Rep. Centrafricana

Africa
Tra le nazioni più povere al mondo, stimata 180esima (su 186 paesi) nella graduatoria dell’indice di sviluppo umano dell’UNDP, la Repubblica Centrafricana è oggi considerata un failed state in crisi permanente. Dall’indipendenza, ottenuta dalla Francia nel 1960, si sono susseguiti decenni di tumulti, colpi di stato e conflitti, ancora oggi di difficile contenimento. Dopo circa un trentennio di regimi militari alternatisi conflittualmente sotto Dacko (1960-1965), Bokassa (1965-1979), Kolingba (1981-1993), un governo civile viene istituito nel 1993 sotto la presidenza Patassé. Il suo governo dura per un decennio ed è caratterizzato da immobilismo economico e politico, corruzione, violenze e tensioni interetniche, tanto che nel 1997 si rende necessario il dispiegamento di una forza di interposizione militare dei paesi africani (MISAB, Missione Interafricana di Sorveglianza degli Accordi di Bangui) successivamente rilevata dalla missione di pace ONU denominata MINURCA (Mission des Nations Unies en Republique Centrafricaine), operativa dal 1998 al 2000. Nel 2003 un colpo di stato guidato dal Generale Bozizé impone un governo di transizione. Intanto nel Paese scoppia una guerra civile tra i due clan rivali, sostenitori dei due leader, che riduce in ginocchio la già fragile economia. Le contestate elezioni del 2005 segnano, poi, l’affermazione di Bozizé a presidente. L'incarico gli viene riconfermato alle elezioni del 2011 ma un nuovo conflitto tra le forze governative e i ribelli esplode nel dicembre 2012. Bozizé viene deposto dall'ennesimo colpo di stato nel marzo 2013 e Michel Djotodia (leader del gruppo ribelle islamista Seleka) si autoproclama presidente. Ma il 10 gennaio 2014, dopo oltre un mese di scontri sanguinosi tra musulmani e cristiani (oltre mille morti), Djotodia si dimette. Al suo posto è eletta presidente ad interim Catherine Samba-Panza.
Benché ricca di risorse (acqua, foreste, oro, diamanti, uranio), la Repubblica Centrafricana è un Paese poverissimo dove almeno un terzo della popolazione vive di aiuti umanitari al di sotto della soglia della povertà (inflazione al 5,5%). A partire dagli anni Settanta il Paese è stato uno dei maggiormente colpiti dalla siccità con conseguenze particolarmente disastrose sulla produzione agricola. Più della metà della popolazione attiva si dedica a un’agricoltura di sussistenza (manioca, cereali, patate e agrumi), e solo caffè e cotone vengono esportati. L’allevamento è poco praticato, mentre il Paese, pur avendo una superficie ampiamente ricoperta di foreste e boschi, non riesce a sfruttare adeguatamente la produzione di legname pregiato (mogano ed ebano). La maggiore ricchezza del Paese è rappresentata dall’estrazione di diamanti, localizzata nella parte occidentale e sudoccidentale, anche se gran parte della produzione annua viene esportata clandestinamente, evadendo le dogane. Si estraggono inoltre oro (Roandji e Pouloubou), uranio (Bakouma) e ferro (Bogoin). Modestissime sono l’attività industriale e la produzione di energia elettrica. I principali partner commerciali (gli snodi principali sono il porto fluviale e l’aeroporto di Bangui) sono Belgio, Paesi Bassi, Stati Uniti, Spagna, Indonesia, Francia e Cina.
La sicurezza nel Paese è decisamente precaria, tanto per ragioni di instabilità politica e tensioni interetniche, quanto per via della criminalità endemica. Ampie porzioni di territorio restano ingovernabili, in particolare le province del nord-est e del nord-ovest (Bouar, Bozoum, Bossangoa, Batafango, Kabo, Birao, Ndele e Mbomou). In queste zone, nonostante l’armistizio concluso nel febbraio del 2007, la permanenza di gruppi ribelli quali l’LRA (Lord’s Resistance Army) nella parte orientale del Paese, e l’MLC (Movimento di liberazione del Congo) a sud, rendono molte aree insicure anche per la popolazione locale. Inoltre, non possono escludersi ripercussioni negative legate all’instabilità dei Paesi limitrofi (Ciad, Sudan, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Congo e Uganda). Il rischio  terrorismo di matrice islamica o a carattere internazionale è invece relativamente basso. Tubercolosi e poliomelite sono una delle maggiori preoccupazioni nel Paese, già classificato ad alto rischio malarico.
