Il 21 luglio l’Intelligence and security committee del Parlamento britannico ha rilasciato un report che ha evidenziato le interferenze russe nel referendum scozzese del 2014. Ormai «una nuova normalità». E mentre la Russia smentisce, come sempre, il Regno Unito è responsabile di aver chiuso un occhio o anche entrambi su tali interferenze. Lo hanno fatto i conservatori di Boris Johnson ma anche i precedenti governi di David Camerone Theresa May.
Negli ultimi anni siamo stati abituati alle possibili interferenze russe negli affari politici di altri stati, principalmente occidentali. Con il passare degli anni questi atti, sempre negati da Mosca, hanno convinto l’opinione pubblica, ma soprattutto i dipartimenti di intelligence nazionali, delle nuove abilità russe in termini di propaganda e interferenza. Le capacità cibernetiche russe si sono evolute col tempo e rendono Mosca spaventosamente al passo con i tempi, sebbene in alcuni frangenti si parli di russofobia. Come nel caso di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, che, tramite i media locali ha definito il rapporto emesso dalla Commissione di intelligence e sicurezza del Parlamento britannico una «orchestrata russofobia».
Il dossier dell’Intelligence and security committee pubblicato il 21 luglio è stato a lungo atteso. Completato lo scorso dicembre, ha subito ritardi nella pubblicazione a causa della mancata nomina dei nuovi membri del ICS da parte di Boris Johnson dopo le elezioni e per i tentativi dei Conservatori di rimandarne la pubblicazione. Con tale dodumento la Commissione parlamentare ha evidenziato la credibilità di un’intrusione russa nel referendum per l’indipendenza scozzese del 2014.
L’obiettivo iniziale del ICS era però determinare la possibile influenza russa nel referendum sulla Brexit del 2016. Questo però non è stato possibile determinarlo. Il dossier però, in 50 pagine, spiega dettagliatamente i metodi intrusivi attuati nel 2014 dal Cremlino, che spaziano dall’inquinamento mediatico, tramite fake-news o atti propagandistici diramati da RT, principale ente mediatico russo, all’utilizzo dei bot.
Un bot è un’applicazione software programmata per eseguire determinati compiti, solitamente su un determinato network. I bot sono automatizzati, il che significa che funzionano secondo le loro istruzioni senza che un utente umano debba avviarli. I bot spesso imitano o sostituiscono il comportamento di un utente umano. Di solito, svolgono compiti ripetitivi, e possono eseguirli molto più velocemente di quanto potrebbero fare gli utenti umani.
Vi sono quattro prinncipali categorie: chatbots, web crawlers, social bots e malicious bots. I primi sono bot che simulano la conversazione umana rispondendo a certe frasi con risposte programmate. I web crawler, anche noti come Googlebots, sono bot che scansionano i contenuti delle pagine web su tutto il web. I social bot operano sui social media e, infine, i bot maligni diffondono contenuti spam, o eseguono attacchi di manippolazione delle credenziali. Salvo i web crawlers, le restanti categorie sono utilizzate per condizionare l’opinione pubblica e, in questo caso, si rivelano un’ottima arma propagandistica se ben programmati.
L’ICS nota come come questo tipo di interferenze siano il new standard, ovvero un atto che non suscita neanche più clamore ma che anzi definisce una nuova normalità. Ma anche se si volesse destare clamore, nel caso del Regno Unito gli stessi membri del governo sembrano aver chiuso un occhio o entrambi su tali interferenze. Di questo avviso è Nicola Sturgeon che, dopo la pubblicazione del dossier, ha evidenziato il “compiacimento” per l’interferenza russa nel Regno Unito. Insomma, i Conservatori avrebbero volentieri lasciato passare questa intrusione di Mosca senza voler alzare un polverone mediatico e politico.
L’ICS tiene a specificare che:
La minaccia alla sicurezza posta dalla Russia è difficile da gestire per l’Occidente poiché, dal nostro punto di vista e quella di molti altri, appare fondamentalmente nichilista. La Russia sembra vedere la politica estera come gioco a somma zero: tutte le azioni che può intraprendere che danneggiano l’Occidente sono fondamentalmente positive per la Russia. […] Sembra che la Russia consideri il Regno Unito uno dei suoi principali obiettivi di intelligence occidentale, mentre noi potremmo non sperimentare il livello e il tipo di minaccia che i paesi ai confini della Russia soffrono, i testimoni hanno suggerito che ci troveremmo appena dietro gli Stati Uniti e la NATO in qualsiasi lista di priorità. Questo è probabilmente legato alle strette relazioni del Regno Unito con gli Stati Uniti, e il fatto che il Regno Unito sia visto come il centro della lobby anti-russa occidentale
In ogni caso, il report non è passato inosservato alla Federazione Russa. Il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri Peskov, ha affermato: «La Russia non si è mai intromessa nei processi elettorali di nessun paese del mondo, né negli Stati Uniti né nel Regno Unito né in altri paesi». Un’affermazione veramente difficile da credere, soprattutto guardando al recente passato. La Francia, l’Ucraina e persino l’Italia sono passati sotto la lente d’ingrandimento internazionale per le loro relazioni con la Federazione e le sue possibili interferenze. Senza dubbio la prova è il Mueller report, che ha investigato sulle interferenze russe nelle elezioni del 2016.
Il dossier, seppur non menzionando alcun individuo britannico che avesse facilitato l’accesso a Mosca, ha criticato l’apparente accettazione di questo fenomeno, affermando che:
[…] il Regno Unito ha accolto gli oligarchi e il loro denaro a braccia aperte, fornendo loro un mezzo per riciclare i finanziamenti illeciti attraverso la ‘lavanderia a gettoni’ di Londra, e connessioni ai più alti livelli con l’accesso ad aziende e personaggi politici britannici.
Luca Mazzacane
Nato a Pavia nel 1994, Dr. in Lingue e Culture Moderne presso Università di Pavia (BA), Dr. in Global Studies presso LUISS Roma, diplomato in Analisi del rischio politico presso l’Istituto Affari Internazionali di Roma; diplomato in Multimedia Journalism presso Deutsche Welle, a Berlino, tirocinante presso Formiche Edizioni. Appassionato di geopolitica, specialmente del mondo Est europeo. Parla fluentemente francese, inglese, russo e spagnolo.
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