Taiwan
Asia dell'est
Aggiornata a maggio 2021 - Anche nota come Formosa (dal nome che le diedero i colonizzatori portoghesi nel XVI secolo), l’isola di Taiwan è indipendente dal 1950, dopo l’occupazione nipponica, e formalmente denominata Repubblica di Cina, status riconosciuto da soli 23 Paesi. Oggi il paese è a tutti gli effetti una repubblica presidenziale, con l’elezione diretta del capo di stato. La storia dell’isola però, non è stata tutta all’insegna della democrazia. Nel 1949 il Partito Nazionalista (Kuomintang o KMT) di Chiang Kai-Shek, che controllava gran parte della Cina, venne scalzato dai comunisti di Mao Tse-tung, con la conseguente guerra civile che costrinse le autorità nazionaliste del KMT a rifugiarsi a Taiwan; in attesa di riconquistare il potere, mentre la Cina continentale diventava la Repubblica Popolare Cinese. Da allora, entrambi i Paesi sostengono di essere l'unica autorità legittima dell'intera Cina, e per un sistema formale di aut-aut diplomatico, chiunque intrattenga rapporti con un paese, è escluso dalle relazioni con l’altro. Per più di 20 anni la stretta autoritaria di Shek ha governato il paese sotto legge marziale, abolita solo da suo figlio Chiang Ching-kuo, nel 1987. Due anni dopo ci furono le prime elezioni libere a livello nazionale e nel 1996 venne introdotta l’elezione diretta del presidente della repubblica. La comunità internazionale ha progressivamente allentato il sostegno a Taiwan (che fino al 1971 aveva un seggio presso le Nazioni Unite) a favore di Pechino. Fu infatti l’anno dell’apertura americana alla Cina, con il viaggio a Pechino di Nixon e Kissinger. Progressivamente molti governi occidentali seguirono la svolta dell’amministrazione americana, tanto che il seggio permanente al Consiglio di Sicurezza passò a Pechino, nell’ottobre del 1971. L’isolamento diplomatico di Taiwan non è tuttavia assoluto: mantiene rapporti culturali con numerosi Paesi (in Italia è presente un Ufficio di rappresentanza di Taipei) e rapporti economici con la stessa Cina. Per decenni, l’isola è stata governata dal Kuomintang che, tramite una serie di riforme politiche, ha portato il Paese al multipartitismo. Il monopolio nazionalista è terminato nel 2000 con l’elezione del Presidente Chen Shui-bian, del Partito Democratico Progressista (DPP), di stampo indipendentista. Dopo un secondo mandato nel 2004, alle presidenziali del 2008 il KMT è tornato al potere con Ma Ying-jeou (confermato nel gennaio 2012). Questo partito secolare è invece sostenitore della “One China Policy”, un paese due sistemi, come avviene ad Hong Kong, ed ha permesso l’accordo con l’allora presidente cinese Hu Jintao, riguardo l’eliminazione dei dazi doganali e la liberalizzazione di alcuni settori dell’economia. L’accordo è stato fortemente criticato dalle frange indipendentiste, perché ritenuto essere il preludio alla riunificazione. Tsai Ing-wen è stata invece la prima presidente donna della storia di Taiwan (gennaio 2016), portando il Partito del Popolo Democratico (DPP) alla sua più grande vittoria (oltre il 56% dei voti). Dopo anni di moderata distensione nelle relazioni tra Taiwan e Pechino, la presidente Tsai persegue una politica che mette al centro la sovranità nazionale, non temendo di inimicarsi la Cina. Il clima è sempre più teso, soprattutto dopo la sua rielezione alle presidenziali del 2020, nelle quali ha ottenuto il record nazionale di voti nella storia del paese. Ma a spaventare è soprattutto il discorso di Xi del 2 gennaio 2019, quando si è detto disposto a tutto per ottenere la riunificazione di Taiwan, non escludendo l’uso della forza armata. In risposta si inserisce l’incertezza strategica statunitense, ferma sostenitrice della “Taiwanesità”, che considererebbe l’ingerenza cinese come un attacco diretto alla libertà del Mar Cinese. Anche gli Stati Uniti non escludono un attacco armato, in risposta a quello potenziale della Cina, ma le dichiarazioni lasciano ancora spazi interpretativi. L’alleanza in chiave anticinese consta inoltre del sostegno del Giappone, molto attivo nella questione, come confermato dall’accordo in data 16 aprile 2021 tra Biden e il primo ministro nipponico Suga, in cui i leader hanno riaffermato la volontà congiunta di scongiurare l’avanzata cinese. Pechino risponde con esercitazioni militari vicino all’isola, in quella che rischia di diventare una pericolosa escalation.
