Ungheria

Europa
Con lo sfaldamento dell’Impero austro-ungarico alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1919 l’Ungheria - dopo essere stata, per pochi mesi, una repubblica comunista - diventa una monarchia con un sistema politico di tipo parlamentare. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale rientra nell’orbita russa e si trasforma in Repubblica Popolare d’Ungheria dal 1949 al 1989, non senza contrasti interni (la rivolta ungherese del 1956, sollevazione armata di opposizione al comunismo, fu duramente repressa dalle truppe sovietiche). Con la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’URSS, il Paese diventa una democrazia e si avvicina sempre più ai modelli politici occidentali. Dopo la prima richiesta nel 1994, dieci anni dopo l’Ungheria entra a far parte dell’Unione Europea, e nel 2007 sottoscrive gli accordi di Schengen. Tuttavia il Paese non ha adottato l’euro come moneta corrente e attualmente vengono ancora utilizzati i fiorini. Oggi l’Ungheria è una repubblica parlamentare: il presidente è Janos Ader - con un ruolo prettamente formale - mentre dal 2010 il capo del governo è Viktor Orbán del partito conservatore Fidesz, riconfermato con ampio margine alle elezioni parlamentari del 6 aprile 2014.
Il Paese è passato da un’economia centralizzata, controllata dallo stato, a un’economia di mercato: oggi il settore privato contribuisce all’80% del PIL e sono numerosi gli investimenti esteri. Nel 2008 l’Ungheria ha dovuto fronteggiare la crisi economica e ha ottenuto dall’UE, dall’FMI e dalla Banca Mondiale un prestito di 25 miliardi di dollari. A causa della crisi globale, della diminuzione delle esportazioni e dei consumi domestici – nonché come risultato delle misure di austerità imposte dal governo – l’economia ungherese ha subito una contrazione del 7% a partire dal 2009. Dal 2010 il governo ha attuato una serie di provvedimenti, diminuendo le imposizioni sulle entrate societarie e individuali: allo stesso tempo, però, è stata imposta una “crisis tax”, che va a colpire le istituzioni finanziarie, le società di telecomunicazioni e quelle d’energia. La ripresa economica si è avuta nel 2010, con l’aumento delle esportazioni – soprattutto con destinazione Germania – e a fine 2011 la crescita è stata dell’1,5%, anche se permaneva il problema del debito estero e delle obbligazioni. È stato quindi necessario richiedere un nuovo prestito alle istituzioni finanziarie, a fronte di una riduzione del deficit al di sotto del 3% del PIL. Dopo la recessione del 2012, secondo l’OCSE è prevista una crescita del PIL a partire da metà 2013.
Non sussistono problematiche legate a fenomeni terroristici o ad altri rischi di natura sanitaria e ambientale. Le principali città sono tuttavia interessate da fenomeni di microcriminalità annoverabili nella norma. Elementi di criticità potrebbero essere costituiti, pur se in maniera circoscritta, da manifestazioni e disordini causati dal malcontento generale: l’approvazione della nuova costituzione, la svalutazione del fiorino e l’aumento degli interessi sui titoli di stato hanno inasprito gli animi, anche alla notizia del downgrade delle agenzie di rating. Per quanto concerne la corruzione, Transparency International pone la nazione al 54° posto su 182 nazioni (dati 2011, riconfermati nel 2012); dal dossier Ernst & Young 2011 Europe Fraud Survey, tuttavia, l’Ungheria risulta essere tra i paesi con il maggior livello di corruzione dell’Europa centrale e orientale.
Capitale: Budapest
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 93.028 km²
Popolazione: 9.958.453
Religioni: cattolica (52%), altre
Lingue: ungherese (94%), altre (6%)
Moneta: fiorino ungherese (HUF)
PIL: 19.600 USD
Livello di criticità: Basso
Con lo sfaldamento dell’Impero austro-ungarico alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1919 l’Ungheria - dopo essere stata, per pochi mesi, una repubblica comunista - diventa una monarchia con un sistema politico di tipo parlamentare. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale rientra nell’orbita russa e si trasforma in Repubblica Popolare d’Ungheria dal 1949 al 1989, non senza contrasti interni (la rivolta ungherese del 1956, sollevazione armata di opposizione al comunismo, fu duramente repressa dalle truppe sovietiche). Con la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’URSS, il Paese diventa una democrazia e si avvicina sempre più ai modelli politici occidentali. Dopo la prima richiesta nel 1994, dieci anni dopo l’Ungheria entra a far parte dell’Unione Europea, e nel 2007 sottoscrive gli accordi di Schengen. Tuttavia il Paese non ha adottato l’euro come moneta corrente e attualmente vengono ancora utilizzati i fiorini. Oggi l’Ungheria è una repubblica parlamentare: il presidente è Janos Ader - con un ruolo prettamente formale - mentre dal 2010 il capo del governo è Viktor Orbán del partito conservatore Fidesz, riconfermato con ampio margine alle elezioni parlamentari del 6 aprile 2014.
Il Paese è passato da un’economia centralizzata, controllata dallo stato, a un’economia di mercato: oggi il settore privato contribuisce all’80% del PIL e sono numerosi gli investimenti esteri. Nel 2008 l’Ungheria ha dovuto fronteggiare la crisi economica e ha ottenuto dall’UE, dall’FMI e dalla Banca Mondiale un prestito di 25 miliardi di dollari. A causa della crisi globale, della diminuzione delle esportazioni e dei consumi domestici – nonché come risultato delle misure di austerità imposte dal governo – l’economia ungherese ha subito una contrazione del 7% a partire dal 2009. Dal 2010 il governo ha attuato una serie di provvedimenti, diminuendo le imposizioni sulle entrate societarie e individuali: allo stesso tempo, però, è stata imposta una “crisis tax”, che va a colpire le istituzioni finanziarie, le società di telecomunicazioni e quelle d’energia. La ripresa economica si è avuta nel 2010, con l’aumento delle esportazioni – soprattutto con destinazione Germania – e a fine 2011 la crescita è stata dell’1,5%, anche se permaneva il problema del debito estero e delle obbligazioni. È stato quindi necessario richiedere un nuovo prestito alle istituzioni finanziarie, a fronte di una riduzione del deficit al di sotto del 3% del PIL. Dopo la recessione del 2012, secondo l’OCSE è prevista una crescita del PIL a partire da metà 2013.
Non sussistono problematiche legate a fenomeni terroristici o ad altri rischi di natura sanitaria e ambientale. Le principali città sono tuttavia interessate da fenomeni di microcriminalità annoverabili nella norma. Elementi di criticità potrebbero essere costituiti, pur se in maniera circoscritta, da manifestazioni e disordini causati dal malcontento generale: l’approvazione della nuova costituzione, la svalutazione del fiorino e l’aumento degli interessi sui titoli di stato hanno inasprito gli animi, anche alla notizia del downgrade delle agenzie di rating. Per quanto concerne la corruzione, Transparency International pone la nazione al 54° posto su 182 nazioni (dati 2011, riconfermati nel 2012); dal dossier Ernst & Young 2011 Europe Fraud Survey, tuttavia, l’Ungheria risulta essere tra i paesi con il maggior livello di corruzione dell’Europa centrale e orientale.