Palestina
Medio Oriente
I territori palestinesi occupati comprendono i territori conosciuti come Cisgiordania (West Bank) e Striscia di Gaza, la cui delimitazione attuale è stata definita con gli Accordi di Oslo del 1993 tra Israele e l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina). I palestinesi rivendicano anche Gerusalemme Est, che però è di fatto sotto il controllo israeliano. Gli accordi conferivano l’amministrazione indipendente dei territori all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) - organismo politico la cui giurisdizione è circoscritta alla striscia di Gaza e alla parte della Cisgiordania non occupata dai coloni israeliani - mentre Israele manteneva il controllo della sicurezza esterna ed interna e la presenza sul territorio. L’amministrazione così stabilita doveva rappresentare un regime transitorio, ma lo scoppio della seconda intifada nel 2000 ha bloccato i negoziati in corso per la definizione dello status dei territori. L’ANP svolge da allora attività di polizia e di governo civile. Abu Mazen è presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese dal 9 gennaio 2005, dopo essere succeduto a Yasser Arafat (morto l’11 novembre 2004). Nel 2005 Israele ha deciso il ritiro unilaterale da parte della Cisgiordania e da Gaza. Quest’ultima è dal 2007 sotto il controllo di Hamas, il partito radicale islamista legato ai Fratelli Musulmani, rientrato nell’ANP solo nel 2011 dopo vari contrasti con il partito al-Fatah di Abu Mazen. Il 28 novembre 2012, l’ONU ha riconosciuto ufficialmente i territori palestinesi come Stato osservatore non membro. Israele, Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania sono fra i Paesi che si sono rifiutati di riconoscere il nuovo status all’ONU mentre l’Italia ha dato voto favorevole.
Il Piano nazionale di sviluppo economico è il punto di riferimento per l’azione governativa dell’ANP, volta soprattutto a ridurre il problema della disoccupazione (attualmente intorno al 21% a livello aggregato), favorire la crescita e ridurre il deficit statale. I territori sono quasi completamente dipendenti dagli aiuti internazionali che però sono diminuiti, con la conseguenza che l’ANP è dovuta ricorrere ai prestiti e all’indebitamento per riuscire a coprire il fabbisogno statale e pagare gli stipendi. La crescita nel 2011 è rallentata, in parte a causa dei blocchi ai valichi e alle operazioni belliche, oltre che alla contrazione dei consumi dovuti all’incertezza legata al deficit. Nella striscia di Gaza si è invece registrata una buona crescita nel settore edile, in parte grazie ai programmi di sviluppo per la ricostruzione dell’area e grazie all’arrivo dei materiali per la costruzione attraverso i canali sotterranei che collegano Gaza all’Egitto. L’economia rimane comunque in una condizione di sottosviluppo, con larghi strati della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà.
I territori vengono considerati area di crisi, con frequenti tensioni soprattutto fra Israele e la Striscia di Gaza, che si manifestano attraverso lanci di missili, attentati e incursioni territoriali. Forti, dunque, le limitazioni negli spostamenti, per cui la sicurezza è ad alto rischio in Cisgiordania e l’accesso alla Striscia di Gaza viene vivamente sconsigliato dalle autorità italiane, anche per i problemi esistenti ai valichi di Rafah e Eretz che, in casi di emergenza, impedirebbero eventuali piani di evacuazione. Inoltre, l’assistenza consolare italiana da Gerusalemme è limitata. Nella città di Gerusalemme è particolarmente elevato il rischio terrorismo, soprattutto per quanto riguarda i mezzi pubblici, presi più volte di mira da estremisti palestinesi con attentati suicidi.
Capitale: Ramallah/Gaza
Ordinamento: Rep. semipresidenziale
Superficie: 6.220 km²
Popolazione: 4.440.127
Religioni: islamica, cristiana
Lingue: arabo, ebraico, inglese
Moneta: nuovo siclo israeliano, altre
PIL: 2.900 USD
Livello di criticità: Alto
I territori palestinesi occupati comprendono i territori conosciuti come Cisgiordania (West Bank) e Striscia di Gaza, la cui delimitazione attuale è stata definita con gli Accordi di Oslo del 1993 tra Israele e l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina). I palestinesi rivendicano anche Gerusalemme Est, che però è di fatto sotto il controllo israeliano. Gli accordi conferivano l’amministrazione indipendente dei territori all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) - organismo politico la cui giurisdizione è circoscritta alla striscia di Gaza e alla parte della Cisgiordania non occupata dai coloni israeliani - mentre Israele manteneva il controllo della sicurezza esterna ed interna e la presenza sul territorio. L’amministrazione così stabilita doveva rappresentare un regime transitorio, ma lo scoppio della seconda intifada nel 2000 ha bloccato i negoziati in corso per la definizione dello status dei territori. L’ANP svolge da allora attività di polizia e di governo civile. Abu Mazen è presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese dal 9 gennaio 2005, dopo essere succeduto a Yasser Arafat (morto l’11 novembre 2004). Nel 2005 Israele ha deciso il ritiro unilaterale da parte della Cisgiordania e da Gaza. Quest’ultima è dal 2007 sotto il controllo di Hamas, il partito radicale islamista legato ai Fratelli Musulmani, rientrato nell’ANP solo nel 2011 dopo vari contrasti con il partito al-Fatah di Abu Mazen. Il 28 novembre 2012, l’ONU ha riconosciuto ufficialmente i territori palestinesi come Stato osservatore non membro. Israele, Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania sono fra i Paesi che si sono rifiutati di riconoscere il nuovo status all’ONU mentre l’Italia ha dato voto favorevole.
Il Piano nazionale di sviluppo economico è il punto di riferimento per l’azione governativa dell’ANP, volta soprattutto a ridurre il problema della disoccupazione (attualmente intorno al 21% a livello aggregato), favorire la crescita e ridurre il deficit statale. I territori sono quasi completamente dipendenti dagli aiuti internazionali che però sono diminuiti, con la conseguenza che l’ANP è dovuta ricorrere ai prestiti e all’indebitamento per riuscire a coprire il fabbisogno statale e pagare gli stipendi. La crescita nel 2011 è rallentata, in parte a causa dei blocchi ai valichi e alle operazioni belliche, oltre che alla contrazione dei consumi dovuti all’incertezza legata al deficit. Nella striscia di Gaza si è invece registrata una buona crescita nel settore edile, in parte grazie ai programmi di sviluppo per la ricostruzione dell’area e grazie all’arrivo dei materiali per la costruzione attraverso i canali sotterranei che collegano Gaza all’Egitto. L’economia rimane comunque in una condizione di sottosviluppo, con larghi strati della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà.
I territori vengono considerati area di crisi, con frequenti tensioni soprattutto fra Israele e la Striscia di Gaza, che si manifestano attraverso lanci di missili, attentati e incursioni territoriali. Forti, dunque, le limitazioni negli spostamenti, per cui la sicurezza è ad alto rischio in Cisgiordania e l’accesso alla Striscia di Gaza viene vivamente sconsigliato dalle autorità italiane, anche per i problemi esistenti ai valichi di Rafah e Eretz che, in casi di emergenza, impedirebbero eventuali piani di evacuazione. Inoltre, l’assistenza consolare italiana da Gerusalemme è limitata. Nella città di Gerusalemme è particolarmente elevato il rischio terrorismo, soprattutto per quanto riguarda i mezzi pubblici, presi più volte di mira da estremisti palestinesi con attentati suicidi.