Grecia
Europa
Culla della civiltà occidentale e patria della democrazia, la Grecia moderna nasce in seguito alla guerra d’indipendenza (1821-1832) che la affranca dall’Impero Ottomano. Nel Novecento, nel secondo dopoguerra, la Grecia sperimentò un periodo prolungato di guerra civile con due formazioni contrapposte di destra e di sinistra, rispettivamente spalleggiate dall’Occidente e dall’URSS. Nel 1967 un colpo di stato instaura la cosiddetta “dittatura dei colonnelli”, ma le tensioni e le violenze continuano nell’arco dei successivi trent’anni. La politica greca è travagliata anche sul piano internazionale, a causa dei contrasti con la Turchia sulla questione di Cipro e, più recentemente, con la Macedonia per la denominazione assunta dall’ex territorio jugoslavo. Una nuova dittatura, instaurata nel 1973 attraverso un nuovo colpo di stato, cade in seguito al tentativo di impossessarsi di Cipro nel 1974. La democrazia viene perciò restaurata e la Grecia diviene repubblica parlamentare, con una nuova Costituzione promulgata nel 1975. Da allora, due partiti politici hanno dominato la scena politica greca: Nuova Democrazia (ND) e il Partito Socialista Panellenico. La gravissima crisi economica degli ultimi anni ha fatto ripiombare la Grecia nell’instabilità politica con la crescita di partiti radicali e neonazisti, massicce proteste di piazza e difficoltà nel formare un governo capace di trainare il Paese lontano dal rischio collasso. Dal giugno 2012 al gennaio 2015 il primo ministro è stato il leader di Nuova Democrazia, Antonis Samaras. Nel dicembre del 2014, dopo tre tentativi falliti per la nomina del nuovo presidente della Repubblica, la Grecia è tornata al voto. Le elezioni politiche del 25 gennaio 2015 sono state vinte con il 36,34% dei voti e 149 seggi dal partito di sinistra radicale SYRIZA guidato dal candidato premier Alexis Tsipras. Per ottenere la maggioranza assoluta e formare un governo autonomo, Tsipras ha trovato un accordo con il partito di destra anti-euro Anel (Greci Indipendenti). Il nuovo primo ministro ha assunto l’incarico il 26 gennaio 2015. Il 18 febbraio 2015, con 233 voti favorevoli su 300, Prokopis Pavlopoulos, 65 anni, candidato anche del partito Syriza, è stato eletto nuovo presidente della Repubblica greca in sostituzione di Karolos Papoulias.
L’economia della Grecia ha subito sostanziali trasformazioni tra il 1950 il 1973, periodo in cui ebbe uno dei tassi di crescita più alti del mondo (una media del 7%). Nel 1981 la Grecia entrò a far parte della Comunità Europea e nel 2002 ha adottato l’euro. Turismo e marina mercantile sono i settori che rappresentano la punta di diamante dell’economia greca. Ma dopo anni di crescita grazie a un innalzamento dei consumi e al sistema europeo di prestiti agevolati, la crisi finanziaria globale ha spinto la Grecia in una profonda recessione, alimentata anche da una cattiva gestione delle finanze pubbliche, dall’altissimo livello di corruzione, dall’evasione fiscale e dal ripetuto declassamento delle agenzie di rating. Con ciò arrivando alla valutazione “SD”, il selective default, che precede l’insolvenza totale di un Paese. L’UE e l’FMI hanno pertanto predisposto un primo prestito di 110 miliardi di euro e un secondo di 130 miliardi, imponendo però alla Grecia l’applicazione di rigidissime politiche di austerity. Il governo si è visto costretto ad effettuare tagli e privatizzazioni per poter sembrare credibile agli occhi dei creditori internazionali in funzione delle concessioni economiche: i tagli alle pensioni, la mobilità degli statali, le ingenti tasse sugli immobili, insieme a un alto valore delle percentuali di disoccupazione, hanno creato un crescente malcontento tra la popolazione.
La Grecia presenta attualmente molte criticità. Le precarie condizioni economiche in cui versa il Paese comportano un rischio di ordine pubblico e sicurezza nel caso di manifestazioni di piazza, che spesso sono sfociate in violenza, con il lancio di molotov e assedio al palazzo del parlamento. Il sistema politico stesso, a causa di malgoverno e di uno dei livelli di corruzione più alti in Europa, si è dimostrato fragile, come hanno dimostrato anche le recenti elezioni del maggio 2012. Lo scenario politico frammentato uscito fuori dalle urne ha reso estremamente difficoltoso formare il governo, con vari tentativi falliti prima di arrivare all’incarico dell’attuale premier Samaras. In Grecia è anche alto il rischio terrorismo, sia quello di matrice islamica (rischio che condivide con gli altri Paesi europei) che quello interno, di matrice anarchica. Una rete di anarchici e di gruppi a vario titolo eversivi si è dichiaratamente addestrata negli scontri di piazza di Atene, per poi portare la protesta in numerosi altri Paesi europei.
