Giordania

Medio Oriente
Indipendente dal Regno Unito a partire dal 1946, l’Emirato di Transgiordania diventa Regno Hascemita di Giordania nel 1950, in seguito all’annessione della confinante Cisgiordania (West Bank), poi occupata da Israele nel 1967 durante la Guerra dei Sei Giorni. Il conseguente flusso migratorio di profughi palestinesi determina un progressivo peggioramento dei rapporti tra rifugiati e monarchia hascemita, rinsaldati solo nel 1974 con il riconoscimento da parte della Giordania dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e nel 1988, con la rinuncia ufficiale a ogni pretesa sui territori cisgiordani. Unico Paese del mondo arabo - oltre all’Egitto - a riconoscere ufficialmente lo Stato di Israele con il trattato di pace del 1994, la Giordania è una delle nazioni più liberali dell’area mediorientale: nel 1991, infatti, è stato introdotto il multipartitismo e sono stati concessi i diritti politici alle donne. Dalle prime elezioni multipartitiche del 1993 si è intensificata l’opposizione dell’islamismo radicale del Fronte d’Azione Islamico, braccio politico dei Fratelli Musulmani, estremamente critico verso l’apertura a Israele e in generale all’occidente. Nel 1999 Abdullah II succede al trono del padre Hussein, al potere dal 1952. Il 27 aprile 2012 il re ha affidato all’ex Primo Ministro Fayez Tarawneh l’incarico di formare un nuovo governo dopo le dimissioni dalla guida dell’esecutivo di Awn Khassawne, criticato dall’opinione pubblica per non essere stato in grado di avviare un valido percorso di riforme economiche. Le elezioni del nuovo Parlamento del 23 gennaio 2013, indette come parte del processo di riforma, hanno attribuito la vittoria alle forze leali al re. Le forze islamiche hanno ottenuto 37 seggi su 150 nonostante il boicottaggio dei Fratelli Musulmani.
Nonostante stia attraversando una fase di crescita, la Giordania  soffre l’aridità e la limitata fertilità dei suoi territori. Nel complesso, la produzione agricola non è in grado di coprire le richieste del mercato interno, mentre è molto praticato l’allevamento (ovini, caprini e volatili da cortile). Scarseggiano anche le risorse minerarie: vengono estratti ed esportati fosfati e sali potassici, mentre la produzione di petrolio è insufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico nazionale. Fatto che costringe il Paese a importarlo dall’Arabia Saudita e dall’Iraq, con il quale i rapporti si sono ristabiliti all’inizio del 2007 al termine del conflitto iracheno che ha visto la Giordania schierata a sostegno degli Usa. Dal 2003 arriva invece gas naturale dall’Egitto. Grazie a una cooperazione industriale avviata anche con Israele, a seguito del trattato di pace del 1994, nella città di Irbid è stata creata una zona di scambio parzialmente esente da dazi e tasse. Altre zone franche sono state istituite ad Al Aqabah, ad Az Zarqa, lungo la frontiera siriana e nei pressi dell’aeroporto di Amman. Una risorsa importante per il Paese è rappresentata dal turismo: famosi sono il sito di Petra, i resti archeologici pre-islamici, le località termali del mar Morto e la località marina di Aqaba. I principali partner commerciali sono: Arabia Saudita, Cina, Unione Europea (Germania e Italia), Stati Uniti, Iraq e India.
Come tutto il Medio Oriente, anche la Giordania sta attraversando una fase di profondo cambiamento. Dal gennaio 2011, nella Capitale Amman e nelle altre grandi città (Zarqa, Irbid, Aqaba) si sono verificate con regolarità manifestazioni che, ad eccezione del 25 marzo 2011, non sono mai degenerate in gravi episodi di violenza. A causa di una politica estera filo-occidentale (il Paese ha appoggiato gli Usa nella Prima e nella Seconda Guerra del Golfo ed è in ottimi rapporti con Israele), la Giordania è uno dei principali obiettivi in Medio Oriente per gli attacchi terroristici di Al Qaeda. Nel novembre 2005 sono stati colpiti tre grandi hotel internazionali ad Amman, causando 60 vittime e oltre 100 feriti, mentre nell’aprile e nell’agosto 2010 razzi di ignota provenienza hanno colpito rispettivamente il porto e un lussuoso albergo ad Aqaba, sul Mar Rosso. Dall’inizio della crisi siriana, la Giordania ospita rifugiati siriani che, al momento, sono circa 140mila.  Qui ha riparato anche l’ex premier siriano Riyad Hijab, scappato da Damasco prima dell’annuncio delle sue dimissioni.
