Kuwait
Medio Oriente
Ex protettorato britannico, il Kuwait diventa indipendente nel 1961. In base alla Costituzione promulgata il 16 novembre 1962, l’emiro è il capo dello Stato - e la carica è ereditaria all'interno della dinastia al-Sabah - mentre il governo è retto da un Primo Ministro nominato dall'emiro. Sulla scia della Primavera araba, le proteste del 2011 hanno portato alle dimissioni dell'ex capo dell'esecutivo, Nasser Mohammed Al-Ahmed Al-Sabah, sostituito da Jaber al-Mubarak al-Hamad al-Sabah, tuttora in carica dopo le parlamentari del dicembre 2012. In passato, a causa della forte minoranza palestinese che viveva nel Paese, il Kuwait ha risentito delle conseguenze delle guerre arabo-israeliane, della creazione nel 1968 dell’OLP e delle tensioni tra palestinesi e altri Paesi arabi (come durante il settembre nero giordano del 1970 o la guerra civile libanese del 1975). Gli investimenti nell’industria petrolifera e la conseguente crescita economica hanno attirato nel Paese numerosi investitori e lavoratori stranieri. Negli anni Settanta, il Kuwait ha nazionalizzato la Kuwait Oil Company (Q8), terminando la partnership con British Petroleum e Gulf Oil. Dopo essere stato alleato dell’Iraq durante la guerra contro l’Iran, il 2 agosto del 1990 il Kuwait viene invaso e annesso dallo stesso Iraq. La monarchia viene deposta e viene insediato un governatore iracheno (Ali Hasan al-Majid). Non tollerando l’invasione dell’Iraq, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite autorizza a intervenire militarmente una coalizione di 34 paesi guidata dagli Stati Uniti. Il 27 febbraio 1991 si conclude la Guerra del Golfo con la liberazione del Kuwait e il reinsediamento dell’emiro, rifugiatosi temporaneamente a Taif, in Arabia Saudita. La guerra causa una catastrofe ambientale ed economica in tutta l’area del Golfo e il Kuwait paga 17 miliardi di dollari come rimborso spese alla coalizione. Nel 2003 il Paese è nuovamente teatro di una massiccia presenza di truppe straniere nel conflitto guidato dagli Stati Uniti contro l'Iraq per via della presunta presenza di armi di distruzione di massa nel paese di Saddam Hussein.
In Kuwait il petrolio fornisce la quasi totalità delle entrate dello Stato, registrando un Pil annuo pro capite tra i più alti del continente. Nonostante le gravissime perdite causate dal doppio conflitto con l’Iraq e la recessione produttiva registrata fino al 1995, il Paese - sesto al mondo per riserve petrolifere - ha saputo ripristinare l’industria degli idrocarburi, puntando sulla promozione del settore privato e pianificando la privatizzazione di alcune imprese statali. La ripresa è stata favorita dall’aumento dei prezzi del petrolio nei primi anni Duemila, nonché dalla caduta in Iraq del regime di Saddam Ḥussein, che ha contribuito a ricreare le condizioni per il ritorno degli investitori stranieri. La produzione petrolifera è controllata integralmente dalla Kuwait Oil Company (Q8), dopo la sua completa nazionalizzazione. I giacimenti più ricchi sono situati nelle zone di Burgan, Magwa, Al-Aḥmadī, Mutriba. La produzione del gas naturale è destinata invece quasi esclusivamente al consumo interno. Al fine di diversificare la produzione manifatturiera è stata creata una vasta zona industriale attorno al porto di Shua'ibah, dove operano impianti generatori di elettricità di origine termica, alcuni stabilimenti di concimi chimici e un colossale impianto di dissalazione dell'acqua marina, tutti alimentati da gas naturale. Il Kuwait può contare anche su stabilimenti chimici e petrolchimici, officine meccaniche, cementifici e fabbriche di materiali da costruzione. È, inoltre, membro del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), deputato alla promozione delle relazioni commerciali con altri Paesi.
Il Kuwait è a basso rischio di criminalità, sebbene i fenomeni di questo tipo siano in leggero aumento negli ultimi anni. A Kuwait City le aree a rischio sono le zone vicino all’aeroporto e i quartieri di Farwaniya e Khaitan. Da evitare anche i dintorni di Arifjan, le città di Jahra, Qurain, Umm al-Haimam e Wafra. Frequenti gli scioperi, in particolare tra gli occupati del settore petrolifero per motivazioni salariali. Negli ultimi cinque anni sono divenute più frequenti le manifestazioni contro il governo e gli scontri a carattere religioso tra sunniti e sciiti, anche in conseguenza della guerra con l’Iraq. Un fattore di rischio è rappresentato dalla presenza di numerose armi e munizioni rimaste nel Paese dopo i due conflitti con l’Iraq. Vi è inoltre da segnalare la presenza di mine e altri residuati bellici nelle zone desertiche, in particolare al confine settentrionale. Il quadro regionale, ad ogni modo, è altamente instabile: la presenza di interessi occidentali e l’esistenza di cellule terroristiche nel Paese rendono il rischio terrorismo medio. Il gruppo endogeno più organizzato è quello dei Leoni della Penisola, collegato con la brigata saudita al-Haramain e tramite questa ad Al Qaeda: smantellato nel 2005, non sembra essere stato rimpiazzato da allora. Maggiori rischi sembrano provenire da reti di terrorismo esogeno, in particolare da quelle operanti in Arabia Saudita.
