Kazakhstan
Asia Centrale
Aggiornata al Maggio 2017 - Da sempre sotto l’egemonia della grande madre Russia, solo nel giugno 1990 Mosca ha dichiarato formalmente abolita la propria sovranità sul Kazakhstan, consentendo l’elaborazione di una Costituzione nazionale, che ha poi preso forma nel 1995 (emendata nel 1998 e nel 2007). Nel 1990, Nursultan Nazarbayev è così stato eletto Presidente dal Parlamento kazako e poi Presidente della Repubblica nel dicembre 1991. Dopo la formale dissoluzione dell’URSS, Nazarbayev è riuscito a limitare l’impatto economico e sociale negativo avvenuto a seguito della scissione, favorendo l’armonizzazione tra le differenti etnie. Nel 1998 la capitale kazaka, da Almaty è stata spostata al Nord, ad Astana. Dopo il 2001, il Kazakhstan ha rinsaldato i propri legami con i governi occidentali, offrendo l’uso delle sue basi militari e del suo spazio aereo per ragioni umanitarie o scopi bellici, così come avvenuto durante la campagna militare in Afghanistan. Nel febbraio 2012 Nazarbayev è stato riconfermato con il 95,5% dei voti per la quinta volta presidente, nonostante i dubbi degli osservatori internazionali dell’OSCE, circa la mancanza di trasparenza durante le elezioni. Benché formalmente il Kazakhstan sia una repubblica presidenziale, di fatto Nazarbayev ha costituito una dittatura fortemente personalistica che da oltre venti anni gli assicura la guida del Paese. Nazarbayev ha concentrato ampi poteri nelle sue mani ed è stato più volte accusato di sopprimere qualsiasi forma di dissenso, come dimostrano le decine di arresti contro manifestanti anti-governativi nel maggio 2016.
A seguito del crollo dell’URSS, nei primi anni Novanta il Kazakhstan ha subito un grave declino, accusando cali molto vistosi soprattutto nel settore industriale. Tra il 1995 e il 1999 il Paese è stato messo in ginocchio da due pesanti recessioni, che hanno frenato la liberalizzazione dell’economia evidenziando gli squilibri tra i settori produttivi, la disorganizzazione dei mercati e le attività dei gruppi di pressione illegali. Il Kazakhstan è comunque riuscito a reagire, sfruttando soprattutto i propri giacimenti minerari: ferro (prevalentemente nel Kustanaj), carbone (per lo più nel bacino di Karagandy), gas naturale e petrolio (principalmente nella valle dell’Emba nella penisola di Mangyšlak e nel Mar Caspio). Il Kazakhstan dispone inoltre del più grande giacimento di petrolio scoperto negli ultimi trent’anni, a Kashagan, le cui potenzialità tuttavia non sono ancora state sfruttate per via delle difficoltà ambientali e logistiche della zona. Il Paese è inoltre il secondo produttore asiatico e tra i primi al mondo di: alluminio, piombo, argento e zinco. Abbondano, infine, bauxite, oro, rame, nichel, manganese, cromite, fosforite, amianto, nefelina. I ricchi giacimenti alimentano di conseguenza numerosi complessi industriali, operanti soprattutto nei settori siderurgico e metallurgico (ghisa, acciaio, rame, alluminio, etc.), meccanico e chimico. Per ciò che concerne le esportazioni, i principali partner verso cui esporta sono l’Unione Europea (Italia, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito), la Svizzera, la Russia e la Cina.
Il Kazakhstan soffre la debolezza del proprio sistema giudiziario e amministrativo, la corruzione di alcuni membri della dirigenza politica e il loro coinvolgimento in attività criminali, rappresentano una problematica abbastanza seria. Un altro fattore di rischio nazionale è rappresentato dalla criminalità organizzata centro-asiatica e internazionale, le cui reti si occupano di droga, traffico di uomini e armi, riciclaggio di denaro e contraffazione. Il rischio di manifestazioni o attentati di matrice politica è decisamente basso, nonostante recenti proteste antigovernative. Negli ultimi anni, però, il governo ha invitato a prestare particolare attenzione a eventuali episodi estremistici di natura religiosa o etnica, adottando diverse misure al fine di contenere le minacce del terrorismo a livello locale e dai paesi limitrofi: l’ultimo in ordine di tempo nel luglio 2016, quando si è verificato un attentato di matrice islamista a una stazione di polizia nel centro di Almaty che ha provocato morti e feriti, decretando lo stato di emergenza nella città. Nel biennio 2008-2010 sono state inoltre varate due nuove leggi per contrastare il finanziamento del terrorismo e il riciclaggio di denaro che hanno portato a una serie di arresti e condanne. Episodi di delinquenza comune si verificano soprattutto nelle grandi città (Almaty, Astana, Atyrau, Mengystau) e nei luoghi frequentati da stranieri.
