Il totale di tutti i soldati è di circa 250.000 uomini, comprese le forze volontarie e paramilitari. Di questi, 75.000 sono membri delle forze di terra, 20.000 dell’aviazione, 16.000 della difesa aerea terrestre, 13.500 della Marina militare (di cui 3.000 marines) e 30.000 della la Guardia Nazionale (di cui alcune migliaia selezionati tra le varie tribù). A questi si aggiungono circa 25.000 riservisti.
LE FORZE DI TERRA
Le Forze di terra dell’Arabia Sautida hanno a disposizione 1.150 carri da combattimento, 5.400 veicoli corazzati leggeri, 520 pezzi di artiglieria, 430 torrette per lanci di artiglieria, 325 MRL (Multiple Rocket laun- chers). È composta da 3 brigate corazzate, 1 brigata aviotrasportata, 1 solo per le Guardie Reali e 8 battaglioni di artiglieria. I carri sono gli Abrams M60 e 290 AMX-30, 300 vari veicoli per il riconoscimento e le azioni rapide di “contatto”, 570 veicoli. Bradley per il trasporto della fanteria, 3000 M113 e 100 Al Fahd (veicoli da trasporto truppe), 200 pezzi di artiglieria, 60 lanciarazzi multipli, 400 mortai, 10-20 lanciamissili, 2.500 armi anticarro teleguidate, 12-20 elicotteri da assalto, 50-55 elicotteri da trasporto, oltre mille missili terra-aria.
LA MARINA
La Marina possiede un naviglio totale di 117 elementi, tra cui 7 fregate, 4-5 corvette, 11 navi da pattugliamento, 3-4 cacciami- ne. La Marina è divisa in 2 flotte, la Est e la Ovest, con 11 grandi navi da combattimento, 65 navi da pattugliamento, 7 cacciamine, 8 navi anfibie, 7 vascelli di supporto e 19 elicotteri d’assalto.
L’AVIAZIONE
La Forza aerea dispone di circa 1.205 velivoli, tra cui 200 caccia, 280 velivoli da attacco, 210 da trasporto, 245 da addestramento, 250 elicotteri e 20 elicotteri da attacco. L’aviazione consta di 7 squadroni da attacco, 6 squadroni da caccia, 7 gruppi da addestramento. Le basi per la Forza aerea sono 15, per almeno 300 velivoli da attacco. In gran parte, le forze d’aria del Regno wahabita utilizzano i Typhoon Eurofighter, i Tornado IDS adattati, gli F-15 in entrambe le versioni, Eagle e Strike Eagle. La difesa aerea opera in 164 postazioni diverse, utilizzando 17 radar di fabbricazione USA a lungo raggio, 6 radar tattici e, inoltre, il sistema di difesa aerea HAWK, sempre di origine statunitense.
I MISSILI
Le forze saudite operano anche con i missili balistici strategici, usano il Dongfeng cinese a medio raggio e intercontinentale. Il sito del deposito (segreto ma non troppo) si trova nella parte montuosa del Regno, 200 chilometri a sud-ovest di Riad.
LA GUARDIA NAZIONALE
La Guardia Nazionale (Al-Ḥaras Al-Waṭan) è una forza militare vera e propria di circa 25.000-30.000 elementi. È divisa in 9 brigate e opera nelle principali regioni del Regno. È indipendente dal ministero della Difesa saudita e prende ordini direttamente dal Re o da un suo delegato, scelto all’interno della famiglia. È composta da 3 brigate meccanizzate, 5 brigate di fanteria e 1 battaglione di cavalleria utilizzato per le cerimonie.
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LA STRATEGIA DI RIAD
Fin qui i dati. Ma quale è la strategia globale e la dottrina militare saudita? Ovvio che si tratti di una Forza Armata diretta principalmente ma, soprattutto oggi, contro l’area d’influenza iraniana-sciita. La geopolitica del Regno, infatti, impone anche altre scelte: il controllo della costa verso l’Africa e l’Egitto, la deterrenza contro l’Iran sciita, infine la pressione attenta su Giordania e Iraq. Una strategia globale che implica l’uso della minaccia per gestire l’equilibrio petrolifero, estrattivo e politico degli alleati-concorrenti del Regno all’interno dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) e che sta già conoscendo una nuova fase da quando Re Bin Salman ha designato quale suo erede al trono il figlio Mohammed Bin Salman. Si tratta però, come sottolineano gli storici britannici, di armate abili, come è nella tradizione della dottrina bellica coranica, nella dilazione dello scontro, nell’inganno strategico, nella strategia indiretta. A differenza di quelle iraniane, le forze armate dei Paesi arabi sunniti sono perfette per la guerra “politica”, per la gestione di un’insurrezione, per la guerra molecolare o “ibrida” nella quale la differenza tra civili e militari tende a cadere.
DA SAPERE
Le forza saudite sono fortemente verticiste, hanno spesso carenza di iniziativa tattica e mancano talvolta di flessibilità. Ecco perché, finora, non sono riuscite nell’intento di eliminare lo Stato Ebraico. Ed ecco perché sono miseramente rimaste impantanate nel conflitto in corso in Yemen, dove sono intervenute nel marzo del 2015 a guida di una vasta coalizione araba per reprimere la ribellione degli Houthi, appoggiati a loro volta da Teheran. Una débâcle che dimostra come Riad, nonostante l’elevato budget destinato alla spesa per difesa ogni anno, faccia molta fatica a contenere l’iniziativa dell’Iran, rivelatosi soprattutto negli ultimi anni più capace di innescare azioni di disturbo all’avversario muovendo i suoi Stati-satellite nella regione.
Il nostro autore Marco Giaconi è venuto a mancare, ma ci ha lasciato molti suoi contributi. Questo è tratto da Le guerre degli altri. Piccoli e grandi eserciti del mondo, edito da Paesi Edizioni. Grazie, Marco, per il tuo sostegno e la tua amicizia.
Saudi Arabian armed forces seen during a training excercise [AHMED FARWAN/Flickr]
Marco Giaconi
Laurea in Filosofia moderna e contemporanea presso l’Università di Pisa. Dal 1992 in è prima direttore e poi direttore di ricerca presso il Ce.Mi.S.S. (Centro Militare di Studi Strategici). Nel 2000 è Consigliere del Ministro della Difesa Antonio Martino. Dal 2003 in poi è Consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Autore di numerosi saggi.
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