Uzbekistan
Asia Centrale
Aggiornata nel Maggio 2017 - Inglobato nell'orbita russa a fine Ottocento, nonostante la resistenza opposta all'Armata Rossa dopo la Rivoluzione bolscevica, il Paese divenne una Repubblica socialista nel 1924. Il sistema sovietico ne indebolì fortemente l'economia e ne impoverì l'ambiente, puntando a uno sfruttamento intensivo delle risorse idriche e agricole. Nel 1991, l'allora capo del Soviet uzbeko, Islom Karimov, decretò unilateralmente l'indipendenza del Paese e fu nominato presidente con pieni poteri, come stabilito dalla Costituzione del 1992. Da allora è rimasto ben saldo al potere, organizzando elezioni-farsa, vietando ai gruppi di opposizione di partecipare alla vita politica (benché ufficialmente l'Uzbekistan sia una democrazia pluripartitica), introducendo un vero e proprio stato di polizia e tenendo sotto controllo i mass-media e ogni forma di dissenso. Nel 1999 gruppi militanti islamici hanno cercato di rovesciare il governo: fallito il tentativo, si sono susseguiti attentati terroristici soprattutto lungo i confini con l'Afghanistan e il Tajikistan. Nel 2001 il paese ha offerto una base ai caccia anglo-americani per l'offensiva statunitense in Afghanistan e partecipa, da allora, alla lotta contro il terrorismo internazionale. Nel 2005 la repressione nel sangue di diverse proteste scoppiate nella città di Andijan è costata al presidente l'accusa di violazione dei diritti umani, l'embargo da parte dell'Europa e la sospensione dei prestiti da parte della Banca Mondiale. Le relazioni con l'occidente sono state ripristinate solo negli ultimi anni, per via dell'importanza strategica dell'Uzbekistan nelle operazioni anti-terrorismo nella regione e anche per l'esigenza europea di trovare risorse energetiche alternative in Asia centrale. In seguito alla morte del presidente Karimov (Settembre 2016) l’ex primo ministro Shavkat Mirziyoyev ha vinto le elezioni presidenziali del dicembre 2016 dichiarando che continuerà la politica del suo predecessore.
Il paese, noto ben prima di Marco Polo quale passaggio cruciale per la Via della Seta, ha mantenuto nei secoli la vocazione per il tessile, che costituisce ancora oggi la principale voce dell’export: l’Uzbekistan è tra i primi cinque produttori al mondo di fibre di cotone e tra i primi dieci per la lavorazione di filati e tessuti, tra cui appunto la seta. A ciò si collega un altro settore che riveste notevole importanza: l’allevamento, concentrato soprattutto sugli ovini. Se l’agricoltura produce soprattutto cotone, gli altri prodotti come il grano e gli ortaggi, coprono il fabbisogno interno e alimentano le esportazioni verso la Russia. In generale, oggi, il paese cerca di ridurre gradualmente la dipendenza dal settore agricolo, sviluppando le sue riserve di gas e di minerali come carbone e petrolio, non ancora sfruttati appieno. Il principale partner commerciale è la Russia, con la quale il Paese ha un canale preferenziale; seguono Cina, Kazakhstan e Ucraina.
In Uzbekistan è molto alto il rischio di atti di terrorismo di matrice islamica, anche ai danni di istituzioni e luoghi frequentati da stranieri. Nella regione sono attivi gruppi come il Movimento islamico dell'Uzbekistan (IMU), Al Qaeda, l'Unione della Jihad islamica e il Movimento islamico del Turkestan orientale, che spesso effettuano rapimenti, omicidi e attentati kamikaze anche a danno di cittadini stranieri. Dalla fine degli anni Novanta, l'attività di tali gruppi si è intensificata con l'appoggio e i finanziamenti forniti da Osama Bin Laden e ha trovato terreno fertile soprattutto nella valle di Ferghana. Molti attentati si sono verificati in diverse regioni dell'Uzbekistan nel 2004, nel 2005 e nel 2009. Numerosi militanti del Movimento Islamico dell’Uzbekistan (IMU) hanno recentemente giurato fedeltà ad Al-Baghdadi andando di fatto ad ingrossare le fila dell’ISIS, al punto da diventare uno dei suoi apparati più importanti, grazie al numero di miliziani impiegati e alle abilità tattico-militari dimostrate sul campo in Siria. Il governo ha vietato i viaggi in alcune parti del Paese come misura di sicurezza, e in particolare nelle province della regione di Surkhandarya. Episodi di violenza si sono verificati nella zona di montagna al confine tra Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan, dove alcuni tratti frontalieri sono addirittura stati chiusi per ragioni di sicurezza, come il confine tra l'Uzbekistan e il Kazakhstan, chiuso lungo la strada tra Tashkent e Samarcanda. Alcune zone vicino al confine con il Tajikistan sono, inoltre, minate. La zona di confine con l’Afghanistan è considerata instabile per le tensioni con i militanti islamici e il supporto dato dall'Uzbekistan alla lotta al terrorismo. Quanto alla situazione politica, non si segnalano frequenti manifestazioni popolari, dato l'alto controllo operato dal governo e dalle forze di polizia su eventuali assembramenti e gruppi di dissidenti. Dopo l'insurrezione nel 2005 ad Andijan repressa nel sangue, la situazione è tornata alla normalità ma non si può escludere lo scoppio improvviso di nuove tensioni.