Capitale: Astana
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 2.724.900 km²
Popolazione: 17.522.010
Religioni: islamica (47%), ortodossa (44%)
Lingue: kazako, russo
Moneta: tenge (KZT)
PIL: 13.200 USD
Livello di criticità: Medio
Aggiornata al Maggio 2017 - Da sempre sotto l’egemonia della grande madre Russia, solo nel giugno 1990 Mosca ha dichiarato formalmente abolita la propria sovranità sul Kazakhstan, consentendo l’elaborazione di una Costituzione nazionale, che ha poi preso forma nel 1995 (emendata nel 1998 e nel 2007). Nel 1990, Nursultan Nazarbayev è così stato eletto Presidente dal Parlamento kazako e poi Presidente della Repubblica nel dicembre 1991. Dopo la formale dissoluzione dell’URSS, Nazarbayev è riuscito a limitare l’impatto economico e sociale negativo avvenuto a seguito della scissione, favorendo l’armonizzazione tra le differenti etnie. Nel 1998 la capitale kazaka, da Almaty è stata spostata al Nord, ad Astana. Dopo il 2001, il Kazakhstan ha rinsaldato i propri legami con i governi occidentali, offrendo l’uso delle sue basi militari e del suo spazio aereo per ragioni umanitarie o scopi bellici, così come avvenuto durante la campagna militare in Afghanistan. Nel febbraio 2012 Nazarbayev è stato riconfermato con il 95,5% dei voti per la quinta volta presidente, nonostante i dubbi degli osservatori internazionali dell’OSCE, circa la mancanza di trasparenza durante le elezioni. Benché formalmente il Kazakhstan sia una repubblica presidenziale, di fatto Nazarbayev ha costituito una dittatura fortemente personalistica che da oltre venti anni gli assicura la guida del Paese. Nazarbayev ha concentrato ampi poteri nelle sue mani ed è stato più volte accusato di sopprimere qualsiasi forma di dissenso, come dimostrano le decine di arresti contro manifestanti anti-governativi nel maggio 2016.
A seguito del crollo dell’URSS, nei primi anni Novanta il Kazakhstan ha subito un grave declino, accusando cali molto vistosi soprattutto nel settore industriale. Tra il 1995 e il 1999 il Paese è stato messo in ginocchio da due pesanti recessioni, che hanno frenato la liberalizzazione dell’economia evidenziando gli squilibri tra i settori produttivi, la disorganizzazione dei mercati e le attività dei gruppi di pressione illegali. Il Kazakhstan è comunque riuscito a reagire, sfruttando soprattutto i propri giacimenti minerari: ferro (prevalentemente nel Kustanaj), carbone (per lo più nel bacino di Karagandy), gas naturale e petrolio (principalmente nella valle dell’Emba nella penisola di Mangyšlak e nel Mar Caspio). Il Kazakhstan dispone inoltre del più grande giacimento di petrolio scoperto negli ultimi trent’anni, a Kashagan, le cui potenzialità tuttavia non sono ancora state sfruttate per via delle difficoltà ambientali e logistiche della zona. Il Paese è inoltre il secondo produttore asiatico e tra i primi al mondo di: alluminio, piombo, argento e zinco. Abbondano, infine, bauxite, oro, rame, nichel, manganese, cromite, fosforite, amianto, nefelina. I ricchi giacimenti alimentano di conseguenza numerosi complessi industriali, operanti soprattutto nei settori siderurgico e metallurgico (ghisa, acciaio, rame, alluminio, etc.), meccanico e chimico. Per ciò che concerne le esportazioni, i principali partner verso cui esporta sono l’Unione Europea (Italia, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito), la Svizzera, la Russia e la Cina.
Il Kazakhstan soffre la debolezza del proprio sistema giudiziario e amministrativo, la corruzione di alcuni membri della dirigenza politica e il loro coinvolgimento in attività criminali, rappresentano una problematica abbastanza seria. Un altro fattore di rischio nazionale è rappresentato dalla criminalità organizzata centro-asiatica e internazionale, le cui reti si occupano di droga, traffico di uomini e armi, riciclaggio di denaro e contraffazione. Il rischio di manifestazioni o attentati di matrice politica è decisamente basso, nonostante recenti proteste antigovernative. Negli ultimi anni, però, il governo ha invitato a prestare particolare attenzione a eventuali episodi estremistici di natura religiosa o etnica, adottando diverse misure al fine di contenere le minacce del terrorismo a livello locale e dai paesi limitrofi: l’ultimo in ordine di tempo nel luglio 2016, quando si è verificato un attentato di matrice islamista a una stazione di polizia nel centro di Almaty che ha provocato morti e feriti, decretando lo stato di emergenza nella città. Nel biennio 2008-2010 sono state inoltre varate due nuove leggi per contrastare il finanziamento del terrorismo e il riciclaggio di denaro che hanno portato a una serie di arresti e condanne. Episodi di delinquenza comune si verificano soprattutto nelle grandi città (Almaty, Astana, Atyrau, Mengystau) e nei luoghi frequentati da stranieri.