Che ci fossero tensioni tra l’Arabia Saudita e il Qatar è un fatto noto ma la decisione comunicata qualche ora fa del Qatar di uscire dall’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries), è un vero terremoto che si abbatte sul mondo dell’energia e che rischia di far saltare definitivamente gli equilibri peraltro gia messi a dura prova, dell’intero settore petrolifero. A rovesciare il tavolo stavolta ci ha pensato il ministro dell’Energia del Qatar Saad al-Kaabi che durante una conferenza stampa indetta all’improvviso a Doha ha detto:
“L’Opec è stata informata che il Qatar ha deciso di ritirare a partire dal prossimo mese di gennaio 2019 i suoi membri dall’Opec a partire da gennaio 2019″ . Il Qatar continuerà a produrre petrolio ma si concentrerà sulla produzione di gas, per cui è il più grande esportatore di gas naturale liquefatto al mondo”.
La decisione del Qatar è chiaramente una misura di ritorsione strategica ma è stata pensata anche per tentare di rafforzare la propria economia che dal 5 giugno 2017 è letteralmente tenuta sotto scacco dal blocco commerciale (aereo e territoriale) impostogli dall’Arabia Saudita (che è alla guida dell’OPEC) e che in questo è sostenuta dell’Egitto, Bahrein e dagli Emirati arabi uniti. Il Qatar con questa decisione potrà sviluppare senza alcun freno la sua industria del gas che è tra la più grandi del mondo (insieme a Iran e Russia) che può contare su riserve che si calcola valgano circa 45 mila miliardi mentre la produzione di petrolio, si attesta in soli 600 mila barili di petrolio al giorno.
Con questa mossa il Qatar che si estende su 11.437 km² abitati da 2,6 milioni di persone delle quali solo 300 mila con la nazionalità qatarina, punta tutto sul suo gas anche per mettere l’Arabia Saudita con le spalle al muro e provare a guidare la rivolta contro Mohammed bin Salman. Si annuncia quindi tempestoso il prossimo vertice dell’OPEC in programma a Vienna il 6-7 Dicembre dove gli attori al tavolo proveranno a trovare un accordo sui tagli da effettuare alla produzione di petrolio. Il prezzo del barile “Brent” è crollato da 80 a 60 dollari a seguito della decisione dell’amministrazione Trump di esentare otto Paesi dall’importare petrolio dall’Iran. Le sanzioni annunciate in pompa magna da Donald Trump si sono così annacquate a tal punto che la temuta perdita di 2 milioni di barili dal mercato è stata posticipata di almeno sei mesi e poi si vedrà. C’è attesa per la reazione saudita con il Principe Mohamed bin Salman alle prese con un nuovo problema sperando che si mostri piu’ saggio che in passato.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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