita trovano un accordo sui confini che li separano, salvo poi annullarlo nel 2006. Il confine con l’Oman viene invece ufficialmente delineato nel maggio del 1999. Nel 1990-91 gli Emirati Arabi Uniti partecipano alla Prima Guerra del Golfo a fianco della coalizione ONU. Il 2 novembre 2004 muore il primo presidente, Zayed bin Sultan Al Nahyan e gli succede il primo figlio, Khalifa bin Zayed Al Nahayan, scelto dal Consiglio Supremo. Dal 1971 ad oggi solo occasionalmente si sono sviluppate frizioni tra la dinastia al potere e quella degli Al Maktoum (Dubai), ma non sono mai stati raggiunti livelli tali da mettere in pericolo la stabilità dello Stato, che esercita un saldo controllo politico ed economico su tutto il territorio nazionale.
Gli Emirati Arabi Uniti si classificano ai primi posti nella graduatoria mondiale quanto a reddito pro capite, che raggiunge quasi i 50.000 USD (l’inflazione invece è quasi all'1%). La ricchezza del Paese deriva quasi esclusivamente dall’esportazione di risorse naturali, su cui si basa l’85% dell’economia nazionale. La risorsa principale è chiaramente il petrolio, estratto soprattutto nei giacimenti sottomarini di Umm Shaif e Zakum (collegati con oleodotto all’isola di Dās) e in quelli di Murban e Bu Hasa; mentre giacimenti di gas naturale si trovano ad Hail e Shuwaihat. Sono in continua crescita anche l’industria metallurgica (alluminio, acciaio e ferro), quella chimica e il settore tessile, le cui entrate entro i prossimi cinquant’anni anni supereranno quelle derivanti dal petrolio e dalle esportazioni di gas naturale. Gli enormi introiti derivanti dalla vendita del greggio hanno permesso al Paese di risolvere i tradizionali problemi riguardanti sanità, istruzione e previdenza sociale e di investire sulla realizzazione di numerose opere pubbliche, molte delle quali sono diventate vere e proprie attrazioni per i turisti. Fra queste vi sono: il Burj Khalifa, l’edificio più alto del mondo, il Dubai World Central International Airport, le tre Palm Islands (le isole artificiali più grandi al mondo), il Dubai Mall, l’arcipelago artificiale The World, Dubailand (che dovrebbe essere due volte le dimensioni di Disney World) e la Dubai Sports City. Infine, il fatto che gli Emirati Arabi Uniti siano in pratica un paradiso fiscale ha attratto capitali stranieri e favorito gli investimenti da ogni parte del globo. I principali partner commerciali, stimolati dal regime di tassazione favorevole, sono: Giappone e Corea del Sud per le esportazioni, Stati Uniti, Cina, India, Germania, Giappone, Regno Unito e Francia per le importazioni.
Il rischio criminalità negli Emirati Arabi Uniti è tendenzialmente basso. Zone di cautela, in cui il rischio è comparativamente maggiore, si segnalano negli emirati di Sharjah e Dubai, mentre Abu Dhabi è comunemente ritenuto più sicuro del resto del Paese, poiché il controllo delle forze di polizia è più serrato. Occasionalmente sorgono rivalità tra gli emirati, ma l’attuale crisi economica ha avuto la funzione di ricompattare le schiere interne, spegnendo le tensioni. Il terrorismo endogeno è pertanto scarso, in riferimento a eventi di matrice politica, autonomistica e religiosa. Per quanto riguarda il terrorismo internazionale, invece, nel corso degli ultimi anni si sono verificati alcuni eventi minori, originati dall’avversione alla posizione filo-occidentale che caratterizza gli Emirati e dalla volontà delle reti del terrore di sfruttare una vetrina di sicuro impatto mediatico. Dubai, in particolare, ha forti legami economici con l’Iran (con il quale gli Emirati hanno invece una disputa territoriale in corso sulle isole di Abu Musa, Grande Tunb e Piccola Tunb) e taluni manifestano il sospetto, sinora privo di riscontri, che tra la popolazione iraniana presente a Dubai possano facilmente nascondersi cellule di infiltrati pronte ad attivarsi contro le istituzioni locali. Inoltre, le reti di contrabbando regionali, favorite dalla porosità dei confini, potrebbero fornire supporto a un eventuale attacco, sebbene le forze di sicurezza interne siano state finora efficaci nell’impedire il verificarsi di eventi su larga scala.
