Gabon
Africa
Colonia portoghese dal 1472 poi francese dal 1839, il Gabon conquista la sua indipendenza solo quando la Federazione dei Territori dell’Africa Equatoriale Francese (cui appartiene dalla fine dell’Ottocento insieme a Congo Centrale, Repubblica Centrafricana e Ciad) cessa di esistere. Il 17 agosto 1960 viene quindi firmata l’indipendenza della Republique Gabonaise, la cui scena politica è dominata principalmente da due partiti: il Bloc Democratique Gabonais (BDG) guidato da Leon M’Ba e la Union Democratique et Sociale Gabonaise (UDSG) di J.H. Aubame. Fallito un primo tentativo elettorale, nel 1961 i due partiti prendono la decisione di presentare una lista unica di candidati. M’Ba viene così eletto presidente, mentre Aubame va a ricoprire il ruolo di ministro degli Esteri. Nel 1967, alla morte di M’Ba, succede il suo vice Omar Bongo, che instaura un regime monopartitico (il BDG si trasforma in PDG, Parti Démocratique Gabonais). Le prime elezioni multipartitiche si svolgono nel settembre del 1993 e Bongo viene rieletto - senza il placet dell’opposizione - con il 51% delle preferenze. Nonostante un governo di unità nazionale instaurato l’anno successivo, le manifestazioni di piazza non si placano e l’equilibrio politico si fa sempre più instabile. Nel 2009 Bongo muore e le elezioni, indette l’anno successivo, premiano suo figlio Ali Bongo con quasi il 42% delle preferenze. A distanza di ormai quattro anni dalla sua elezione, la situazione nel Paese sembra essersi normalizzata, sebbene il nuovo presidente continui a non riconoscere alcuna forma di opposizione.
Nonostante possegga importanti materie prime, l’economia del Gabon dipende storicamente dai prestiti internazionali che arrivano soprattutto dalla Francia, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale (l’inflazione è al 2,7%). Il sottosuolo, non adeguatamente sfruttato, è ricco di petrolio, manganese, gas naturale, ferro, fosfati, oro e diamanti. Recentemente sono stati scoperti giacimenti di barite, talco, niobio, piombo, zinco e rame. Dal 1999 è cessata - causa esaurimento - l’estrazione di uranio. A Port-Gentil sono in attività diversi stabilimenti per la lavorazione del legname, specie l’okoumé, impiegato per la fabbricazione del compensato. L’agricoltura, l’allevamento e la pesca garantiscono invece esclusivamente il sostentamento interno.
Il Gabon è considerato uno dei Paesi africani più sicuri. La microcriminalità, infatti, è limitata alle periferie e alle zone più malfamate della capitale Libreville e di Port-Gentil. Il banditismo è circoscritto alle aree di confine con il Camerun. Sebbene racchiuda oltre quaranta etnie, il Gabon è l’unica nazione africana a non aver mai conosciuto lotte intestine per la conquista del potere. Anche il rapporto con i Paesi limitrofi è piuttosto pacifico, considerando anche il ruolo di intermediario e di conciliatore ricoperto dal Paese nell’Africa Centrale. Il rischio di attacchi terroristici è piuttosto basso. L’unico vero pericolo, proveniente dall’ambiente, è rappresentato dalle piogge torrenziali che si abbattono sul Paese da settembre a maggio.
Capitale: Libreville
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 267.667 km²
Popolazione: 1.640.286
Religioni: cristiana (70%), islamica (5%)
Lingue: francese (ufficiale), idiomi locali
Moneta: franco (FCA)
PIL: 16.800 USD
Livello di criticità: Basso
Colonia portoghese dal 1472 poi francese dal 1839, il Gabon conquista la sua indipendenza solo quando la Federazione dei Territori dell’Africa Equatoriale Francese (cui appartiene dalla fine dell’Ottocento insieme a Congo Centrale, Repubblica Centrafricana e Ciad) cessa di esistere. Il 17 agosto 1960 viene quindi firmata l’indipendenza della Republique Gabonaise, la cui scena politica è dominata principalmente da due partiti: il Bloc Democratique Gabonais (BDG) guidato da Leon M’Ba e la Union Democratique et Sociale Gabonaise (UDSG) di J.H. Aubame. Fallito un primo tentativo elettorale, nel 1961 i due partiti prendono la decisione di presentare una lista unica di candidati. M’Ba viene così eletto presidente, mentre Aubame va a ricoprire il ruolo di ministro degli Esteri. Nel 1967, alla morte di M’Ba, succede il suo vice Omar Bongo, che instaura un regime monopartitico (il BDG si trasforma in PDG, Parti Démocratique Gabonais). Le prime elezioni multipartitiche si svolgono nel settembre del 1993 e Bongo viene rieletto - senza il placet dell’opposizione - con il 51% delle preferenze. Nonostante un governo di unità nazionale instaurato l’anno successivo, le manifestazioni di piazza non si placano e l’equilibrio politico si fa sempre più instabile. Nel 2009 Bongo muore e le elezioni, indette l’anno successivo, premiano suo figlio Ali Bongo con quasi il 42% delle preferenze. A distanza di ormai quattro anni dalla sua elezione, la situazione nel Paese sembra essersi normalizzata, sebbene il nuovo presidente continui a non riconoscere alcuna forma di opposizione.
Nonostante possegga importanti materie prime, l’economia del Gabon dipende storicamente dai prestiti internazionali che arrivano soprattutto dalla Francia, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale (l’inflazione è al 2,7%). Il sottosuolo, non adeguatamente sfruttato, è ricco di petrolio, manganese, gas naturale, ferro, fosfati, oro e diamanti. Recentemente sono stati scoperti giacimenti di barite, talco, niobio, piombo, zinco e rame. Dal 1999 è cessata - causa esaurimento - l’estrazione di uranio. A Port-Gentil sono in attività diversi stabilimenti per la lavorazione del legname, specie l’okoumé, impiegato per la fabbricazione del compensato. L’agricoltura, l’allevamento e la pesca garantiscono invece esclusivamente il sostentamento interno.
Il Gabon è considerato uno dei Paesi africani più sicuri. La microcriminalità, infatti, è limitata alle periferie e alle zone più malfamate della capitale Libreville e di Port-Gentil. Il banditismo è circoscritto alle aree di confine con il Camerun. Sebbene racchiuda oltre quaranta etnie, il Gabon è l’unica nazione africana a non aver mai conosciuto lotte intestine per la conquista del potere. Anche il rapporto con i Paesi limitrofi è piuttosto pacifico, considerando anche il ruolo di intermediario e di conciliatore ricoperto dal Paese nell’Africa Centrale. Il rischio di attacchi terroristici è piuttosto basso. L’unico vero pericolo, proveniente dall’ambiente, è rappresentato dalle piogge torrenziali che si abbattono sul Paese da settembre a maggio.