Timor Est
Asia sud-est
Timor Est, o meglio, Timor Leste, è un’ex colonia portoghese. La suddivisione dell’isola in due parti, sancita nel 1916 con la ratifica della Convenzione dell’Aja, fu la conclusione della competizione tra Olanda e Portogallo per assumerne il controllo. Nel 1975 Timor Leste dichiarò l’indipendenza ma pochi giorni dopo le truppe indonesiane invasero il territorio e cominciarono la repressione della resistenza popolare organizzatasi poi sotto il movimento Fretilin. La comunità internazionale cominciò ad occuparsi della crisi timorese soltanto nel 1991, dopo la strage di Dili, in cui morirono diverse centinaia di dimostranti che protestavano contro le autorità indonesiane. La pressione internazionale convinse l’Indonesia ad autorizzare un referendum per l’indipendenza nel 1999, ampiamente vinto dagli indipendentisti. L’indipendenza ufficiale fu raggiunta il 20 maggio 2002, ma le milizie non cessarono le violenze, e solo nel 2007 la missione delle Nazioni Unite riuscì a garantire la stabilità e il regolare svolgimento delle elezioni presidenziali e parlamentari. Un fallito tentativo di milizie ribelli di colpire il premier e il presidente nel 2008 ha portato alla resa di gran parte dei ribelli. Nel 2012 si sono tenute le nuove elezioni presidenziali e parlamentari. Jose Maria de Vasconcelos è il nuovo Presidente, mentre il National Congress of East Timor Reconstruction (CNRT) ha ottenuto la maggioranza in Parlamento. Il governo è formato da una coalizione del CNRT con il Partito Democratico e il Frente-Mudanca.
I decenni di violenze e conflitti interni hanno stremato il paese, distrutto gran parte delle infrastrutture (oltre il 70%) e ridotto in povertà la popolazione. L’economia, anche se in crescita dal 2006, si appoggia agli aiuti esterni. La stabilità degli ultimi anni ha permesso al governo di portare avanti alcune riforme e di procedere con la ricostruzione del paese, soprattutto per la parte riguardante le infrastrutture (strade ed elettricità). Povertà e disoccupazione rappresentano ancora una piaga, ma la scoperta di giacimenti di gas e petrolio al largo di Timor e il loro sfruttamento ha inciso positivamente nelle entrate dello Stato dal 2008. La mancanza di manodopera qualificata è tra i maggiori fattori che rallentano la capacità di sviluppo, insieme a un sistema adeguato di infrastrutture.
Nonostante la ritrovata stabilità, a Timor Leste permane una situazione di equilibrio precario che potrebbe saltare da un momento all’altro, complice l’arretratezza del paese e le condizioni socio-economiche della popolazione. Questi ultimi fattori hanno anche contribuito all’alto tasso di criminalità, soprattutto fra giovani che si riuniscono in gang. Un’altra criticità è data dalla presenza sul territorio di ordigni esplosivi, alcuni retaggio della Seconda guerra mondiale, altri disseminati dall’esercito indonesiano.
Capitale: Dili
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 14.874 km²
Popolazione: 1.143.667
Religioni: cattolica (98%), protestante, altre
Lingue: tetum, portoghese, polinesiano
Moneta: centavo (TPE)
PIL: 8.800 USD
Livello di criticità: Alto
Timor Est, o meglio, Timor Leste, è un’ex colonia portoghese. La suddivisione dell’isola in due parti, sancita nel 1916 con la ratifica della Convenzione dell’Aja, fu la conclusione della competizione tra Olanda e Portogallo per assumerne il controllo. Nel 1975 Timor Leste dichiarò l’indipendenza ma pochi giorni dopo le truppe indonesiane invasero il territorio e cominciarono la repressione della resistenza popolare organizzatasi poi sotto il movimento Fretilin. La comunità internazionale cominciò ad occuparsi della crisi timorese soltanto nel 1991, dopo la strage di Dili, in cui morirono diverse centinaia di dimostranti che protestavano contro le autorità indonesiane. La pressione internazionale convinse l’Indonesia ad autorizzare un referendum per l’indipendenza nel 1999, ampiamente vinto dagli indipendentisti. L’indipendenza ufficiale fu raggiunta il 20 maggio 2002, ma le milizie non cessarono le violenze, e solo nel 2007 la missione delle Nazioni Unite riuscì a garantire la stabilità e il regolare svolgimento delle elezioni presidenziali e parlamentari. Un fallito tentativo di milizie ribelli di colpire il premier e il presidente nel 2008 ha portato alla resa di gran parte dei ribelli. Nel 2012 si sono tenute le nuove elezioni presidenziali e parlamentari. Jose Maria de Vasconcelos è il nuovo Presidente, mentre il National Congress of East Timor Reconstruction (CNRT) ha ottenuto la maggioranza in Parlamento. Il governo è formato da una coalizione del CNRT con il Partito Democratico e il Frente-Mudanca.
I decenni di violenze e conflitti interni hanno stremato il paese, distrutto gran parte delle infrastrutture (oltre il 70%) e ridotto in povertà la popolazione. L’economia, anche se in crescita dal 2006, si appoggia agli aiuti esterni. La stabilità degli ultimi anni ha permesso al governo di portare avanti alcune riforme e di procedere con la ricostruzione del paese, soprattutto per la parte riguardante le infrastrutture (strade ed elettricità). Povertà e disoccupazione rappresentano ancora una piaga, ma la scoperta di giacimenti di gas e petrolio al largo di Timor e il loro sfruttamento ha inciso positivamente nelle entrate dello Stato dal 2008. La mancanza di manodopera qualificata è tra i maggiori fattori che rallentano la capacità di sviluppo, insieme a un sistema adeguato di infrastrutture.
Nonostante la ritrovata stabilità, a Timor Leste permane una situazione di equilibrio precario che potrebbe saltare da un momento all’altro, complice l’arretratezza del paese e le condizioni socio-economiche della popolazione. Questi ultimi fattori hanno anche contribuito all’alto tasso di criminalità, soprattutto fra giovani che si riuniscono in gang. Un’altra criticità è data dalla presenza sul territorio di ordigni esplosivi, alcuni retaggio della Seconda guerra mondiale, altri disseminati dall’esercito indonesiano.