Norvegia

Europa
La Norvegia subì la dominazione vichinga fino al 995, quando subentrò il Regno di Olaf I: questi, imponendo la conversione al cristianesimo, riuscì a stringere rapporti con l’Europa, quasi totalmente cristianizzata e quindi propensa a scambi commerciali con Paesi della stessa religione. Nel 1397 entrò a far parte dell’Unione di Kalmar: tuttavia, dopo l’uscita della Svezia dal gruppo (1523) – rimase un unico regno con la Danimarca, fino al 1814. Fu poi ceduta a Stoccolma, dopo una guerra con la Svezia, e divenne finalmente indipendente nel 1905. Durante i due conflitti mondiali, il Paese rimase sempre neutrale anche se subì l’attacco tedesco con il successivo esilio del governo a Londra, fino al giugno del 1945, quando il re rientrò nel Paese, con l’aiuto delle truppe francesi e britanniche. Oggi la Norvegia è una monarchia parlamentare, dove il sovrano ricopre funzioni prettamente cerimoniali: il Paese non fa parte dell’Unione Europea, con espresso dissenso della popolazione in ben due referendum (1972 e 1994).
L’economia norvegese è tra quelle che mostrano le migliori performance, sia nel settore privato che in quello pubblico, con un valido assistenzialismo statale. Il governo controlla alcuni settori chiave, come quello petrolifero, attraverso normative specifiche e detenendo quote maggioritarie in imprese d’interesse nazionale. Il comparto degli idrocarburi, da solo, contribuisce al 20% delle entrate statali: la Norvegia è il quarto maggior esportatore di gas e l'ottavo maggior esportatore di petrolio. Così, per evitare un collasso economico – laddove le riserve energetiche dovessero esaurirsi – il Paese ha accantonato le entrate statali derivanti dal petrolio in un fondo sovrano (statale) che risulta essere il secondo al mondo per ricchezze. Nel 2011, gli accantonamenti contavano oltre 500 miliardi di dollari e i guadagni annuali sono sempre stati utilizzati per finanziare la spesa pubblica del Paese. Anche la Norvegia ha subito una contrazione dell’economia nel biennio 2008-2009, dopo anni di forte crescita del PIL (tra il 2004 e il 2007), ma nel 2010 i valori sono tornati positivi e nel 2011 si è registrato un surplus pubblico. Pur non essendo membro dell’UE, la Norvegia – nel suo ruolo di membro dell’Area Economica Europea (EEA) - è tenuta a contribuire al budget dell’Unione.
Con un punteggio di 85/100 (Transparency International, Corruption Perception Index 2012), la Norvegia è in cima alla classifica mondiale dei paesi meno corrotti. Le città sono sicure e interessate da fenomeni di microcriminalità annoverabili nella norma. Il tasso di criminalità, infatti, è poco rilevante, anche grazie alla bassa densità di popolazione: il sistema penitenziario punta sul recupero piuttosto che sulla sanzione, e ciò crea un ambiente delittuoso molto debole. Pur essendo stata fortemente scossa dal doppio attentato del 22 luglio 2011 (Oslo e Utoya, 77 morti), compiuti dal militante di estrema destra Anders Breivik, non sussistono particolari criticità legate a fenomeni terroristici. Non si riscontrano, altresì, episodi di violenza nel corso di manifestazioni e scioperi.
Capitale: Oslo
Ordinamento: Monarchia costituzionale
Superficie: 323.802 km²
Popolazione: 4.722.701
Religioni: protestante (86%), islamica (2%)
Lingue: norvegese, lappone, finlandese
Moneta: corona norvegese (NOK)
PIL: 55.900 USD
Livello di criticità: Basso
La Norvegia subì la dominazione vichinga fino al 995, quando subentrò il Regno di Olaf I: questi, imponendo la conversione al cristianesimo, riuscì a stringere rapporti con l’Europa, quasi totalmente cristianizzata e quindi propensa a scambi commerciali con Paesi della stessa religione. Nel 1397 entrò a far parte dell’Unione di Kalmar: tuttavia, dopo l’uscita della Svezia dal gruppo (1523) – rimase un unico regno con la Danimarca, fino al 1814. Fu poi ceduta a Stoccolma, dopo una guerra con la Svezia, e divenne finalmente indipendente nel 1905. Durante i due conflitti mondiali, il Paese rimase sempre neutrale anche se subì l’attacco tedesco con il successivo esilio del governo a Londra, fino al giugno del 1945, quando il re rientrò nel Paese, con l’aiuto delle truppe francesi e britanniche. Oggi la Norvegia è una monarchia parlamentare, dove il sovrano ricopre funzioni prettamente cerimoniali: il Paese non fa parte dell’Unione Europea, con espresso dissenso della popolazione in ben due referendum (1972 e 1994).
L’economia norvegese è tra quelle che mostrano le migliori performance, sia nel settore privato che in quello pubblico, con un valido assistenzialismo statale. Il governo controlla alcuni settori chiave, come quello petrolifero, attraverso normative specifiche e detenendo quote maggioritarie in imprese d’interesse nazionale. Il comparto degli idrocarburi, da solo, contribuisce al 20% delle entrate statali: la Norvegia è il quarto maggior esportatore di gas e l'ottavo maggior esportatore di petrolio. Così, per evitare un collasso economico – laddove le riserve energetiche dovessero esaurirsi – il Paese ha accantonato le entrate statali derivanti dal petrolio in un fondo sovrano (statale) che risulta essere il secondo al mondo per ricchezze. Nel 2011, gli accantonamenti contavano oltre 500 miliardi di dollari e i guadagni annuali sono sempre stati utilizzati per finanziare la spesa pubblica del Paese. Anche la Norvegia ha subito una contrazione dell’economia nel biennio 2008-2009, dopo anni di forte crescita del PIL (tra il 2004 e il 2007), ma nel 2010 i valori sono tornati positivi e nel 2011 si è registrato un surplus pubblico. Pur non essendo membro dell’UE, la Norvegia – nel suo ruolo di membro dell’Area Economica Europea (EEA) - è tenuta a contribuire al budget dell’Unione.
Con un punteggio di 85/100 (Transparency International, Corruption Perception Index 2012), la Norvegia è in cima alla classifica mondiale dei paesi meno corrotti. Le città sono sicure e interessate da fenomeni di microcriminalità annoverabili nella norma. Il tasso di criminalità, infatti, è poco rilevante, anche grazie alla bassa densità di popolazione: il sistema penitenziario punta sul recupero piuttosto che sulla sanzione, e ciò crea un ambiente delittuoso molto debole. Pur essendo stata fortemente scossa dal doppio attentato del 22 luglio 2011 (Oslo e Utoya, 77 morti), compiuti dal militante di estrema destra Anders Breivik, non sussistono particolari criticità legate a fenomeni terroristici. Non si riscontrano, altresì, episodi di violenza nel corso di manifestazioni e scioperi.