Ucraina
Europa
Stato indipendente ma fortemente dominato dall’influenza polacca prima e da quella russa poi, l’Ucraina entrò a far parte dell’Urss nel 1922, subendo la rigida politica staliniana: tutte le imprese agricole vennero nazionalizzate e i piccoli proprietari terrieri (i kulaki) che provarono a ribellarsi furono deportati e rinchiusi. Durante la Seconda guerra mondiale, in seguito all’invasione tedesca il Paese uscì dall’orbita sovietica, per rientrarvi alla fine del conflitto. Vi rimase fino al 1991, anno in cui ebbe inizio lo smembramento dell’Urss, con la contestuale creazione di altre nove Repubbliche indipendenti, tra le quali la stessa Ucraina. La Costituzione fu varata nel 1996 (poi emendata nel 2004) e affidò ampi poteri al presidente, mentre il primo ministro divenne espressione del parlamento. I primi tempi per la nuova entità statale furono difficilissimi, caratterizzati da un forte declino economico e una povertà diffusa, con un bilancio aggravato anche dagli effetti del disastro nella centrale nucleare di Chernobyl nel 1986. Sebbene inizialmente i rapporti con la Federazione russa furono difficili, a partire dal 1994 ci fu una normalizzazione dei rapporti e un riavvicinamento tra i due Paesi, grazie all’elezione del presidente filorusso Leonid Kuchma. A causa del malcontento della popolazione, però, la situazione interna degenerò sfociando nella Rivoluzione Arancione del 2004, quando le elezioni furono vinte da Viktor Yushchenko. Neppure il suo governo riuscì però a risolvere le maggiori problematiche quali il processo democratico o la trasparenza pubblica, piaghe decennali del Paese. La successiva tornata elettorale stabilì la vittoria di Viktor Yanukovich, presidente dal 25 gennaio 2010. In seguito alle massicce proteste europeiste iniziate nel dicembre 2013 – poi degenerate in violentissimi scontri – Yanukovich è stato costretto a fuggire in Russia il 22 febbraio 2014. Nello stesso anno gli effetti di Euromaidan si sono dispiegati nella penisola di Crimea a maggioranza russa, dove i cittadini non hanno riconosciuto il primo ministro ad interim Oleksandr Turčynov che ha ricoperto la carica fino al 7 giugno 2014. Nel mese di maggio, con oltre il 90% dei consensi, i crimeani si sono espressi a favore dell’annessione alla Russia, avvenuta de iure. L’adesione della Repubblica di Crimea alla Russia non è stata riconosciuta dalla comunità internazionale. Da aprile 2014 si è aperto un altro fronte della crisi in Ucraina orientale. Nella regione del Donbass, le repubbliche separatiste di Donec'k e Luhans'k si sono proclamate indipendenti. Con la presidenza di Petro Poroscenko dal 7 giugno 2014 al 20 maggio 2019, l’Ucraina ha ratificato l’accordo di associazione con l’Ue, tramite il quale le parti si sono impegnante a una convergenza sui temi di sicurezza e difesa comune nell’Ue. L’amministrazione Poroshenko è riuscita a contenere l’estendersi del conflitto dall’Ucraina orientale alle regioni limitrofe, in parallelo le relazioni con la Russia sono ulteriormente peggiorate. In particolare, nel novembre del 2018 nello stretto di Kerch, a causa dell’ingresso illegale di tre navi ucraine nelle acque territoriale russe. Gli accordi di Minsk e Minsk II, con la supervisione di Francia e Germania, hanno rappresentato un tentativo di de-escalation del conflitto in Donbass, attraverso una serie di cessate il fuoco, scambi di prigionieri e altri strumenti di razionalizzazione del conflitto. Alla fine del 2021 si assiste a una nuova crisi dovuta da un lato al timore di una possibile invasione russa dell’Ucraina paventata dal governo di Kiev rappresentato da maggio 2019 da Volodymyr Zelens'kyj, dall’altro dalla contrarietà della Russia a un possibile ingresso dell’Ucraina nella Nato. Il 24 febbraio 2022 Mosca ha definitivamente messo da parte gli ultimi indugi invadendo l'Ucraina.