Capitale: Bangui
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 622.984 km²
Popolazione: 5.166.510
Religioni: cristiana (50%), islamica (15%)
Lingue: francese (ufficiale), sangho, altre
Moneta: franco CFA (XOF)
PIL: 800 USD
Livello di criticità: Alto
Tra le nazioni più povere al mondo, stimata 180esima (su 186 paesi) nella graduatoria dell’indice di sviluppo umano dell’UNDP, la Repubblica Centrafricana è oggi considerata un failed state in crisi permanente. Dall’indipendenza, ottenuta dalla Francia nel 1960, si sono susseguiti decenni di tumulti, colpi di stato e conflitti, ancora oggi di difficile contenimento. Dopo circa un trentennio di regimi militari alternatisi conflittualmente sotto Dacko (1960-1965), Bokassa (1965-1979), Kolingba (1981-1993), un governo civile viene istituito nel 1993 sotto la presidenza Patassé. Il suo governo dura per un decennio ed è caratterizzato da immobilismo economico e politico, corruzione, violenze e tensioni interetniche, tanto che nel 1997 si rende necessario il dispiegamento di una forza di interposizione militare dei paesi africani (MISAB, Missione Interafricana di Sorveglianza degli Accordi di Bangui) successivamente rilevata dalla missione di pace ONU denominata MINURCA (Mission des Nations Unies en Republique Centrafricaine), operativa dal 1998 al 2000. Nel 2003 un colpo di stato guidato dal Generale Bozizé impone un governo di transizione. Intanto nel Paese scoppia una guerra civile tra i due clan rivali, sostenitori dei due leader, che riduce in ginocchio la già fragile economia. Le contestate elezioni del 2005 segnano, poi, l’affermazione di Bozizé a presidente. L'incarico gli viene riconfermato alle elezioni del 2011 ma un nuovo conflitto tra le forze governative e i ribelli esplode nel dicembre 2012. Bozizé viene deposto dall'ennesimo colpo di stato nel marzo 2013 e Michel Djotodia (leader del gruppo ribelle islamista Seleka) si autoproclama presidente. Ma il 10 gennaio 2014, dopo oltre un mese di scontri sanguinosi tra musulmani e cristiani (oltre mille morti), Djotodia si dimette. Al suo posto è eletta presidente ad interim Catherine Samba-Panza.
Benché ricca di risorse (acqua, foreste, oro, diamanti, uranio), la Repubblica Centrafricana è un Paese poverissimo dove almeno un terzo della popolazione vive di aiuti umanitari al di sotto della soglia della povertà (inflazione al 5,5%). A partire dagli anni Settanta il Paese è stato uno dei maggiormente colpiti dalla siccità con conseguenze particolarmente disastrose sulla produzione agricola. Più della metà della popolazione attiva si dedica a un’agricoltura di sussistenza (manioca, cereali, patate e agrumi), e solo caffè e cotone vengono esportati. L’allevamento è poco praticato, mentre il Paese, pur avendo una superficie ampiamente ricoperta di foreste e boschi, non riesce a sfruttare adeguatamente la produzione di legname pregiato (mogano ed ebano). La maggiore ricchezza del Paese è rappresentata dall’estrazione di diamanti, localizzata nella parte occidentale e sudoccidentale, anche se gran parte della produzione annua viene esportata clandestinamente, evadendo le dogane. Si estraggono inoltre oro (Roandji e Pouloubou), uranio (Bakouma) e ferro (Bogoin). Modestissime sono l’attività industriale e la produzione di energia elettrica. I principali partner commerciali (gli snodi principali sono il porto fluviale e l’aeroporto di Bangui) sono Belgio, Paesi Bassi, Stati Uniti, Spagna, Indonesia, Francia e Cina.
La sicurezza nel Paese è decisamente precaria, tanto per ragioni di instabilità politica e tensioni interetniche, quanto per via della criminalità endemica. Ampie porzioni di territorio restano ingovernabili, in particolare le province del nord-est e del nord-ovest (Bouar, Bozoum, Bossangoa, Batafango, Kabo, Birao, Ndele e Mbomou). In queste zone, nonostante l’armistizio concluso nel febbraio del 2007, la permanenza di gruppi ribelli quali l’LRA (Lord’s Resistance Army) nella parte orientale del Paese, e l’MLC (Movimento di liberazione del Congo) a sud, rendono molte aree insicure anche per la popolazione locale. Inoltre, non possono escludersi ripercussioni negative legate all’instabilità dei Paesi limitrofi (Ciad, Sudan, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Congo e Uganda). Il rischio  terrorismo di matrice islamica o a carattere internazionale è invece relativamente basso. Tubercolosi e poliomelite sono una delle maggiori preoccupazioni nel Paese, già classificato ad alto rischio malarico.