Proseguono le indagini delle autorità inglesi sull’attentato del 14 agosto 2018, l’uomo che ha investito un gruppo di ciclisti ferendo quattro persone, Salih Khater si è chiuso in un mutismo impenetrabile. Cosa lo abbia animato è tutt’ora un mistero e la sensazione è che se non verranno scoperti a breve legami con gruppi terroristici, anche questo attacco finirà nelle statistiche come quello di uno “squilibrato” come accaduto a Munster ( Germania) il 7 aprile 2018 dove il bilancio fu di tre morti e decine di feriti.
Quanto accaduto nella zona di Westimster lo scorso 14.08.2018 , ha ricordato gli eventi del 22 marzo 2017 quando intorno alle 14.40 una Hyundai Tucson grigia guidata da Adrian Russell Ajao- alias Adrian Elms, alias Khalid Masood, salì improvvisamente sul marciapiede sinistro del ponte di Westminster e a grande velocità investi la folla. Non contento, scese dall’auto e pugnalò a morte un agente di polizia prima di essere ucciso. Il bilancio dell’attacco fu di 6 morti (compreso l’autore) e di 50 feriti. Inizialmente dell’uomo non avevano particolari notizie ma con il passare delle ore, si scoprirono le sue inclinazioni radicali islamiche e che tra il 2005 e il 2009 soggiornò in anche Arabia Saudita. Già condannato per aggressione, possesso illegale di armi e rissa, e rinchiuso più volte in carcere, dove nel 2000 grazie a dei predicatori salafiti, si converti all’islam.
Nonostante le imponenti misure di sicurezza messe in atto in Inghilterra, i «lupi solitari» mossi da motivazioni pseudo-religiose o da disagi psichici di tipo emulativo possono spuntare dal nulla e colpire indisturbati. Così i blocchi di cemento, i metal detector piazzati all’ingresso degli hotel, in tutti i musei e in moltissimi luoghi pubblici servono solo a mitigare i danni. L’ultimo attentato sul suolo inglese non è che l’ultimo di una lunga serie e le indagini per terrorismo in Gran Bretagna dalll’inizio dell’anno ad oggi, sono arrivate a 676. Sono vertiginosi i numeri di coloro che sono legati all’estremismo religioso islamico; sono almeno 20.000 le persone finite nei radar dell’antiterrorismo e 3.000 di loro, sono considerate ad alto rischio di azione violenta. A loro vanno aggiunti i 425 “foreign fighers” ritornati in Gran Bretagna dalla Siria e dall’Iraq luoghi dove arrivarono dal Regno Unito circa 1.600 combattenti. Alcuni di loro grazie alla particolare brutalità divennero anche i testimonial dell’Isis o del Fronte Al Nusra.
L’inghilterra ha anche il triste primato europeo dei foreign fighters di ritorno (425) rispetto alla Germania (300) e la Francia (271) anche se questi sono numeri in contunua evoluzione. A livello globale secondo il “Soufan Group” solo la Turchia (900), la Tunisia (800) e l’Arabia Saudita (760) hanno avuto un numero maggiore di combattenti rientrati nei loro paesi. L’ennesimo atto violento in Inghilterra ha riaperto le polemiche sulla effettiva capacità dell’intelligence inglese di prevenire gli attacchi, una missione difficilissima visti gli impressionanti numeri con i quali le autorità delegate alla sicurezza dello Stato inglese si devono confrontare. Nonostante i servizi segreti finiscano quasi sempre sul banco degli imputati, sono diversi gli attentati terroristici fermati per tempo cosi’ come sono molte le persone arrestate nell’ambito degli indagini antiterrorismo. Mentre Polizia e intelligence inglesi fanno il loro dovere in condizioni oggettivamente proibitive, è la politica a non dare le risposte. Londra e molte altre città inglesi come Birmingham, vedono il continuo proliferare di moschee e associazioni islamiche spesso finanziate in maniera opaca dai paesi del Golfo Persico e che vanno ad inserirsi in aree già autoreferenti e completamente staccate a livello valoriale dalla società inglese.
E’ qui che i predicatori del male inglesi fanno incetta di proseliti senza dimenticare i convertiti. Non solo moschee e associazioni, Solo a Londra non si contano piu’ le televisioni e le radio islamiche gestite dagi estremisti islamici e si puo’ dire che è forse questa la vera pistola puntata alla testa del Regno Unito.
La lunga scia di sangue nel Regno Unito 2005- 2018
7 luglio 2005, Londra : 52 i pendolari vengono uccisi in 4 attentati suicidi che colpiscono tre diverse stazioni della metropolitana della capitale britannica sulle linee Circle e Piccadilly e un autobus che, partito da Marble Arch, si trovava a Tavistock Square. 700 i feriti. Gli attacchi sono rivendicati da un gruppo legato ad Al Qaida.
22 maggio 2013, Londra: due estremisti di Al Qaeda uccidono a colpi di machete un soldato di 24 anni reduce dell’Afghanistan nella capitale inglese.
22 marzo 2017, Londra: 4 morti e circa 40 feriti davanti al Parlamento di Westminster. L’attentatore Khalid Masood, 52 anni nato in Inghilterra e abitante a Birmingham, falcia con un Suv diverse persone sul ponte di Westminster che attraversa il Tamigi davanti al Big Ben. Poi si dirige a piedi verso il Parlamento, dove uccide con un coltello un poliziotto di guardia. Di seguito viene ucciso da due agenti in borghese.
22 maggio 2017, Manchester: 22 morti e 120 feriti, tra cui molti bambini e giovanissimi. Salman Ramadan Abedi, un giovane di 22 anni terzo di quattro figli di una famiglia libica si fa saltare in aria al termine del concerto della pop star amata dai teenager Ariana Grande all’interno della sala concerti Manchester Arena. L’Isis rivendica l’attentato.
3 giugno 2017, Londra: 8 morti e 48 feriti. Tre uomini a bordo di un furgoncino prima investono i pedoni sul marciapiede del London Bridge, uno dei ponti più celebri della capitale britannica, in pieno centro, poi si schiantano contro il pub “Barrowboy and Banker”. I tre uomini, armati di coltelli, scendono dall’auto e proseguono a piedi verso Borough Market, a ridosso del London Bridge sulla riva meridionale del Tamigi, area affollata di bar e locali frequentata anche da molti turisti, accoltellando i passanti. I tre, che indossano cinture esplosive false, vengono uccisi dalla polizia. Gli attentatori sono stati identificati: Khuram Butt, 27 anni, cittadino britannico di origine pachistana, residente nel quartiere londinese periferico di Barking, poi Rachid Redouane, marocchino-libico anch’egli residente a Barking, e il 22enne italo-marocchino Youssef Zaghba, già sotto osservazione dell’intelligence italiana. L’Isis ha rivendicato l’attentato.
14 agosto 2018, Londra un 29enne britannico di origine sudanese, Salih Khater, a bordo di una Ford Fiesta ha investito alcuni pedoni e ciclisti alla guida di un’auto prima di schiantarsi contro le barriere di protezione del palazzo del parlamento di Westminster. Il bilancio è di 4 feriti lievi. Scotland Yard ha formalizzato il sospetto di terrorismo nei confronti di Khater, che non collabora. Il presunto attentatore è residente a Birmingham, una della città più islamiche della Gran Bretagna, dove successivamente sono state perquisite due case, con un terzo blitz condotto nella vicina Nottingham. Era noto alla polizia locale delle Midlands, ma non agli 007 dell’MI5.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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