Kyrgyzstan
Asia Centrale
Aggiornata al Maggio 2017 - Il Kyrgyzstan viene annesso all’Impero Russo nel 1875. La convivenza del popolo kirghizo nel nuovo contesto sociale sarà segnata da continue e violente tensioni etniche. Inglobato nell’URSS, Mosca gli concede lo status di Repubblica autonoma. La vera indipendenza viene tuttavia riconosciuta solo nel 1991 e il primo Presidente è Askar Akaiev, sotto il quale viene promulgata la prima Costituzione (1993) e promossa la privatizzazione delle terre e di altri beni economici. La crisi economica che accompagna tutto il suo governo (Akaiev verrà rieletto nel 1995 e nel 2000), viaggia di pari passo con l’aumento costante della criminalità e della corruzione oltre che dei conflitti etnici. Nel 2005 le ennesime contestazioni per i ripetuti brogli elettorali e la corruzione della classe governativa sfociano nella Rivoluzione dei Tulipani che costringe il Presidente a fuggire in Russia. Il nuovo presidente Bakiev è costretto a dimettersi nel 2010 (nel corso del suo secondo mandato), a causa di una nuova protesta popolare. Per qualche mese la carica di premier ad interim viene ricoperta da Roza Otunbayev: grazie a un referendum da lei promosso, il 27 giugno 2010 viene adottata la nuova Costituzione che instaura una Repubblica parlamentare. Le elezioni del 2011 portano alla vittoria di Almazbek Atambayev, presidente del partito socialdemocratico kirghizo, con il 62,8% dei voti. La sua nomina giunge dopo i violenti scontri etnici tra uzbeki e kirghizi, che causano la morte di 400 persone e l’allontanamento di 200mila profughi. Il presidente Atambayev, attualmente in carica, è noto per la sua politica filo-russa: le sue relazioni economiche con Mosca e il mancato rinnovo del contratto che assegnava la base militare nel Distretto di Maras agli Stati Uniti (i quali hanno perso così l’ultima base americana in Asia centrale) lo dimostrano.
Nonostante il Paese sia considerato tra i più poveri tra quelli provenienti dall’ex blocco sovietico, grazie alla sua collocazione geografica il Kyrgyzstan gode di una posizione strategica fondamentale a metà tra Cina, Medio Oriente e Caucaso. Unico caso al mondo, il Paese ospitava contemporaneamente una base militare russa (a Kant) e una statunitense (a Manas poi evacuata dagli Americani nel 2014). Sebbene l’economia sia basata soprattutto sull’agricoltura e sull’allevamento, la ripresa registrata nella seconda metà degli anni Novanta è dovuta all’industria mineraria ed energetica. L’estrazione dell’oro dalle miniere di Kumtor e la grande disponibilità di energia idroelettrica contribuiscono infatti notevolmente all’incremento del PIL. Il Kyrgyzstan intrattiene scambi con la Russia e i Paesi limitrofi (Kazakhstan e Cina), ed esporta soprattutto in Svizzera. Sul piano finanziario è molto sviluppato il microcredito (sia nelle banche che presso altre società specializzate), mentre il turismo non è ancora pienamente sviluppato, nonostante le grandi potenzialità del territorio, soprattutto a causa dell’assenza di infrastrutture adeguate.
Il Kyrgyzstan è considerato un Paese piuttosto sicuro e il livello di criminalità è inferiore anche rispetto alla media dei Paesi occidentali. Il Kyrgyzstan (come il Kazakhstan, il Tajikistan, il Turkmenistan e l’Uzbekistan) è inoltre uno dei maggiori produttori di oppiacei al mondo: qui ogni anno vengono sequestrate tonnellate di droga dirette al mercato occidentale, ma gli sforzi compiuti dall’agenzia antidroga nazionale non sono sufficienti a bloccare questo traffico illegale. Lungo il confine con l’Uzbekistan, inoltre, esistono ancora campi minati non segnalati. In generale, il rischio di una guerra civile qui non è così remoto, tant’è che nell’area meridionale di Osh e Jalalabad, ma anche nelle enclave di Sokh e Shakhimardan, i conflitti tra kirghizi e uzbeki esistono da sempre. Si segnalano scontri a fuoco anche lungo il confine con il Tajikistan. Anche il pericolo terrorismo è piuttosto elevato: l’attentato kamikaze all’Ambasciata cinese nella città di Bishkek del 2016 ha dimostrato la vulnerabilità del Paese al terrorismo islamico. Come del resto altri paesi dell’Asia centrale anche il Kyrgyzstan è considerato uno dei centri di reclutamento e di passaggio dei foreign fighters verso l’Europa.