Taiwan basa la propria economia sui settori secondario e terziario, dove le esportazioni hanno un ruolo dominante: Taiwan è uno dei maggiori produttori di tecnologie informatiche in Asia, ed esporta anzitutto verso la Cina e il Sud Est asiatico, anche grazie alla firma nel 2010 di un trattato commerciale (Economic Cooperation Framework Agreement) di portata storica. L’industria è molto attiva nel settore tessile e nella trasformazione dei prodotti agricoli. Il vero traino, però, è costituito sia dall’industria elettronica, elettrotecnica ed elettromeccanica - chip e apparecchiature elettroniche, macchinari, strumenti ottici e di precisione - sia dai comparti meccanici, legati principalmente alle catene di montaggio nel settore automobilistico, nonché alla produzione di cicli e motocicli. Taiwan è anche una delle maggiori piazze affaristiche dell'intera Asia e ha sviluppato notevolmente i servizi bancari, finanziari e assicurativi. Dal 2015 il tasso di crescita del paese ha avuto un deciso calo a causa della riduzione delle esportazioni verso la Cina, figlia dell’ostracizzante politica di Xi Jinping. La forte ripresa di questi ultimi anni invece, è stata trainata dall’azienda Taiwan Semiconductor Manufacturing Co., che consta della produzione di chip a tre nanometri più avanzati del mondo. Settore che si inserisce nella disputa geopolitica con la Cina, in quanto il chip è acquistato ed utilizzato dai giganti high-tech statunitensi, come Apple e Google. I suoi profitti stanno favorendo l’intera economia dell’isola e i chip sono stati usati come moneta di scambio anche con la Germania, la cui fornitura passa per l’aiuto berlinese nel fornire i vaccini contro il Covid. Tuttavia, l’isola non ha risentito della pandemia come il resto del mondo. Il paese fino ad ora ha avuto meno di mille casi e i produttori hanno potuto mantenere le fabbriche aperte, mentre nel mondo esplodeva la stagione dei lockdown. Anche gli investimenti, sia nel settore pubblico che privato, sono in netta espansione. Il che ha permesso un innalzamento del salario reale medio del settore industriale e dei servizi. La crescita economica per il 2021 è prevista assestarsi intorno al 3,8% e le stesse esportazioni sono in enorme aumento.
Taiwan non presenta particolari elementi di rischio né a livello di microcriminalità (per quanto limitatamente presente, soprattutto nei grandi centri urbani), né tantomeno a livello di movimenti politici eversivi. Terrorismo, guerriglia e agitazioni sociali sono praticamente inesistenti sull’isola e il Paese non ha legami con cellule terroristiche internazionali o transnazionali. Proteste e manifestazioni si svolgono regolarmente nelle maggiori città, soprattutto durante i periodi elettorali, ma sono concepite come parte integrante della vita politica e sono dunque ben tollerate e di norma pacifiche. Tuttavia, esistono alcune note organizzazioni criminali, tra cui le principali sono la United Bamboo Gang, la Four Seas Gang, la Celestial Path Alliance Gang, e la Songlian Gang, attive soprattutto nel centro e nel sud di Taiwan: queste bande coinvolte nella politica locale e presenti in molti affari (dalle comunicazioni al gioco d’azzardo, dal commercio alla prostituzione), raramente hanno come target membri della comunità straniera presente sull’isola. Il periodo tra luglio e ottobre è denominato la “Stagione dei tifoni”, in cui la rete dei trasporti può risentire di allagamenti e zone impraticabili. Le condizioni in caso di detenzione sono dure, per questo è necessario prestare attenzione all’eccessivo uso di bevande alcoliche, dal momento che il tasso alcolemico consentito è dello 0,05% per i conducenti di vetture a motore, mentre il possesso di droghe è punito molto aspramente. Le catastrofi naturali non sono rare, in quanto Taiwan è considerata una zona sismica a rischio, connessa alla probabilità di causare tsunami.