Capitale: Kuwait City
Ordinamento: Emirato costituzionale
Superficie: 17.820 km²
Popolazione: 2.695.316
Religioni: islamica (70% sunnita, 30% sciita)
Lingue: arabo, inglese
Moneta: dinaro kuwaitiano (KWD)
PIL: 43.800 USD
Livello di criticità: Medio
Ex protettorato britannico, il Kuwait diventa indipendente nel 1961. In base alla Costituzione promulgata il 16 novembre 1962, l’emiro è il capo dello Stato - e la carica è ereditaria all'interno della dinastia al-Sabah - mentre il governo è retto da un Primo Ministro nominato dall'emiro. Sulla scia della Primavera araba, le proteste del 2011 hanno portato alle dimissioni dell'ex capo dell'esecutivo, Nasser Mohammed Al-Ahmed Al-Sabah, sostituito da Jaber al-Mubarak al-Hamad al-Sabah, tuttora in carica dopo le parlamentari del dicembre 2012. In passato, a causa della forte minoranza palestinese che viveva nel Paese, il Kuwait ha risentito delle conseguenze delle guerre arabo-israeliane, della creazione nel 1968 dell’OLP e delle tensioni tra palestinesi e altri Paesi arabi (come durante il settembre nero giordano del 1970 o la guerra civile libanese del 1975). Gli investimenti nell’industria petrolifera e la conseguente crescita economica hanno attirato nel Paese numerosi investitori e lavoratori stranieri. Negli anni Settanta, il Kuwait ha nazionalizzato la Kuwait Oil Company (Q8), terminando la partnership con British Petroleum e Gulf Oil. Dopo essere stato alleato dell’Iraq durante la guerra contro l’Iran, il 2 agosto del 1990 il Kuwait viene invaso e annesso dallo stesso Iraq. La monarchia viene deposta e viene insediato un governatore iracheno (Ali Hasan al-Majid). Non tollerando l’invasione dell’Iraq, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite autorizza a intervenire militarmente una coalizione di 34 paesi guidata dagli Stati Uniti. Il 27 febbraio 1991 si conclude la Guerra del Golfo con la liberazione del Kuwait e il reinsediamento dell’emiro, rifugiatosi temporaneamente a Taif, in Arabia Saudita. La guerra causa una catastrofe ambientale ed economica in tutta l’area del Golfo e il Kuwait paga 17 miliardi di dollari come rimborso spese alla coalizione. Nel 2003 il Paese è nuovamente teatro di una massiccia presenza di truppe straniere nel conflitto guidato dagli Stati Uniti contro l'Iraq per via della presunta presenza di armi di distruzione di massa nel paese di Saddam Hussein.
In Kuwait il petrolio fornisce la quasi totalità delle entrate dello Stato, registrando un Pil annuo pro capite tra i più alti del continente. Nonostante le gravissime perdite causate dal doppio conflitto con l’Iraq e la recessione produttiva registrata fino al 1995, il Paese - sesto al mondo per riserve petrolifere - ha saputo ripristinare l’industria degli idrocarburi, puntando sulla promozione del settore privato e pianificando la privatizzazione di alcune imprese statali. La ripresa è stata favorita dall’aumento dei prezzi del petrolio nei primi anni Duemila, nonché dalla caduta in Iraq del regime di Saddam Ḥussein, che ha contribuito a ricreare le condizioni per il ritorno degli investitori stranieri. La produzione petrolifera è controllata integralmente dalla Kuwait Oil Company (Q8), dopo la sua completa nazionalizzazione. I giacimenti più ricchi sono situati nelle zone di Burgan, Magwa, Al-Aḥmadī, Mutriba. La produzione del gas naturale è destinata invece quasi esclusivamente al consumo interno. Al fine di diversificare la produzione manifatturiera è stata creata una vasta zona industriale attorno al porto di Shua'ibah, dove operano impianti generatori di elettricità di origine termica, alcuni stabilimenti di concimi chimici e un colossale impianto di dissalazione dell'acqua marina, tutti alimentati da gas naturale. Il Kuwait può contare anche su stabilimenti chimici e petrolchimici, officine meccaniche, cementifici e fabbriche di materiali da costruzione. È, inoltre, membro del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), deputato alla promozione delle relazioni commerciali con altri Paesi.
Il Kuwait è a basso rischio di criminalità, sebbene i fenomeni di questo tipo siano in leggero aumento negli ultimi anni. A Kuwait City le aree a rischio sono le zone vicino all’aeroporto e i quartieri di Farwaniya e Khaitan. Da evitare anche i dintorni di Arifjan, le città di Jahra, Qurain, Umm al-Haimam e Wafra. Frequenti gli scioperi, in particolare tra gli occupati del settore petrolifero per motivazioni salariali. Negli ultimi cinque anni sono divenute più frequenti le manifestazioni contro il governo e gli scontri a carattere religioso tra sunniti e sciiti, anche in conseguenza della guerra con l’Iraq. Un fattore di rischio è rappresentato dalla presenza di numerose armi e munizioni rimaste nel Paese dopo i due conflitti con l’Iraq. Vi è inoltre da segnalare la presenza di mine e altri residuati bellici nelle zone desertiche, in particolare al confine settentrionale. Il quadro regionale, ad ogni modo, è altamente instabile: la presenza di interessi occidentali e l’esistenza di cellule terroristiche nel Paese rendono il rischio terrorismo medio. Il gruppo endogeno più organizzato è quello dei Leoni della Penisola, collegato con la brigata saudita al-Haramain e tramite questa ad Al Qaeda: smantellato nel 2005, non sembra essere stato rimpiazzato da allora. Maggiori rischi sembrano provenire da reti di terrorismo esogeno, in particolare da quelle operanti in Arabia Saudita.