L’Ucraina ha costituito, lungo tutto il dominio sovietico, un grande granaio e una decisiva realtà industriale per l’URSS. Dopo l’esperienza del mercato sovietico basato sulle pianificazioni quinquennali, però, il Paese ha visto drasticamente ridimensionato il proprio ruolo e la propria economia. Ancora oggi, nonostante le centrali nucleari, il Paese dipende molto dalla Russia per il settore energetico (gas e petrolio), mentre l’estrazione del carbone è sempre più dispendiosa e sempre meno redditizia. Anche il ferro, di cui il Paese è ricco, è di minor impiego di un tempo; nonostante ciò, l’industria siderurgica e metallurgica restano molto importanti. Così anche l’industria alimentare, che può contare su una ricca produzione agricola: grano, patate, orzo, mais, barbabietole e numerosi altri ortaggi. La Russia, ad ogni modo, resta il principale partner ucraino, sia per l’export sia per l’import, seguita da Germania, Italia e Turchia. Dal 2014, il conflitto russo-ucraino ha generato notevoli cambiamenti nel tessuto economico del Paese. A risentire del conflitto armato è stata soprattutto la produzione industriale. La regione del Donbass costituiva fino alla sua indipendenza il 20% del Pil del Paese e il 25% delle esportazioni. Nel primo anno di conflitto il Pil è calato di oltre tre punti, per poi riprendersi negli anni successivi fino all’ulteriore calo dovuto agli effetti della pandemia. Il nuovo programma di sostegno del Fondo monetario internazionale ammonta a oltre 5 miliardi di dollari. La realizzazione di nuovi gasdotti ha ridotto di quasi il 60% il transito di gas nel Paese. I problemi economici in cui versa l'Ucraina non dipendono soltanto dal conflitto armato nel Donbass e dalla successiva crisi pandemica iniziata nel 2020. L’influenza esercitata da oligarchi e gruppi d’interesse ha più volte contribuito nel vanificare i diversi tentativi di riforme economiche. Con l'invasione russa del 24 febbraio 2022 il sistema economico del Paese è stato totalmente messo in ginocchio dalla guerra.
La criminalità in Ucraina è mediamente diffusa e i maggiori eventi si verificano nei centri città, nei percorsi metropolitani e nei luoghi poco frequentati. Il rischio terrorismo è basso e le condizioni climatiche non destano specifiche preoccupazioni. In generale, la sicurezza nel Paese fino al 2013 era assimilabile agli standard europei. Non vi erano infatti particolari condizioni politiche o sociali tali da poter rappresentare un motivo di insoddisfazione che portasse a episodi di intolleranza e violenza. Anche se, nel mese di ottobre 2011, in seguito all’arresto dell’ex primo ministro Yulia Tymoshenko - condannata a sette anni di reclusione dal tribunale di Kiev con l’accusa di abuso d’ufficio e di evasione fiscale, oltre che di occultamento dei ricavi in valuta estera - erano già scoppiate violente manifestazioni di protesta tra i suoi sostenitori e le forze dell’ordine davanti al Palazzo di Giustizia. A fine 2013, però, Kiev è stata protagonista di violente manifestazioni da parte degli oppositori del presidente Yanukovich, che hanno occupato per mesi piazza Maidan, e sono culminate con la cacciata del presidente. Tra i manifestanti, ai semplici cittadini si sono mescolati numerosi radicali di estrema destra. La situazione è degenerata anche a causa delle proteste nelle regioni russofone, e in particolare nella Crimea, dove la Federazione Russa è intervenuta per mettere in sicurezza la regione. Il conflitto russo-ucraino ha assunto la connotazione di una guerra per procura, con la presenza di combattenti stranieri (la legione Georgiana) e gruppi paramilitari (il battaglione Azov). Con l'invasione dell'Ucraina scattata il 24 febbraio 2022, la Russia ha aperto un nuovo fronte di guerra nel cuore dell'Europa.