Capitale: Taipei
Ordinamento: Rep. presidenziale
Superficie: 35.980 km²
Popolazione: 23.545.963
Religioni: buddista e taoista (93%), cristiana
Lingue: cinese mandarino (ufficiale), altre
Moneta: nuovo dollaro taiwanese (TWD)
PIL: 38.200 USD
Livello di criticità: Basso
Aggiornata a maggio 2021 - Anche nota come Formosa (dal nome che le diedero i colonizzatori portoghesi nel XVI secolo), l’isola di Taiwan è indipendente dal 1950, dopo l’occupazione nipponica, e formalmente denominata Repubblica di Cina, status riconosciuto da soli 23 Paesi. Oggi il paese è a tutti gli effetti una repubblica presidenziale, con l’elezione diretta del capo di stato. La storia dell’isola però, non è stata tutta all’insegna della democrazia. Nel 1949 il Partito Nazionalista (Kuomintang o KMT) di Chiang Kai-Shek, che controllava gran parte della Cina, venne scalzato dai comunisti di Mao Tse-tung, con la conseguente guerra civile che costrinse le autorità nazionaliste del KMT a rifugiarsi a Taiwan; in attesa di riconquistare il potere, mentre la Cina continentale diventava la Repubblica Popolare Cinese. Da allora, entrambi i Paesi sostengono di essere l'unica autorità legittima dell'intera Cina, e per un sistema formale di aut-aut diplomatico, chiunque intrattenga rapporti con un paese, è escluso dalle relazioni con l’altro. Per più di 20 anni la stretta autoritaria di Shek ha governato il paese sotto legge marziale, abolita solo da suo figlio Chiang Ching-kuo, nel 1987. Due anni dopo ci furono le prime elezioni libere a livello nazionale e nel 1996 venne introdotta l’elezione diretta del presidente della repubblica. La comunità internazionale ha progressivamente allentato il sostegno a Taiwan (che fino al 1971 aveva un seggio presso le Nazioni Unite) a favore di Pechino. Fu infatti l’anno dell’apertura americana alla Cina, con il viaggio a Pechino di Nixon e Kissinger. Progressivamente molti governi occidentali seguirono la svolta dell’amministrazione americana, tanto che il seggio permanente al Consiglio di Sicurezza passò a Pechino, nell’ottobre del 1971. L’isolamento diplomatico di Taiwan non è tuttavia assoluto: mantiene rapporti culturali con numerosi Paesi (in Italia è presente un Ufficio di rappresentanza di Taipei) e rapporti economici con la stessa Cina. Per decenni, l’isola è stata governata dal Kuomintang che, tramite una serie di riforme politiche, ha portato il Paese al multipartitismo. Il monopolio nazionalista è terminato nel 2000 con l’elezione del Presidente Chen Shui-bian, del Partito Democratico Progressista (DPP), di stampo indipendentista. Dopo un secondo mandato nel 2004, alle presidenziali del 2008 il KMT è tornato al potere con Ma Ying-jeou (confermato nel gennaio 2012). Questo partito secolare è invece sostenitore della “One China Policy”, un paese due sistemi, come avviene ad Hong Kong, ed ha permesso l’accordo con l’allora presidente cinese Hu Jintao, riguardo l’eliminazione dei dazi doganali e la liberalizzazione di alcuni settori dell’economia. L’accordo è stato fortemente criticato dalle frange indipendentiste, perché ritenuto essere il preludio alla riunificazione. Tsai Ing-wen è stata invece la prima presidente donna della storia di Taiwan (gennaio 2016), portando il Partito del Popolo Democratico (DPP) alla sua più grande vittoria (oltre il 56% dei voti). Dopo anni di moderata distensione nelle relazioni tra Taiwan e Pechino, la presidente Tsai persegue una politica che mette al centro la sovranità nazionale, non temendo di inimicarsi la Cina. Il clima è sempre più teso, soprattutto dopo la sua rielezione alle presidenziali del 2020, nelle quali ha ottenuto il record nazionale di voti nella storia del paese. Ma a spaventare è soprattutto il discorso di Xi del 2 gennaio 2019, quando si è detto disposto a tutto per ottenere la riunificazione di Taiwan, non escludendo l’uso della forza armata. In risposta si inserisce l’incertezza strategica statunitense, ferma sostenitrice della “Taiwanesità”, che considererebbe l’ingerenza cinese come un attacco diretto alla libertà del Mar Cinese. Anche gli Stati Uniti non escludono un attacco armato, in risposta a quello potenziale della Cina, ma le dichiarazioni lasciano ancora spazi interpretativi. L’alleanza in chiave anticinese consta inoltre del sostegno del Giappone, molto attivo nella questione, come confermato dall’accordo in data 16 aprile 2021 tra Biden e il primo ministro nipponico Suga, in cui i leader hanno riaffermato la volontà congiunta di scongiurare l’avanzata cinese. Pechino risponde con esercitazioni militari vicino all’isola, in quella che rischia di diventare una pericolosa escalation.
