Polonia
Europa
La Polonia ha avuto una storia politica travagliata, essendo stata smembrata più volte. La prima ricostituzione come Stato indipendente in epoca moderna è quella del primo dopoguerra, dopo oltre cento anni dalla spartizione fra Austria, Prussia e Russia. Spartita nuovamente allo scoppio del secondo conflitto mondiale tra Germania e URSS, riacquisterà di nuovo l’indipendenza alla fine della guerra ma solo per entrare sotto la sfera d’influenza sovietica. Il movimento operaio di Solidarność, trasformatosi poi in movimento politico di opposizione clandestina al regime autoritario, riuscirà a vincere le elezioni nel 1989 e nel 1990 il suo leader, Lech Wałęsa, diverrà il primo Presidente eletto. È questa la prima fase di quella democratizzazione che nel corso degli anni consentirà al Paese di prendere parte attiva nelle relazioni esterne, aderendo alla NATO nel 1999 e all’UE nel 2004. Le elezioni parlamentari del 9 ottobre 2011 sono state vinte dal PO (Piattaforma Civica, di destra) con il 39% dei voti. L’attuale premier è Donald Tusk. Ad aggiudicarsi le elezioni parlamentari del 25 ottobre 2015 è stato invece il partito nazionalista di destra Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość), formazione euroscettica guidata dal candidato premier Beata Szydlo e il cui leader è Jaroslaw Aleksander Kaczyński, già primo ministro tra il 2006 e il 2007, fratello gemello dell’ex presidente Lech Kaczyński, morto in un incidente aereo a Smolensk, in Russia, nel 2010. Diritto e Giustizia ha ottenuto il 39% dei voti, sufficienti per formare un governo autonomo.
Dopo gli anni del comunismo, la Polonia è passata a un’economia di mercato grazie alle dure ma necessarie misure di riforma dell’intero sistema. A partire dagli anni Novanta, l’economia ha cominciato a crescere e la Polonia è diventata una delle economie più solide dell’Europa orientale. Nel 2009, la crescita del Pil è rallentata a causa della crisi globale, ma ha registrato comunque un segno positivo in controtendenza con il resto dei paesi UE (+ 1,6%). Nel 2011 la crescita si è attestata intorno al 4% del Pil, grazie all’aumento della domanda interna, agli investimenti e al settore di punta, l’edilizia. Ma nel 2012 vi è stato un nuovo rallentamento - comune in tutta Europa - causato dal calo degli investimenti e della domanda interna. Il tasso di disoccupazione è inoltre aumentato e si stima che ritornerà sotto il 12% solo nel 2013. Il grosso debito pubblico e la congiuntura economica negativa hanno impedito a Varsavia di rispettare i criteri di Maastricht per entrare nell’eurozona nel 2012, come invece preventivato. L’adozione dell’euro è stata rinviata al 2015, secondo le previsioni governative.
In Polonia non esistono criticità particolari dal punto di vista della sicurezza, anche se rimane alto il tasso di criminalità pur restando nella media dei Paesi europei. Dal punto di vista economico, invece, i punti critici sono rappresentati da investimenti insufficienti, forti disparità regionali e i rischi connessi al tasso di cambio, oltre al già menzionato debito pubblico, la cui riduzione per poter adottare l’euro è una delle priorità dell’attuale governo.
Capitale: Varsavia
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 312.685 km²
Popolazione: 38.415.284
Religioni: cattolica, protestante, ortodossa
Lingue: polacco
Moneta: zloty polacco (PLN)
PIL: 20.600 USD
Livello di criticità: Basso
La Polonia ha avuto una storia politica travagliata, essendo stata smembrata più volte. La prima ricostituzione come Stato indipendente in epoca moderna è quella del primo dopoguerra, dopo oltre cento anni dalla spartizione fra Austria, Prussia e Russia. Spartita nuovamente allo scoppio del secondo conflitto mondiale tra Germania e URSS, riacquisterà di nuovo l’indipendenza alla fine della guerra ma solo per entrare sotto la sfera d’influenza sovietica. Il movimento operaio di Solidarność, trasformatosi poi in movimento politico di opposizione clandestina al regime autoritario, riuscirà a vincere le elezioni nel 1989 e nel 1990 il suo leader, Lech Wałęsa, diverrà il primo Presidente eletto. È questa la prima fase di quella democratizzazione che nel corso degli anni consentirà al Paese di prendere parte attiva nelle relazioni esterne, aderendo alla NATO nel 1999 e all’UE nel 2004. Le elezioni parlamentari del 9 ottobre 2011 sono state vinte dal PO (Piattaforma Civica, di destra) con il 39% dei voti. L’attuale premier è Donald Tusk. Ad aggiudicarsi le elezioni parlamentari del 25 ottobre 2015 è stato invece il partito nazionalista di destra Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość), formazione euroscettica guidata dal candidato premier Beata Szydlo e il cui leader è Jaroslaw Aleksander Kaczyński, già primo ministro tra il 2006 e il 2007, fratello gemello dell’ex presidente Lech Kaczyński, morto in un incidente aereo a Smolensk, in Russia, nel 2010. Diritto e Giustizia ha ottenuto il 39% dei voti, sufficienti per formare un governo autonomo.
Dopo gli anni del comunismo, la Polonia è passata a un’economia di mercato grazie alle dure ma necessarie misure di riforma dell’intero sistema. A partire dagli anni Novanta, l’economia ha cominciato a crescere e la Polonia è diventata una delle economie più solide dell’Europa orientale. Nel 2009, la crescita del Pil è rallentata a causa della crisi globale, ma ha registrato comunque un segno positivo in controtendenza con il resto dei paesi UE (+ 1,6%). Nel 2011 la crescita si è attestata intorno al 4% del Pil, grazie all’aumento della domanda interna, agli investimenti e al settore di punta, l’edilizia. Ma nel 2012 vi è stato un nuovo rallentamento - comune in tutta Europa - causato dal calo degli investimenti e della domanda interna. Il tasso di disoccupazione è inoltre aumentato e si stima che ritornerà sotto il 12% solo nel 2013. Il grosso debito pubblico e la congiuntura economica negativa hanno impedito a Varsavia di rispettare i criteri di Maastricht per entrare nell’eurozona nel 2012, come invece preventivato. L’adozione dell’euro è stata rinviata al 2015, secondo le previsioni governative.
In Polonia non esistono criticità particolari dal punto di vista della sicurezza, anche se rimane alto il tasso di criminalità pur restando nella media dei Paesi europei. Dal punto di vista economico, invece, i punti critici sono rappresentati da investimenti insufficienti, forti disparità regionali e i rischi connessi al tasso di cambio, oltre al già menzionato debito pubblico, la cui riduzione per poter adottare l’euro è una delle priorità dell’attuale governo.