Capitale: Kiev
Ordinamento: Repubblica
Superficie: 576. 363 km²
Popolazione: 41.487.960 (2021)
Religioni: ortodossa
Lingue: ucraino, russo, altre minoranze
Moneta: Hryvna (UAH)
PIL: 168,5 USD (2022)
Livello di criticità: Alto
Stato indipendente ma fortemente dominato dall’influenza polacca prima e da quella russa poi, l’Ucraina entrò a far parte dell’Urss nel 1922, subendo la rigida politica staliniana: tutte le imprese agricole vennero nazionalizzate e i piccoli proprietari terrieri (i kulaki) che provarono a ribellarsi furono deportati e rinchiusi. Durante la Seconda guerra mondiale, in seguito all’invasione tedesca il Paese uscì dall’orbita sovietica, per rientrarvi alla fine del conflitto. Vi rimase fino al 1991, anno in cui ebbe inizio lo smembramento dell’Urss, con la contestuale creazione di altre nove Repubbliche indipendenti, tra le quali la stessa Ucraina. La Costituzione fu varata nel 1996 (poi emendata nel 2004) e affidò ampi poteri al presidente, mentre il primo ministro divenne espressione del parlamento. I primi tempi per la nuova entità statale furono difficilissimi, caratterizzati da un forte declino economico e una povertà diffusa, con un bilancio aggravato anche dagli effetti del disastro nella centrale nucleare di Chernobyl nel 1986. Sebbene inizialmente i rapporti con la Federazione russa furono difficili, a partire dal 1994 ci fu una normalizzazione dei rapporti e un riavvicinamento tra i due Paesi, grazie all’elezione del presidente filorusso Leonid Kuchma. A causa del malcontento della popolazione, però, la situazione interna degenerò sfociando nella Rivoluzione Arancione del 2004, quando le elezioni furono vinte da Viktor Yushchenko. Neppure il suo governo riuscì però a risolvere le maggiori problematiche quali il processo democratico o la trasparenza pubblica, piaghe decennali del Paese. La successiva tornata elettorale stabilì la vittoria di Viktor Yanukovich, presidente dal 25 gennaio 2010. In seguito alle massicce proteste europeiste iniziate nel dicembre 2013 – poi degenerate in violentissimi scontri – Yanukovich è stato costretto a fuggire in Russia il 22 febbraio 2014. Nello stesso anno gli effetti di Euromaidan si sono dispiegati nella penisola di Crimea a maggioranza russa, dove i cittadini non hanno riconosciuto il primo ministro ad interim Oleksandr Turčynov che ha ricoperto la carica fino al 7 giugno 2014. Nel mese di maggio, con oltre il 90% dei consensi, i crimeani si sono espressi a favore dell’annessione alla Russia, avvenuta de iure. L’adesione della Repubblica di Crimea alla Russia non è stata riconosciuta dalla comunità internazionale. Da aprile 2014 si è aperto un altro fronte della crisi in Ucraina orientale. Nella regione del Donbass, le repubbliche separatiste di Donec'k e Luhans'k si sono proclamate indipendenti. Con la presidenza di Petro Poroscenko dal 7 giugno 2014 al 20 maggio 2019, l’Ucraina ha ratificato l’accordo di associazione con l’Ue, tramite il quale le parti si sono impegnante a una convergenza sui temi di sicurezza e difesa comune nell’Ue. L’amministrazione Poroshenko è riuscita a contenere l’estendersi del conflitto dall’Ucraina orientale alle regioni limitrofe, in parallelo le relazioni con la Russia sono ulteriormente peggiorate. In particolare, nel novembre del 2018 nello stretto di Kerch, a causa dell’ingresso illegale di tre navi ucraine nelle acque territoriale russe. Gli accordi di Minsk e Minsk II, con la supervisione di Francia e Germania, hanno rappresentato un tentativo di de-escalation del conflitto in Donbass, attraverso una serie di cessate il fuoco, scambi di prigionieri e altri strumenti di razionalizzazione del conflitto. Alla fine del 2021 si assiste a una nuova crisi dovuta da un lato al timore di una possibile invasione russa dell’Ucraina paventata dal governo di Kiev rappresentato da maggio 2019 da Volodymyr Zelens'kyj, dall’altro dalla contrarietà della Russia a un possibile ingresso dell’Ucraina nella Nato. Il 24 febbraio 2022 Mosca ha definitivamente messo da parte gli ultimi indugi invadendo l'Ucraina.