Taiwan basa la propria economia sui settori secondario e terziario, dove le esportazioni hanno un ruolo dominante: Taiwan è uno dei maggiori produttori di tecnologie informatiche in Asia, ed esporta anzitutto verso la Cina e il Sud Est asiatico, anche grazie alla firma nel 2010 di un trattato commerciale (Economic Cooperation Framework Agreement) di portata storica. L’industria è molto attiva nel settore tessile e nella trasformazione dei prodotti agricoli. Il vero traino, però, è costituito sia dall’industria elettronica, elettrotecnica ed elettromeccanica - chip e apparecchiature elettroniche, macchinari, strumenti ottici e di precisione - sia dai comparti meccanici, legati principalmente alle catene di montaggio nel settore automobilistico, nonché alla produzione di cicli e motocicli. Taiwan è anche una delle maggiori piazze affaristiche dell'intera Asia e ha sviluppato notevolmente i servizi bancari, finanziari e assicurativi. Dal 2015 il tasso di crescita del paese ha avuto un deciso calo a causa della riduzione delle esportazioni verso la Cina, figlia dell’ostracizzante politica di Xi Jinping. La forte ripresa di questi ultimi anni invece, è stata trainata dall’azienda Taiwan Semiconductor Manufacturing Co., che consta della produzione di chip a tre nanometri più avanzati del mondo. Settore che si inserisce nella disputa geopolitica con la Cina, in quanto il chip è acquistato ed utilizzato dai giganti high-tech statunitensi, come Apple e Google. I suoi profitti stanno favorendo l’intera economia dell’isola e i chip sono stati usati come moneta di scambio anche con la Germania, la cui fornitura passa per l’aiuto berlinese nel fornire i vaccini contro il Covid. Tuttavia, l’isola non ha risentito della pandemia come il resto del mondo. Il paese fino ad ora ha avuto meno di mille casi e i produttori hanno potuto mantenere le fabbriche aperte, mentre nel mondo esplodeva la stagione dei lockdown. Anche gli investimenti, sia nel settore pubblico che privato, sono in netta espansione. Il che ha permesso un innalzamento del salario reale medio del settore industriale e dei servizi. La crescita economica per il 2021 è prevista assestarsi intorno al 3,8% e le stesse esportazioni sono in enorme aumento.
Taiwan non presenta particolari elementi di rischio né a livello di microcriminalità (per quanto limitatamente presente, soprattutto nei grandi centri urbani), né tantomeno a livello di movimenti politici eversivi. Terrorismo, guerriglia e agitazioni sociali sono praticamente inesistenti sull’isola e il Paese non ha legami con cellule terroristiche internazionali o transnazionali. Proteste e manifestazioni si svolgono regolarmente nelle maggiori città, soprattutto durante i periodi elettorali, ma sono concepite come parte integrante della vita politica e sono dunque ben tollerate e di norma pacifiche. Tuttavia, esistono alcune note organizzazioni criminali, tra cui le principali sono la United Bamboo Gang, la Four Seas Gang, la Celestial Path Alliance Gang, e la Songlian Gang, attive soprattutto nel centro e nel sud di Taiwan: queste bande coinvolte nella politica locale e presenti in molti affari (dalle comunicazioni al gioco d’azzardo, dal commercio alla prostituzione), raramente hanno come target membri della comunità straniera presente sull’isola. Il periodo tra luglio e ottobre è denominato la “Stagione dei tifoni”, in cui la rete dei trasporti può risentire di allagamenti e zone impraticabili. Le condizioni in caso di detenzione sono dure, per questo è necessario prestare attenzione all’eccessivo uso di bevande alcoliche, dal momento che il tasso alcolemico consentito è dello 0,05% per i conducenti di vetture a motore, mentre il possesso di droghe è punito molto aspramente. Le catastrofi naturali non sono rare, in quanto Taiwan è considerata una zona sismica a rischio, connessa alla probabilità di causare tsunami.