Uruguay
Sud America
Raggiunta l’indipendenza dalla Spagna nel 1828, l’Uruguay proclamò la prima Costituzione nel 1830. Una seconda Costituzione, promulgata nel 1967 e poi emendata nel 1989 e 1997, conferisce il potere esecutivo al presidente della repubblica. La storia del paese è segnata dalla rivalità tra due partiti, il Partido Blanco e il Partido Colorado, che è più volte sfociata in veri e propri conflitti civili e colpi di stato militari. A partire dal 1985 con il ritorno alla democrazia, i Colorados con Sanguinetti, e i Blancos con Lacalle, si sono alternati al potere puntando sulle riforme economiche e sul consolidamento del processo di democratizzazione. Nel 1999 l’alleanza tra i due partiti contro il Frente Amplio, coalizione di sinistra, ha portato alla presidenza il candidato Jorge Batlle, ma tale sodalizio ha presto dato segni di cedimento, anche in considerazione della recessione economica che ha caratterizzato il suo mandato. Alle elezioni del 2004 il Frente Amplio è riuscito per la prima volta a vincere le elezioni con Tabarè Vazquez e nel 2010 la coalizione progressista è stata riconfermata alla guida del Paese con Jose Mujica, attuale presidente. Al secondo turno delle successive elezioni del 30 novembre del 2014 Tabarè Vazquez è stato rieletto presidente battendo con il 53% dei voti il candidato del Partido Nacional Luis Lacalle Pou.
Il Paese, che nell’Ottocento era considerato tra i più sviluppati del Sud America, ha conosciuto un lento declino che ha prodotto crisi ripetute e ridimensionato le conquiste sociali di un tempo. Essendo privo di rilevanti risorse minerarie, l’Uruguay ha puntato molto sull’industria, settore ancora oggi trainante, e più di recente anche sull’agricoltura, agevolata dalla fertilità del terreno. Enormemente sviluppato l’allevamento di bestiame e la pesca, che sta conoscendo una crescita notevole. Per quanto riguarda l’industria, essa va dal settore alimentare al tessile, dal chimico al petrolchimico, dal conciario al siderurgico, dal meccanico al metallurgico. L’inflazione si attesta attorno all’8%.
L’Uruguay non corre il rischio di terrorismo internazionale. Sul piano politico, si verificano occasionalmente manifestazioni di protesta, alcune con una spiccata connotazione anti-americana, e particolarmente a Montevideo. Nel corso degli ultimi due anni, i manifestanti ambientalisti hanno bloccato i ponti tra Uruguay e Argentina per protestare contro la costruzione di una cartiera al confine tra i due Stati. Al momento è stato raggiunto un accordo e pertanto non dovrebbero sussistere problemi di collegamento via terra. È tuttavia necessario prestare cautela a Fray Bentos, Paysandu e Salto.
Capitale: Montevideo
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 176.215 km²
Popolazione: 3.316.328
Religioni: cattolica (47%), protestante (11%)
Lingue: spagnolo
Moneta: peso uruguayano (UYU)
PIL: 15.300 USD
Livello di criticità: Basso
Raggiunta l’indipendenza dalla Spagna nel 1828, l’Uruguay proclamò la prima Costituzione nel 1830. Una seconda Costituzione, promulgata nel 1967 e poi emendata nel 1989 e 1997, conferisce il potere esecutivo al presidente della repubblica. La storia del paese è segnata dalla rivalità tra due partiti, il Partido Blanco e il Partido Colorado, che è più volte sfociata in veri e propri conflitti civili e colpi di stato militari. A partire dal 1985 con il ritorno alla democrazia, i Colorados con Sanguinetti, e i Blancos con Lacalle, si sono alternati al potere puntando sulle riforme economiche e sul consolidamento del processo di democratizzazione. Nel 1999 l’alleanza tra i due partiti contro il Frente Amplio, coalizione di sinistra, ha portato alla presidenza il candidato Jorge Batlle, ma tale sodalizio ha presto dato segni di cedimento, anche in considerazione della recessione economica che ha caratterizzato il suo mandato. Alle elezioni del 2004 il Frente Amplio è riuscito per la prima volta a vincere le elezioni con Tabarè Vazquez e nel 2010 la coalizione progressista è stata riconfermata alla guida del Paese con Jose Mujica, attuale presidente. Al secondo turno delle successive elezioni del 30 novembre del 2014 Tabarè Vazquez è stato rieletto presidente battendo con il 53% dei voti il candidato del Partido Nacional Luis Lacalle Pou.
Il Paese, che nell’Ottocento era considerato tra i più sviluppati del Sud America, ha conosciuto un lento declino che ha prodotto crisi ripetute e ridimensionato le conquiste sociali di un tempo. Essendo privo di rilevanti risorse minerarie, l’Uruguay ha puntato molto sull’industria, settore ancora oggi trainante, e più di recente anche sull’agricoltura, agevolata dalla fertilità del terreno. Enormemente sviluppato l’allevamento di bestiame e la pesca, che sta conoscendo una crescita notevole. Per quanto riguarda l’industria, essa va dal settore alimentare al tessile, dal chimico al petrolchimico, dal conciario al siderurgico, dal meccanico al metallurgico. L’inflazione si attesta attorno all’8%.
L’Uruguay non corre il rischio di terrorismo internazionale. Sul piano politico, si verificano occasionalmente manifestazioni di protesta, alcune con una spiccata connotazione anti-americana, e particolarmente a Montevideo. Nel corso degli ultimi due anni, i manifestanti ambientalisti hanno bloccato i ponti tra Uruguay e Argentina per protestare contro la costruzione di una cartiera al confine tra i due Stati. Al momento è stato raggiunto un accordo e pertanto non dovrebbero sussistere problemi di collegamento via terra. È tuttavia necessario prestare cautela a Fray Bentos, Paysandu e Salto.