Portogallo
Europa
Grande potenza e impero coloniale marittimo nel XV e XVI secolo, nel corso dei secoli il Portogallo ha sperimentato una lenta e progressiva decadenza. Con la rivoluzione del 1910, la monarchia venne abolita e fu instaurata la Repubblica. L’instabilità politica degli anni successivi portò al golpe di Antonio de Oliveira Salazar che impose una dittatura durata 36 anni e che lasciò il Portogallo in condizioni di arretratezza e sostanziale isolamento dalle vicende del resto d’Europa, anche se il Paese è tra i membri fondatori della NATO, dell’OECD e dell’EFTA. Nel 1974 la “rivoluzione dei garofani”, un nuovo pacifico colpo di stato militare di stampo socialdemocratico, aprì il Paese alle riforme e portò alla dissoluzione dell’impero. Da allora, il Portogallo ha preso parte attiva alle vicende del continente, entrando a far parte della Comunità Europea nel 1986. La politica contemporanea è dominata dalla presenza dei due partiti principali, il Partito Socialdemocratico (PSD) e il Partito Socialista (PS). Le elezioni del 2011 sono state vinte dal PSD e l’attuale premier è Pedro Passos Coelho. A Passos Coelho è succeduto dal 26 novembre 2015 António Costa, segretario generale del Partito Socialista. Le elezioni presidenziali del 24 gennaio 2015 sono state vinte dal candidato di centrodestra Marcelo Rebelo de Sousa, che ha battuto con il 52% dei voti lo sfidante di centrosinistra Antonio Sampaio da Novoa (22%).
Gli anni della dittatura hanno seriamente compromesso l’economia portoghese, che ha ricominciato a crescere con le riforme della liberalizzazione democratica e con l’entrata nella Comunità Europea, rafforzandosi nei servizi e privatizzando i settori fino ad allora sotto controllo statale. Nonostante i progressi, però, l’economia portoghese rimane fra le più arretrate d’Europa. Il tasso di crescita ha subito un forte rallentamento a partire dal 2001 e ha parzialmente ripreso quota solo nel 2010. Ma la situazione finanziaria delle imprese e la solvibilità dello Stato sono fonte di grande preoccupazione, nonostante gli aiuti dell’UE. Il governo ha portato avanti una politica di austerità, ma il debito delle imprese verso terzi resta preoccupante. In difficoltà sono soprattutto i settori delle costruzioni, del tessile e della distribuzione. Il crollo della domanda interna ha portato il Portogallo in una perdurante recessione.
Pur in un quadro politico sostanzialmente stabile, il Paese soffre di alcune criticità strutturali a livello economico. Si citano in particolare: una posizione periferica nel contesto europeo, la mancanza di competitività del sistema-Paese, la mancanza di flessibilità del mercato del lavoro, alcune carenze nell’istruzione superiore e formazione professionale, una bilancia dei pagamenti perennemente in rosso e un debito con l’estero che ha superato il 100% del Pil. Preoccupante risulta anche il tasso di disoccupazione, che nel 2011 ha superato il 14% di cui quello giovanile ha toccato quota 35%. Il rischio terrorismo rimane presente, anche se non viene considerato alto, come in tutti i Paesi europei. Sono state rilevate tracce di attività di esponenti jihadisti, anche se a livello di pubblico la percezione di una possibile minaccia è molto bassa. Da questo punto di vista, una delle criticità è rappresentata dal basso livello di attenzione verso i temi della sicurezza e dalla carenza delle strutture preposte.
Capitale: Lisbona
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 92.090 km²
Popolazione: 10.781.459
Religioni: cristiana
Lingue: portoghese
Moneta: euro (EUR)
PIL: 23.700 USD
Livello di criticità: Basso
Grande potenza e impero coloniale marittimo nel XV e XVI secolo, nel corso dei secoli il Portogallo ha sperimentato una lenta e progressiva decadenza. Con la rivoluzione del 1910, la monarchia venne abolita e fu instaurata la Repubblica. L’instabilità politica degli anni successivi portò al golpe di Antonio de Oliveira Salazar che impose una dittatura durata 36 anni e che lasciò il Portogallo in condizioni di arretratezza e sostanziale isolamento dalle vicende del resto d’Europa, anche se il Paese è tra i membri fondatori della NATO, dell’OECD e dell’EFTA. Nel 1974 la “rivoluzione dei garofani”, un nuovo pacifico colpo di stato militare di stampo socialdemocratico, aprì il Paese alle riforme e portò alla dissoluzione dell’impero. Da allora, il Portogallo ha preso parte attiva alle vicende del continente, entrando a far parte della Comunità Europea nel 1986. La politica contemporanea è dominata dalla presenza dei due partiti principali, il Partito Socialdemocratico (PSD) e il Partito Socialista (PS). Le elezioni del 2011 sono state vinte dal PSD e l’attuale premier è Pedro Passos Coelho. A Passos Coelho è succeduto dal 26 novembre 2015 António Costa, segretario generale del Partito Socialista. Le elezioni presidenziali del 24 gennaio 2015 sono state vinte dal candidato di centrodestra Marcelo Rebelo de Sousa, che ha battuto con il 52% dei voti lo sfidante di centrosinistra Antonio Sampaio da Novoa (22%).
Gli anni della dittatura hanno seriamente compromesso l’economia portoghese, che ha ricominciato a crescere con le riforme della liberalizzazione democratica e con l’entrata nella Comunità Europea, rafforzandosi nei servizi e privatizzando i settori fino ad allora sotto controllo statale. Nonostante i progressi, però, l’economia portoghese rimane fra le più arretrate d’Europa. Il tasso di crescita ha subito un forte rallentamento a partire dal 2001 e ha parzialmente ripreso quota solo nel 2010. Ma la situazione finanziaria delle imprese e la solvibilità dello Stato sono fonte di grande preoccupazione, nonostante gli aiuti dell’UE. Il governo ha portato avanti una politica di austerità, ma il debito delle imprese verso terzi resta preoccupante. In difficoltà sono soprattutto i settori delle costruzioni, del tessile e della distribuzione. Il crollo della domanda interna ha portato il Portogallo in una perdurante recessione.
Pur in un quadro politico sostanzialmente stabile, il Paese soffre di alcune criticità strutturali a livello economico. Si citano in particolare: una posizione periferica nel contesto europeo, la mancanza di competitività del sistema-Paese, la mancanza di flessibilità del mercato del lavoro, alcune carenze nell’istruzione superiore e formazione professionale, una bilancia dei pagamenti perennemente in rosso e un debito con l’estero che ha superato il 100% del Pil. Preoccupante risulta anche il tasso di disoccupazione, che nel 2011 ha superato il 14% di cui quello giovanile ha toccato quota 35%. Il rischio terrorismo rimane presente, anche se non viene considerato alto, come in tutti i Paesi europei. Sono state rilevate tracce di attività di esponenti jihadisti, anche se a livello di pubblico la percezione di una possibile minaccia è molto bassa. Da questo punto di vista, una delle criticità è rappresentata dal basso livello di attenzione verso i temi della sicurezza e dalla carenza delle strutture preposte.