Capitale: Amman
Ordinamento: Monarchia costituzionale
Superficie: 89.342 km²
Popolazione: 6.508.887
Religioni: islamica sunnita (92%), ortodossa
Lingue: arabo, inglese
Moneta: dinaro giordano (JOD)
PIL: 6.000 USD
Livello di criticità: Medio
Indipendente dal Regno Unito a partire dal 1946, l’Emirato di Transgiordania diventa Regno Hascemita di Giordania nel 1950, in seguito all’annessione della confinante Cisgiordania (West Bank), poi occupata da Israele nel 1967 durante la Guerra dei Sei Giorni. Il conseguente flusso migratorio di profughi palestinesi determina un progressivo peggioramento dei rapporti tra rifugiati e monarchia hascemita, rinsaldati solo nel 1974 con il riconoscimento da parte della Giordania dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e nel 1988, con la rinuncia ufficiale a ogni pretesa sui territori cisgiordani. Unico Paese del mondo arabo - oltre all’Egitto - a riconoscere ufficialmente lo Stato di Israele con il trattato di pace del 1994, la Giordania è una delle nazioni più liberali dell’area mediorientale: nel 1991, infatti, è stato introdotto il multipartitismo e sono stati concessi i diritti politici alle donne. Dalle prime elezioni multipartitiche del 1993 si è intensificata l’opposizione dell’islamismo radicale del Fronte d’Azione Islamico, braccio politico dei Fratelli Musulmani, estremamente critico verso l’apertura a Israele e in generale all’occidente. Nel 1999 Abdullah II succede al trono del padre Hussein, al potere dal 1952. Il 27 aprile 2012 il re ha affidato all’ex Primo Ministro Fayez Tarawneh l’incarico di formare un nuovo governo dopo le dimissioni dalla guida dell’esecutivo di Awn Khassawne, criticato dall’opinione pubblica per non essere stato in grado di avviare un valido percorso di riforme economiche. Le elezioni del nuovo Parlamento del 23 gennaio 2013, indette come parte del processo di riforma, hanno attribuito la vittoria alle forze leali al re. Le forze islamiche hanno ottenuto 37 seggi su 150 nonostante il boicottaggio dei Fratelli Musulmani.
Nonostante stia attraversando una fase di crescita, la Giordania  soffre l’aridità e la limitata fertilità dei suoi territori. Nel complesso, la produzione agricola non è in grado di coprire le richieste del mercato interno, mentre è molto praticato l’allevamento (ovini, caprini e volatili da cortile). Scarseggiano anche le risorse minerarie: vengono estratti ed esportati fosfati e sali potassici, mentre la produzione di petrolio è insufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico nazionale. Fatto che costringe il Paese a importarlo dall’Arabia Saudita e dall’Iraq, con il quale i rapporti si sono ristabiliti all’inizio del 2007 al termine del conflitto iracheno che ha visto la Giordania schierata a sostegno degli Usa. Dal 2003 arriva invece gas naturale dall’Egitto. Grazie a una cooperazione industriale avviata anche con Israele, a seguito del trattato di pace del 1994, nella città di Irbid è stata creata una zona di scambio parzialmente esente da dazi e tasse. Altre zone franche sono state istituite ad Al Aqabah, ad Az Zarqa, lungo la frontiera siriana e nei pressi dell’aeroporto di Amman. Una risorsa importante per il Paese è rappresentata dal turismo: famosi sono il sito di Petra, i resti archeologici pre-islamici, le località termali del mar Morto e la località marina di Aqaba. I principali partner commerciali sono: Arabia Saudita, Cina, Unione Europea (Germania e Italia), Stati Uniti, Iraq e India.
Come tutto il Medio Oriente, anche la Giordania sta attraversando una fase di profondo cambiamento. Dal gennaio 2011, nella Capitale Amman e nelle altre grandi città (Zarqa, Irbid, Aqaba) si sono verificate con regolarità manifestazioni che, ad eccezione del 25 marzo 2011, non sono mai degenerate in gravi episodi di violenza. A causa di una politica estera filo-occidentale (il Paese ha appoggiato gli Usa nella Prima e nella Seconda Guerra del Golfo ed è in ottimi rapporti con Israele), la Giordania è uno dei principali obiettivi in Medio Oriente per gli attacchi terroristici di Al Qaeda. Nel novembre 2005 sono stati colpiti tre grandi hotel internazionali ad Amman, causando 60 vittime e oltre 100 feriti, mentre nell’aprile e nell’agosto 2010 razzi di ignota provenienza hanno colpito rispettivamente il porto e un lussuoso albergo ad Aqaba, sul Mar Rosso. Dall’inizio della crisi siriana, la Giordania ospita rifugiati siriani che, al momento, sono circa 140mila.  Qui ha riparato anche l’ex premier siriano Riyad Hijab, scappato da Damasco prima dell’annuncio delle sue dimissioni.

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