L’Ucraina ha costituito, lungo tutto il dominio sovietico, un grande granaio e una decisiva realtà industriale per l’URSS. Dopo l’esperienza del mercato sovietico basato sulle pianificazioni quinquennali, però, il Paese ha visto drasticamente ridimensionato il proprio ruolo e la propria economia. Ancora oggi, nonostante le centrali nucleari, il Paese dipende molto dalla Russia per il settore energetico (gas e petrolio), mentre l’estrazione del carbone è sempre più dispendiosa e sempre meno redditizia. Anche il ferro, di cui il Paese è ricco, è di minor impiego di un tempo; nonostante ciò, l’industria siderurgica e metallurgica restano molto importanti. Così anche l’industria alimentare, che può contare su una ricca produzione agricola: grano, patate, orzo, mais, barbabietole e numerosi altri ortaggi. La Russia, ad ogni modo, resta il principale partner ucraino, sia per l’export sia per l’import, seguita da Germania, Italia e Turchia. Dal 2014, il conflitto russo-ucraino ha generato notevoli cambiamenti nel tessuto economico del Paese. A risentire del conflitto armato è stata soprattutto la produzione industriale. La regione del Donbass costituiva fino alla sua indipendenza il 20% del Pil del Paese e il 25% delle esportazioni. Nel primo anno di conflitto il Pil è calato di oltre tre punti, per poi riprendersi negli anni successivi fino all’ulteriore calo dovuto agli effetti della pandemia. Il nuovo programma di sostegno del Fondo monetario internazionale ammonta a oltre 5 miliardi di dollari. La realizzazione di nuovi gasdotti ha ridotto di quasi il 60% il transito di gas nel Paese. I problemi economici in cui versa l'Ucraina non dipendono soltanto dal conflitto armato nel Donbass e dalla successiva crisi pandemica iniziata nel 2020. L’influenza esercitata da oligarchi e gruppi d’interesse ha più volte contribuito nel vanificare i diversi tentativi di riforme economiche. Con l'invasione russa del 24 febbraio 2022 il sistema economico del Paese è stato totalmente messo in ginocchio dalla guerra.
La criminalità in Ucraina è mediamente diffusa e i maggiori eventi si verificano nei centri città, nei percorsi metropolitani e nei luoghi poco frequentati. Il rischio terrorismo è basso e le condizioni climatiche non destano specifiche preoccupazioni. In generale, la sicurezza nel Paese fino al 2013 era assimilabile agli standard europei. Non vi erano infatti particolari condizioni politiche o sociali tali da poter rappresentare un motivo di insoddisfazione che portasse a episodi di intolleranza e violenza. Anche se, nel mese di ottobre 2011, in seguito all’arresto dell’ex primo ministro Yulia Tymoshenko - condannata a sette anni di reclusione dal tribunale di Kiev con l’accusa di abuso d’ufficio e di evasione fiscale, oltre che di occultamento dei ricavi in valuta estera - erano già scoppiate violente manifestazioni di protesta tra i suoi sostenitori e le forze dell’ordine davanti al Palazzo di Giustizia. A fine 2013, però, Kiev è stata protagonista di violente manifestazioni da parte degli oppositori del presidente Yanukovich, che hanno occupato per mesi piazza Maidan, e sono culminate con la cacciata del presidente. Tra i manifestanti, ai semplici cittadini si sono mescolati numerosi radicali di estrema destra. La situazione è degenerata anche a causa delle proteste nelle regioni russofone, e in particolare nella Crimea, dove la Federazione Russa è intervenuta per mettere in sicurezza la regione. Il conflitto russo-ucraino ha assunto la connotazione di una guerra per procura, con la presenza di combattenti stranieri (la legione Georgiana) e gruppi paramilitari (il battaglione Azov). Con l'invasione dell'Ucraina scattata il 24 febbraio 2022, la Russia ha aperto un nuovo fronte di guerra nel cuore dell'Europa.