Capitale: Atene
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 131.957 km²
Popolazione: 10.767.827
Religioni: ortodossa (98%), islamica (1%)
Lingue: greco
Moneta: euro (EUR)
PIL: 26.300 USD
Livello di criticità: Medio
Culla della civiltà occidentale e patria della democrazia, la Grecia moderna nasce in seguito alla guerra d’indipendenza (1821-1832) che la affranca dall’Impero Ottomano. Nel Novecento, nel secondo dopoguerra, la Grecia sperimentò un periodo prolungato di guerra civile con due formazioni contrapposte di destra e di sinistra, rispettivamente spalleggiate dall’Occidente e dall’URSS. Nel 1967 un colpo di stato instaura la cosiddetta “dittatura dei colonnelli”, ma le tensioni e le violenze continuano nell’arco dei successivi trent’anni. La politica greca è travagliata anche sul piano internazionale, a causa dei contrasti con la Turchia sulla questione di Cipro e, più recentemente, con la Macedonia per la denominazione assunta dall’ex territorio jugoslavo. Una nuova dittatura, instaurata nel 1973 attraverso un nuovo colpo di stato, cade in seguito al tentativo di impossessarsi di Cipro nel 1974. La democrazia viene perciò restaurata e la Grecia diviene repubblica parlamentare, con una nuova Costituzione promulgata nel 1975. Da allora, due partiti politici hanno dominato la scena politica greca: Nuova Democrazia (ND) e il Partito Socialista Panellenico. La gravissima crisi economica degli ultimi anni ha fatto ripiombare la Grecia nell’instabilità politica con la crescita di partiti radicali e neonazisti, massicce proteste di piazza e difficoltà nel formare un governo capace di trainare il Paese lontano dal rischio collasso. Dal giugno 2012 al gennaio 2015 il primo ministro è stato il leader di Nuova Democrazia, Antonis Samaras. Nel dicembre del 2014, dopo tre tentativi falliti per la nomina del nuovo presidente della Repubblica, la Grecia è tornata al voto. Le elezioni politiche del 25 gennaio 2015 sono state vinte con il 36,34% dei voti e 149 seggi dal partito di sinistra radicale SYRIZA guidato dal candidato premier Alexis Tsipras. Per ottenere la maggioranza assoluta e formare un governo autonomo, Tsipras ha trovato un accordo con il partito di destra anti-euro Anel (Greci Indipendenti). Il nuovo primo ministro ha assunto l’incarico il 26 gennaio 2015. Il 18 febbraio 2015, con 233 voti favorevoli su 300, Prokopis Pavlopoulos, 65 anni, candidato anche del partito Syriza, è stato eletto nuovo presidente della Repubblica greca in sostituzione di Karolos Papoulias.
L’economia della Grecia ha subito sostanziali trasformazioni tra il 1950 il 1973, periodo in cui ebbe uno dei tassi di crescita più alti del mondo (una media del 7%). Nel 1981 la Grecia entrò a far parte della Comunità Europea e nel 2002 ha adottato l’euro. Turismo e marina mercantile sono i settori che rappresentano la punta di diamante dell’economia greca. Ma dopo anni di crescita grazie a un innalzamento dei consumi e al sistema europeo di prestiti agevolati, la crisi finanziaria globale ha spinto la Grecia in una profonda recessione, alimentata anche da una cattiva gestione delle finanze pubbliche, dall’altissimo livello di corruzione, dall’evasione fiscale e dal ripetuto declassamento delle agenzie di rating. Con ciò arrivando alla valutazione “SD”, il selective default, che precede l’insolvenza totale di un Paese. L’UE e l’FMI hanno pertanto predisposto un primo prestito di 110 miliardi di euro e un secondo di 130 miliardi, imponendo però alla Grecia l’applicazione di rigidissime politiche di austerity. Il governo si è visto costretto ad effettuare tagli e privatizzazioni per poter sembrare credibile agli occhi dei creditori internazionali in funzione delle concessioni economiche: i tagli alle pensioni, la mobilità degli statali, le ingenti tasse sugli immobili, insieme a un alto valore delle percentuali di disoccupazione, hanno creato un crescente malcontento tra la popolazione.
La Grecia presenta attualmente molte criticità. Le precarie condizioni economiche in cui versa il Paese comportano un rischio di ordine pubblico e sicurezza nel caso di manifestazioni di piazza, che spesso sono sfociate in violenza, con il lancio di molotov e assedio al palazzo del parlamento. Il sistema politico stesso, a causa di malgoverno e di uno dei livelli di corruzione più alti in Europa, si è dimostrato fragile, come hanno dimostrato anche le recenti elezioni del maggio 2012. Lo scenario politico frammentato uscito fuori dalle urne ha reso estremamente difficoltoso formare il governo, con vari tentativi falliti prima di arrivare all’incarico dell’attuale premier Samaras. In Grecia è anche alto il rischio terrorismo, sia quello di matrice islamica (rischio che condivide con gli altri Paesi europei) che quello interno, di matrice anarchica. Una rete di anarchici e di gruppi a vario titolo eversivi si è dichiaratamente addestrata negli scontri di piazza di Atene, per poi portare la protesta in numerosi altri Paesi europei.