Panama
America Centrale
Indipendente dalla Colombia nel 1903, la Repubblica di Panama ottiene la libertà anche grazie all’ingerenza degli Stati Uniti, che intervengono in sua difesa dietro l’ottenimento, sancito con il Trattato di Hay-Bunau Varilla, dei diritti sul Canale di Panama, inaugurato nel 1914. Primo Presidente costituzionale viene eletto il conservatore Manuel Guerrero. Costanti disordini accompagnano la storia locale, e spesso sfociano in atti violenti: come il golpe del 1968, durante il quale Omar Torrijos rovescia il governo di Arias Madrid. Nel 1983 si apre il regime personale del generale Manuel Noriega, poi destituito dall’esercito americano e in seguito accusato di traffico di droga. La democrazia viene ristabilita da Guillermo Endara, in carica dal 1989 al 1994. A lui si devono l’ampliamento e la riappropriazione del Canale da parte di Panama. Con il democratico Ernesto Pérez Balladares, eletto nel 1994, si avvia invece una politica di privatizzazioni. Nel 1999 Mireya Moscoso è il primo presidente donna. Dal 2009 il conservatore di origini italiane Ricardo Martinelli, diviene il 49esimo presidente panamense.
Panama è un Paese transcontinentale e trait d’union tra Pacifico e Atlantico; pertanto, convoglia tutta la sua economia nell’omonimo canale, simbolo stesso di questa terra. Il Presidente Martinelli punta tutto sulla modernizzazione e sui lavori di ampliamento del canale, maggiore fonte di guadagno e chiave di lettura del rapporto forte e controverso che il Paese ha da sempre con gli Stati Uniti, tutori di Panama in caso di minaccia alla sua salvaguardia. È il terziario, dunque, il principale motore economico di Panama. Notevole supporto all'economia deriva inoltre dalle attività del porto di Colon, zona franca sin dal 1948 dove operano numerosissimi complessi industriali e commerciali, banche e assicurazioni. Tuttavia, l’economia panamense, il cui sviluppo è all’ordine del giorno nel programma di Martinelli, convive con l’aumento della disoccupazione e copiose baraccopoli in cui è confinata quasi metà della popolazione.
La Repubblica panamense può essere considerata un luogo piuttosto sicuro, nonostante il tasso di microcriminalità stia drasticamente aumentando, soprattutto nelle grandi città (Panama City e Colon, in primis). L’allargamento della forbice che separa i più poveri dai benestanti è la causa principale dell’incremento dei furti e delle truffe, aggravati dalla presenza sempre più massiccia dei narcotrafficanti colombiani, che investono capitali enormi a Panama coinvolgendo e stravolgendo la crescita del Paese. Se da una parte la criminalità cresce ogni giorno, dall’altra il rischio terrorismo resta stabile. Eventuali attentati sarebbero da ricondurre soprattutto al forte legame con gli Stati Uniti, ma il fatto che il Paese resti uno dei pochi dell’America Centrale a detenere rapporti pacifici con i territori confinanti, contribuisce a mantenere tale rischio piuttosto basso. L’aumento della disoccupazione e la povertà in cui vive il 40% della popolazione danno quotidianamente vita a proteste e manifestazioni.
Capitale: Panama City
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 75.420 km²
Popolazione: 3.510.045
Religioni: cattolica (85%), protestante (15%)
Lingue: spagnolo (ufficiale), inglese
Moneta: balboa (PAB)
PIL: 14.300 USD
Livello di criticità: Medio
Indipendente dalla Colombia nel 1903, la Repubblica di Panama ottiene la libertà anche grazie all’ingerenza degli Stati Uniti, che intervengono in sua difesa dietro l’ottenimento, sancito con il Trattato di Hay-Bunau Varilla, dei diritti sul Canale di Panama, inaugurato nel 1914. Primo Presidente costituzionale viene eletto il conservatore Manuel Guerrero. Costanti disordini accompagnano la storia locale, e spesso sfociano in atti violenti: come il golpe del 1968, durante il quale Omar Torrijos rovescia il governo di Arias Madrid. Nel 1983 si apre il regime personale del generale Manuel Noriega, poi destituito dall’esercito americano e in seguito accusato di traffico di droga. La democrazia viene ristabilita da Guillermo Endara, in carica dal 1989 al 1994. A lui si devono l’ampliamento e la riappropriazione del Canale da parte di Panama. Con il democratico Ernesto Pérez Balladares, eletto nel 1994, si avvia invece una politica di privatizzazioni. Nel 1999 Mireya Moscoso è il primo presidente donna. Dal 2009 il conservatore di origini italiane Ricardo Martinelli, diviene il 49esimo presidente panamense.
Panama è un Paese transcontinentale e trait d’union tra Pacifico e Atlantico; pertanto, convoglia tutta la sua economia nell’omonimo canale, simbolo stesso di questa terra. Il Presidente Martinelli punta tutto sulla modernizzazione e sui lavori di ampliamento del canale, maggiore fonte di guadagno e chiave di lettura del rapporto forte e controverso che il Paese ha da sempre con gli Stati Uniti, tutori di Panama in caso di minaccia alla sua salvaguardia. È il terziario, dunque, il principale motore economico di Panama. Notevole supporto all'economia deriva inoltre dalle attività del porto di Colon, zona franca sin dal 1948 dove operano numerosissimi complessi industriali e commerciali, banche e assicurazioni. Tuttavia, l’economia panamense, il cui sviluppo è all’ordine del giorno nel programma di Martinelli, convive con l’aumento della disoccupazione e copiose baraccopoli in cui è confinata quasi metà della popolazione.
La Repubblica panamense può essere considerata un luogo piuttosto sicuro, nonostante il tasso di microcriminalità stia drasticamente aumentando, soprattutto nelle grandi città (Panama City e Colon, in primis). L’allargamento della forbice che separa i più poveri dai benestanti è la causa principale dell’incremento dei furti e delle truffe, aggravati dalla presenza sempre più massiccia dei narcotrafficanti colombiani, che investono capitali enormi a Panama coinvolgendo e stravolgendo la crescita del Paese. Se da una parte la criminalità cresce ogni giorno, dall’altra il rischio terrorismo resta stabile. Eventuali attentati sarebbero da ricondurre soprattutto al forte legame con gli Stati Uniti, ma il fatto che il Paese resti uno dei pochi dell’America Centrale a detenere rapporti pacifici con i territori confinanti, contribuisce a mantenere tale rischio piuttosto basso. L’aumento della disoccupazione e la povertà in cui vive il 40% della popolazione danno quotidianamente vita a proteste e manifestazioni.