Venezuela

Sud America
Indipendente dalla corona spagnola fin dal 1811, il Venezuela fu governato a lungo da Caudillos (capi militari) che la dominarono in forma dittatoriale, sottoponendola a frequenti colpi di stato e rivoluzioni locali. Tale situazione si protrasse per buona parte del Novecento, quando la scoperta di ingenti giacimenti di petrolio mutò radicalmente la situazione economica e politica del Venezuela. Nel 1928 il Paese era già divenuto il secondo produttore mondiale di tale materia prima. Tuttavia, fu solo negli anni quaranta del Novecento, con il vertiginoso aumento del prezzo dell’oro nero, che il petrolio si tradusse in una fonte ingente di entrate per il Paese. Dopo una dittatura militare durata dieci anni (1948-1958), il Venezuela è tornato oggi alla democrazia. Diverse figure politiche si sono succedute alla guida del Paese fino al carismatico Hugo Chavez, eletto Presidente nel 1999 e riconfermato più volte dalla volontà popolare. Nel 1999 il Paese ha anche assunto la denominazione di República Bolivariana de Venezuela. Chavez, deceduto il 6 marzo 2013 è stato succeduto dal suo delfino, Nicolas Maduro, alle presidenziali di aprile 2013.
Il Venezuela possiede alcuni tra i più grandi giacimenti di petrolio del mondo, nonché enormi quantità di carbone, minerale di ferro, bauxite, diamanti e oro. Eppure la maggior parte della popolazione venezuelana vive in povertà, spesso in baraccopoli, alcune delle quali ubicate oltre le colline attorno alla capitale Caracas. Anche per tale ragione, il governo ha incentivato la produzione industriale, attiva nei settori petrolchimico, chimico, siderurgico, meccanico ed elettronico, nel comparto edile e nella trasformazione di prodotti alimentari.  Nonostante la diversificazione dell’economia, il Venezuela dipende dal petrolio, di cui resta il terzo esportatore mondiale e tra i primi dieci Paesi produttori. L’inflazione si attesta attorno al 20%.
Il rischio terrorismo è attualmente ridotto in Venezuela. L’elevata conflittualità sociale può tuttavia innescare fenomeni altrettanto violenti. L’insicurezza è maggiore nelle regioni al confine con la Colombia, dove sono presenti gruppi autonomisti, movimenti paramilitari e dove le reti transfrontaliere del narcotraffico e del contrabbando possono dare origine a scontri con le forze dell’ordine venezuelane. Vi sono indagini internazionali in corso sul supporto logistico e finanziario offerto dal regime chavista a elementi delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) in Colombia, con il contributo dell’ETA (Euskadi Ta Askatasuna).Parallelamente è plausibile che reti di infiltrazione straniera – in particolare nelle regioni nord-occidentali – operino con il fine di rovesciare il regime, ma vi è complessivamente scarsa probabilità che da queste attività scaturiscano incidenti di matrice terroristica. Tuttavia, la difficoltà nel rapporto tra vertici dello Stato, cittadini venezuelani e governi regionali può generare scontri violenti tra sostenitori e oppositori del regime.Molta forza hanno i sindacati, ma le maggiori sigle esprimono posizioni filo-governative: contestazioni e manifestazioni promosse da queste istituzioni sono comunque abbastanza comuni nelle regioni interne e nei bacini minerari, dove possono assumere carattere violento. Trascurabile è il rischio di infiltrazioni del terrorismo islamico internazionale, nonostante la presenza nella capitale e nell’isola Margarita di una nutrita comunità straniera di origine mediorientale. Al momento, i suoi membri sembrano essere impegnati, al limite, in attività di finanziamento e supporto.
Capitale: Caracas
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 912.050 km²
Popolazione: 28.459.085
Religioni: cattolica (96%), protestante (2%)
Lingue: spagnolo, dialetti indigeni
Moneta: bolivar (VEB)
PIL: 13.200 USD
Livello di criticità: Medio
Indipendente dalla corona spagnola fin dal 1811, il Venezuela fu governato a lungo da Caudillos (capi militari) che la dominarono in forma dittatoriale, sottoponendola a frequenti colpi di stato e rivoluzioni locali. Tale situazione si protrasse per buona parte del Novecento, quando la scoperta di ingenti giacimenti di petrolio mutò radicalmente la situazione economica e politica del Venezuela. Nel 1928 il Paese era già divenuto il secondo produttore mondiale di tale materia prima. Tuttavia, fu solo negli anni quaranta del Novecento, con il vertiginoso aumento del prezzo dell’oro nero, che il petrolio si tradusse in una fonte ingente di entrate per il Paese. Dopo una dittatura militare durata dieci anni (1948-1958), il Venezuela è tornato oggi alla democrazia. Diverse figure politiche si sono succedute alla guida del Paese fino al carismatico Hugo Chavez, eletto Presidente nel 1999 e riconfermato più volte dalla volontà popolare. Nel 1999 il Paese ha anche assunto la denominazione di República Bolivariana de Venezuela. Chavez, deceduto il 6 marzo 2013 è stato succeduto dal suo delfino, Nicolas Maduro, alle presidenziali di aprile 2013.
Il Venezuela possiede alcuni tra i più grandi giacimenti di petrolio del mondo, nonché enormi quantità di carbone, minerale di ferro, bauxite, diamanti e oro. Eppure la maggior parte della popolazione venezuelana vive in povertà, spesso in baraccopoli, alcune delle quali ubicate oltre le colline attorno alla capitale Caracas. Anche per tale ragione, il governo ha incentivato la produzione industriale, attiva nei settori petrolchimico, chimico, siderurgico, meccanico ed elettronico, nel comparto edile e nella trasformazione di prodotti alimentari.  Nonostante la diversificazione dell’economia, il Venezuela dipende dal petrolio, di cui resta il terzo esportatore mondiale e tra i primi dieci Paesi produttori. L’inflazione si attesta attorno al 20%.
Il rischio terrorismo è attualmente ridotto in Venezuela. L’elevata conflittualità sociale può tuttavia innescare fenomeni altrettanto violenti. L’insicurezza è maggiore nelle regioni al confine con la Colombia, dove sono presenti gruppi autonomisti, movimenti paramilitari e dove le reti transfrontaliere del narcotraffico e del contrabbando possono dare origine a scontri con le forze dell’ordine venezuelane. Vi sono indagini internazionali in corso sul supporto logistico e finanziario offerto dal regime chavista a elementi delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) in Colombia, con il contributo dell’ETA (Euskadi Ta Askatasuna).Parallelamente è plausibile che reti di infiltrazione straniera – in particolare nelle regioni nord-occidentali – operino con il fine di rovesciare il regime, ma vi è complessivamente scarsa probabilità che da queste attività scaturiscano incidenti di matrice terroristica. Tuttavia, la difficoltà nel rapporto tra vertici dello Stato, cittadini venezuelani e governi regionali può generare scontri violenti tra sostenitori e oppositori del regime.Molta forza hanno i sindacati, ma le maggiori sigle esprimono posizioni filo-governative: contestazioni e manifestazioni promosse da queste istituzioni sono comunque abbastanza comuni nelle regioni interne e nei bacini minerari, dove possono assumere carattere violento. Trascurabile è il rischio di infiltrazioni del terrorismo islamico internazionale, nonostante la presenza nella capitale e nell’isola Margarita di una nutrita comunità straniera di origine mediorientale. Al momento, i suoi membri sembrano essere impegnati, al limite, in attività di finanziamento e supporto.