Capitale: Tashkent
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 447.400 km²
Popolazione: 28.394.180
Religioni: islamica (88%), ortodossa (9%)
Lingue: uzbeko, russo, tagiko
Moneta: sum (UZS)
PIL: 3.300 USD
Livello di criticità: Medio
Aggiornata nel Maggio 2017 - Inglobato nell'orbita russa a fine Ottocento, nonostante la resistenza opposta all'Armata Rossa dopo la Rivoluzione bolscevica, il Paese divenne una Repubblica socialista nel 1924. Il sistema sovietico ne indebolì fortemente l'economia e ne impoverì l'ambiente, puntando a uno sfruttamento intensivo delle risorse idriche e agricole. Nel 1991, l'allora capo del Soviet uzbeko, Islom Karimov, decretò unilateralmente l'indipendenza del Paese e fu nominato presidente con pieni poteri, come stabilito dalla Costituzione del 1992. Da allora è rimasto ben saldo al potere, organizzando elezioni-farsa, vietando ai gruppi di opposizione di partecipare alla vita politica (benché ufficialmente l'Uzbekistan sia una democrazia pluripartitica), introducendo un vero e proprio stato di polizia e tenendo sotto controllo i mass-media e ogni forma di dissenso. Nel 1999 gruppi militanti islamici hanno cercato di rovesciare il governo: fallito il tentativo, si sono susseguiti attentati terroristici soprattutto lungo i confini con l'Afghanistan e il Tajikistan. Nel 2001 il paese ha offerto una base ai caccia anglo-americani per l'offensiva statunitense in Afghanistan e partecipa, da allora, alla lotta contro il terrorismo internazionale. Nel 2005 la repressione nel sangue di diverse proteste scoppiate nella città di Andijan è costata al presidente l'accusa di violazione dei diritti umani, l'embargo da parte dell'Europa e la sospensione dei prestiti da parte della Banca Mondiale. Le relazioni con l'occidente sono state ripristinate solo negli ultimi anni, per via dell'importanza strategica dell'Uzbekistan nelle operazioni anti-terrorismo nella regione e anche per l'esigenza europea di trovare risorse energetiche alternative in Asia centrale. In seguito alla morte del presidente Karimov (Settembre 2016) l’ex primo ministro Shavkat Mirziyoyev ha vinto le elezioni presidenziali del dicembre 2016 dichiarando che continuerà la politica del suo predecessore.
Il paese, noto ben prima di Marco Polo quale passaggio cruciale per la Via della Seta, ha mantenuto nei secoli la vocazione per il tessile, che costituisce ancora oggi la principale voce dell’export: l’Uzbekistan è tra i primi cinque produttori al mondo di fibre di cotone e tra i primi dieci per la lavorazione di filati e tessuti, tra cui appunto la seta. A ciò si collega un altro settore che riveste notevole importanza: l’allevamento, concentrato soprattutto sugli ovini. Se l’agricoltura produce soprattutto cotone, gli altri prodotti come il grano e gli ortaggi, coprono il fabbisogno interno e alimentano le esportazioni verso la Russia. In generale, oggi, il paese cerca di ridurre gradualmente la dipendenza dal settore agricolo, sviluppando le sue riserve di gas e di minerali come carbone e petrolio, non ancora sfruttati appieno. Il principale partner commerciale è la Russia, con la quale il Paese ha un canale preferenziale; seguono Cina, Kazakhstan e Ucraina.
In Uzbekistan è molto alto il rischio di atti di terrorismo di matrice islamica, anche ai danni di istituzioni e luoghi frequentati da stranieri. Nella regione sono attivi gruppi come il Movimento islamico dell'Uzbekistan (IMU), Al Qaeda, l'Unione della Jihad islamica e il Movimento islamico del Turkestan orientale, che spesso effettuano rapimenti, omicidi e attentati kamikaze anche a danno di cittadini stranieri. Dalla fine degli anni Novanta, l'attività di tali gruppi si è intensificata con l'appoggio e i finanziamenti forniti da Osama Bin Laden e ha trovato terreno fertile soprattutto nella valle di Ferghana. Molti attentati si sono verificati in diverse regioni dell'Uzbekistan nel 2004, nel 2005 e nel 2009. Numerosi militanti del Movimento Islamico dell’Uzbekistan (IMU) hanno recentemente giurato fedeltà ad Al-Baghdadi andando di fatto ad ingrossare le fila dell’ISIS, al punto da diventare uno dei suoi apparati più importanti, grazie al numero di miliziani impiegati e alle abilità tattico-militari dimostrate sul campo in Siria. Il governo ha vietato i viaggi in alcune parti del Paese come misura di sicurezza, e in particolare nelle province della regione di Surkhandarya. Episodi di violenza si sono verificati nella zona di montagna al confine tra Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan, dove alcuni tratti frontalieri sono addirittura stati chiusi per ragioni di sicurezza, come il confine tra l'Uzbekistan e il Kazakhstan, chiuso lungo la strada tra Tashkent e Samarcanda. Alcune zone vicino al confine con il Tajikistan sono, inoltre, minate. La zona di confine con l’Afghanistan è considerata instabile per le tensioni con i militanti islamici e il supporto dato dall'Uzbekistan alla lotta al terrorismo. Quanto alla situazione politica, non si segnalano frequenti manifestazioni popolari, dato l'alto controllo operato dal governo e dalle forze di polizia su eventuali assembramenti e gruppi di dissidenti. Dopo l'insurrezione nel 2005 ad Andijan repressa nel sangue, la situazione è tornata alla normalità ma non si può escludere lo scoppio improvviso di nuove tensioni.