Capitale: Biškek
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 199.951 km²
Popolazione: 5.496.737
Religioni: islamica (75%), ortodossa (20%)
Lingue: kyrghizo (ufficiale), uzbeko, russo
Moneta: Som kyrghizo (KGS)
PIL: 2.400 USD
Livello di criticità: Medio
Aggiornata al Maggio 2017 - Il Kyrgyzstan viene annesso all’Impero Russo nel 1875. La convivenza del popolo kirghizo nel nuovo contesto sociale sarà segnata da continue e violente tensioni etniche. Inglobato nell’URSS, Mosca gli concede lo status di Repubblica autonoma. La vera indipendenza viene tuttavia riconosciuta solo nel 1991 e il primo Presidente è Askar Akaiev, sotto il quale viene promulgata la prima Costituzione (1993) e promossa la privatizzazione delle terre e di altri beni economici. La crisi economica che accompagna tutto il suo governo (Akaiev verrà rieletto nel 1995 e nel 2000), viaggia di pari passo con l’aumento costante della criminalità e della corruzione oltre che dei conflitti etnici. Nel 2005 le ennesime contestazioni per i ripetuti brogli elettorali e la corruzione della classe governativa sfociano nella Rivoluzione dei Tulipani che costringe il Presidente a fuggire in Russia. Il nuovo presidente Bakiev è costretto a dimettersi nel 2010 (nel corso del suo secondo mandato), a causa di una nuova protesta popolare. Per qualche mese la carica di premier ad interim viene ricoperta da Roza Otunbayev: grazie a un referendum da lei promosso, il 27 giugno 2010 viene adottata la nuova Costituzione che instaura una Repubblica parlamentare. Le elezioni del 2011 portano alla vittoria di Almazbek Atambayev, presidente del partito socialdemocratico kirghizo, con il 62,8% dei voti. La sua nomina giunge dopo i violenti scontri etnici tra uzbeki e kirghizi, che causano la morte di 400 persone e l’allontanamento di 200mila profughi. Il presidente Atambayev, attualmente in carica, è noto per la sua politica filo-russa: le sue relazioni economiche con Mosca e il mancato rinnovo del contratto che assegnava la base militare nel Distretto di Maras agli Stati Uniti (i quali hanno perso così l’ultima base americana in Asia centrale) lo dimostrano.
Nonostante il Paese sia considerato tra i più poveri tra quelli provenienti dall’ex blocco sovietico, grazie alla sua collocazione geografica il Kyrgyzstan gode di una posizione strategica fondamentale a metà tra Cina, Medio Oriente e Caucaso. Unico caso al mondo, il Paese ospitava contemporaneamente una base militare russa (a Kant) e una statunitense (a Manas poi evacuata dagli Americani nel 2014). Sebbene l’economia sia basata soprattutto sull’agricoltura e sull’allevamento, la ripresa registrata nella seconda metà degli anni Novanta è dovuta all’industria mineraria ed energetica. L’estrazione dell’oro dalle miniere di Kumtor e la grande disponibilità di energia idroelettrica contribuiscono infatti notevolmente all’incremento del PIL. Il Kyrgyzstan intrattiene scambi con la Russia e i Paesi limitrofi (Kazakhstan e Cina), ed esporta soprattutto in Svizzera. Sul piano finanziario è molto sviluppato il microcredito (sia nelle banche che presso altre società specializzate), mentre il turismo non è ancora pienamente sviluppato, nonostante le grandi potenzialità del territorio, soprattutto a causa dell’assenza di infrastrutture adeguate.
Il Kyrgyzstan è considerato un Paese piuttosto sicuro e il livello di criminalità è inferiore anche rispetto alla media dei Paesi occidentali. Il Kyrgyzstan (come il Kazakhstan, il Tajikistan, il Turkmenistan e l’Uzbekistan) è inoltre uno dei maggiori produttori di oppiacei al mondo: qui ogni anno vengono sequestrate tonnellate di droga dirette al mercato occidentale, ma gli sforzi compiuti dall’agenzia antidroga nazionale non sono sufficienti a bloccare questo traffico illegale. Lungo il confine con l’Uzbekistan, inoltre, esistono ancora campi minati non segnalati. In generale, il rischio di una guerra civile qui non è così remoto, tant’è che nell’area meridionale di Osh e Jalalabad, ma anche nelle enclave di Sokh e Shakhimardan, i conflitti tra kirghizi e uzbeki esistono da sempre. Si segnalano scontri a fuoco anche lungo il confine con il Tajikistan. Anche il pericolo terrorismo è piuttosto elevato: l’attentato kamikaze all’Ambasciata cinese nella città di Bishkek del 2016 ha dimostrato la vulnerabilità del Paese al terrorismo islamico. Come del resto altri paesi dell’Asia centrale anche il Kyrgyzstan è considerato uno dei centri di reclutamento e di passaggio dei foreign fighters verso l’Europa.