Capitale: Abu Dhabi
Ordinamento: Federazione di emirati
Superficie: 83.600 km²
Popolazione: 5.473.972
Religioni: islamica
Lingue: arabo (ufficiale), persiano, inglese
Moneta: dirham (AED)
PIL: 49.800 USD
Livello di criticità: Medio
Il Paese è costituito da sette emirati (Abu Dhabi, Ajman, Dubai, Fujaira, Ras al-Khaima, Sharja e Umm al-Qaywayn), riunitisi in federazione nel 1971. Prima della nascita della federazione, essi erano noti come gli “Stati della tregua”, con riferimento a una tregua imposta nel XIX secolo dal Regno britannico ad alcuni sceicchi arabi che sostenevano, piuttosto che contrastare, attività piratesche nel tratto di mare di loro competenza. Da allora, gli Emirati Arabi sono guidati dalla dinastia degli Al Nahyan di Abu Dhabi. Nel 1974 Abu Dhabi e Arabia Saudita trovano un accordo sui confini che li separano, salvo poi annullarlo nel 2006. Il confine con l’Oman viene invece ufficialmente delineato nel maggio del 1999. Nel 1990-91 gli Emirati Arabi Uniti partecipano alla Prima Guerra del Golfo a fianco della coalizione ONU. Il 2 novembre 2004 muore il primo presidente, Zayed bin Sultan Al Nahyan e gli succede il primo figlio, Khalifa bin Zayed Al Nahayan, scelto dal Consiglio Supremo. Dal 1971 ad oggi solo occasionalmente si sono sviluppate frizioni tra la dinastia al potere e quella degli Al Maktoum (Dubai), ma non sono mai stati raggiunti livelli tali da mettere in pericolo la stabilità dello Stato, che esercita un saldo controllo politico ed economico su tutto il territorio nazionale.
Gli Emirati Arabi Uniti si classificano ai primi posti nella graduatoria mondiale quanto a reddito pro capite, che raggiunge quasi i 50.000 USD (l’inflazione invece è quasi all'1%). La ricchezza del Paese deriva quasi esclusivamente dall’esportazione di risorse naturali, su cui si basa l’85% dell’economia nazionale. La risorsa principale è chiaramente il petrolio, estratto soprattutto nei giacimenti sottomarini di Umm Shaif e Zakum (collegati con oleodotto all’isola di Dās) e in quelli di Murban e Bu Hasa; mentre giacimenti di gas naturale si trovano ad Hail e Shuwaihat. Sono in continua crescita anche l’industria metallurgica (alluminio, acciaio e ferro), quella chimica e il settore tessile, le cui entrate entro i prossimi cinquant’anni anni supereranno quelle derivanti dal petrolio e dalle esportazioni di gas naturale. Gli enormi introiti derivanti dalla vendita del greggio hanno permesso al Paese di risolvere i tradizionali problemi riguardanti sanità, istruzione e previdenza sociale e di investire sulla realizzazione di numerose opere pubbliche, molte delle quali sono diventate vere e proprie attrazioni per i turisti. Fra queste vi sono: il Burj Khalifa, l’edificio più alto del mondo, il Dubai World Central International Airport, le tre Palm Islands (le isole artificiali più grandi al mondo), il Dubai Mall, l’arcipelago artificiale The World, Dubailand (che dovrebbe essere due volte le dimensioni di Disney World) e la Dubai Sports City. Infine, il fatto che gli Emirati Arabi Uniti siano in pratica un paradiso fiscale ha attratto capitali stranieri e favorito gli investimenti da ogni parte del globo. I principali partner commerciali, stimolati dal regime di tassazione favorevole, sono: Giappone e Corea del Sud per le esportazioni, Stati Uniti, Cina, India, Germania, Giappone, Regno Unito e Francia per le importazioni.
Il rischio criminalità negli Emirati Arabi Uniti è tendenzialmente basso. Zone di cautela, in cui il rischio è comparativamente maggiore, si segnalano negli emirati di Sharjah e Dubai, mentre Abu Dhabi è comunemente ritenuto più sicuro del resto del Paese, poiché il controllo delle forze di polizia è più serrato. Occasionalmente sorgono rivalità tra gli emirati, ma l’attuale crisi economica ha avuto la funzione di ricompattare le schiere interne, spegnendo le tensioni. Il terrorismo endogeno è pertanto scarso, in riferimento a eventi di matrice politica, autonomistica e religiosa. Per quanto riguarda il terrorismo internazionale, invece, nel corso degli ultimi anni si sono verificati alcuni eventi minori, originati dall’avversione alla posizione filo-occidentale che caratterizza gli Emirati e dalla volontà delle reti del terrore di sfruttare una vetrina di sicuro impatto mediatico. Dubai, in particolare, ha forti legami economici con l’Iran (con il quale gli Emirati hanno invece una disputa territoriale in corso sulle isole di Abu Musa, Grande Tunb e Piccola Tunb) e taluni manifestano il sospetto, sinora privo di riscontri, che tra la popolazione iraniana presente a Dubai possano facilmente nascondersi cellule di infiltrati pronte ad attivarsi contro le istituzioni locali. Inoltre, le reti di contrabbando regionali, favorite dalla porosità dei confini, potrebbero fornire supporto a un eventuale attacco, sebbene le forze di sicurezza interne siano state finora efficaci nell’impedire il verificarsi di eventi su larga scala.

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