Tanzania

Africa
Indipendente dal 1961, l’ex Tanganica si fonde con Zanzibar dando vita nel 1964 alla Repubblica Unita di Tanzania, una repubblica federale di stampo presidenziale. Il primo governo nazionale, sotto la presidenza Nyerere, assume un assetto politico ed economico basato su una forma di socialismo agricolo, denominato ujamaa. Fino alla fine degli anni Ottanta, il Paese è dominato da un partito unico (CCM), nato dalla fusione dei due principali partiti nazionalisti di Tanganica e Zanzibar. Con la successione del Presidente Ali Hassan Mwinyi, si avviano riforme che introducono il multipartitismo e che abbandonano gradualmente l’impianto socialista. Negli anni Novanta la situazione politica si inasprisce, turbata dalle correnti indipendentiste di Zanzibar, dai dissapori fra tribù e dalle ondate di profughi provenienti dagli Stati limitrofi in guerra. Nel 1995 assume il potere Benjamin Mkapa, che prosegue la politica del suo predecessore di liberalizzazioni e privatizzazioni delle aziende statali. Nel 2005 viene eletto l’attuale Presidente Jakaya Kikwete, ma le tensioni politiche si sono manifestate in ogni consultazione elettorale: nel 2000, nel 2003 a Zanzibar e ancora nel 2010.
A impedire un sereno sviluppo economico della Tanzania contribuiscono sia le continue tensioni politiche, sia la grande miseria che attanaglia l’intera popolazione, tra le più povere nel mondo. A differenza di altri Stati africani, infatti, la Tanzania non dispone di giacimenti minerari e terreni adatti a coltivazioni da esportazione. Solo la recente apertura di impianti di estrazione di gas naturale a Songosongo, unitamente al turismo – che costituisce l’unica significante fonte di introiti nazionali – hanno dato un contributo positivo all’economia del paese. L’inflazione è all’11,1%.
La criminalità è relativamente diffusa in tutto il Paese, soprattutto nelle aree maggiormente frequentate da stranieri e turisti. Benché si tratti generalmente di episodi improvvisati volti al furto di denaro e documenti, risultano in aumento i furti, le rapine a mano armata, i sequestri e l’uso della violenza. Se la situazione politica è relativamente stabile – per quanto non siano mancati episodi di protesta e malcontento popolare in passato e negli anni più recenti – il fattore terrorismo è quello che più preoccupa di più: il rischio non è dato tanto dall’attività di gruppi indigeni all’interno del Paese, quanto dalla presenza di gruppi jihadisti, bande armate e movimenti indipendentisti nell’intera regione orientale.
Capitale: Dodoma
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 947.300 km²
Popolazione: 43.601.796
Religioni: cristiana (30%), Islamica (35%)
Lingue: kiswahili e inglese (ufficiali)
Moneta: scellino della Tanzania (TZS)
PIL: 1.500 USD
Livello di criticità: Medio
Indipendente dal 1961, l’ex Tanganica si fonde con Zanzibar dando vita nel 1964 alla Repubblica Unita di Tanzania, una repubblica federale di stampo presidenziale. Il primo governo nazionale, sotto la presidenza Nyerere, assume un assetto politico ed economico basato su una forma di socialismo agricolo, denominato ujamaa. Fino alla fine degli anni Ottanta, il Paese è dominato da un partito unico (CCM), nato dalla fusione dei due principali partiti nazionalisti di Tanganica e Zanzibar. Con la successione del Presidente Ali Hassan Mwinyi, si avviano riforme che introducono il multipartitismo e che abbandonano gradualmente l’impianto socialista. Negli anni Novanta la situazione politica si inasprisce, turbata dalle correnti indipendentiste di Zanzibar, dai dissapori fra tribù e dalle ondate di profughi provenienti dagli Stati limitrofi in guerra. Nel 1995 assume il potere Benjamin Mkapa, che prosegue la politica del suo predecessore di liberalizzazioni e privatizzazioni delle aziende statali. Nel 2005 viene eletto l’attuale Presidente Jakaya Kikwete, ma le tensioni politiche si sono manifestate in ogni consultazione elettorale: nel 2000, nel 2003 a Zanzibar e ancora nel 2010.
A impedire un sereno sviluppo economico della Tanzania contribuiscono sia le continue tensioni politiche, sia la grande miseria che attanaglia l’intera popolazione, tra le più povere nel mondo. A differenza di altri Stati africani, infatti, la Tanzania non dispone di giacimenti minerari e terreni adatti a coltivazioni da esportazione. Solo la recente apertura di impianti di estrazione di gas naturale a Songosongo, unitamente al turismo – che costituisce l’unica significante fonte di introiti nazionali – hanno dato un contributo positivo all’economia del paese. L’inflazione è all’11,1%.
La criminalità è relativamente diffusa in tutto il Paese, soprattutto nelle aree maggiormente frequentate da stranieri e turisti. Benché si tratti generalmente di episodi improvvisati volti al furto di denaro e documenti, risultano in aumento i furti, le rapine a mano armata, i sequestri e l’uso della violenza. Se la situazione politica è relativamente stabile – per quanto non siano mancati episodi di protesta e malcontento popolare in passato e negli anni più recenti – il fattore terrorismo è quello che più preoccupa di più: il rischio non è dato tanto dall’attività di gruppi indigeni all’interno del Paese, quanto dalla presenza di gruppi jihadisti, bande armate e movimenti indipendentisti nell’intera regione orientale.

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