Rondell Henry è l’ingenere informatico 28 enne fermato qualche settimana fa poco prima di commettere una strage nei dintorni di Washington D.C. Nei suoi computer l’FBI ha trovato decine di filmati sulla strage di Nizza del 14 luglio 2016 commessa da Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, che a bordo di un camion rubato uccise, investendole, 87 persone. Senza contare il ferimento di altre 307. Mohamed Lahouaiej-Bouhlel venne ucciso a sua volta dalla polizia. Rondell Henry aveva giurato fedeltà allo Stato Islamico e in onore di questo giuramento voleva investire il maggior numero di persone nel centro della capitale degli Stati Uniti. Per farlo aveva rubato un furgone, con il quale aveva in mente di mettere in atto quanto scritto in alcune chat, evidentemente intercettate dai Federali. Henry voleva dare sfogo al suo “odio nei confronti dei non musulmani”, del quale parlava da almeno due anni. Nonostante fosse noto per le sue idee radicali, Henry ha agito di impulso e improvvisamente si è licenziato dall’azienda di Germantown, nel Maryland, dove lavorava da anni.
«Ma così presto la mattina di un giorno feriale, l’imputato non ha trovato la folla considerevole sulla quale desiderava infliggere la sua condotta radicale». (Dall’atto d’accusa)
Per sua stessa ammissione, l’uomo non era in grado di manipolare esplosivi o di usare delle armi da fuoco, quindi decise di «lanciare un veicolo su una folla». Secondo l’FBI, la mattina del 26 marzo 2019, dopo aver rubato il furgone, Henry provò ad entrare negli spazi dell’aeroporto internazionale Dulles di Washington D.C, ma venne respinto agli ingressi di sicurezza. Poi iniziò a vagare alla ricerca di un luogo dove colpire. Alle 14.00 ora di Washington D.C. alcune telecamere di sicurezza della zona lo intercettano in un’area commerciale sul fiume Potomac. L’uomo resta a lungo nell’area ma, non essendoci abbastanza folla, preferisce aspettare il giorno successivo per colpire. A quel punto, parcheggia il furgone e cerca una barca in cui passare la notte. Il giorno dopo, giunto al furgone di buon ora, trova l’FBI che lo arresta. Ai Federali che lo ammanettano dichiara: «Volevo seminare panico e caos e morire per la mia azione. Volevo solo guidare, guidare e non fermarmi». Rondell Henry non è certo il primo cittadino americano che prova ad attentare in patria. E non sono certamente pochi i cittadini USA arrestati con l’accusa di legami con lo Stato islamico. Dal 2011 al 2017 se ne contano 153. I tre Stati con i tassi più alti in proporzione al reclutamento sono il Minnesota, la Virginia e l’Ohio. Gli Stati Uniti tra il 2009 e il 2017 sono stati colpiti molte volte dal terrorismo islamico e la battaglia sembra ancora ben luntana dall’essere vinta. Sarebbero 242 i foreign fighter partiti dagli USA per andare a combattere la guerra santa.
Cronologia degli attacchi:
5 novembre 2009, Fort Hood
Un soldato americano, di origine palestinese, apre il fuoco nella base americana di Fort Hood, in Texas: 13 morti e 42 feriti.
11 settembre 2001
Avvengono una serie di attacchi terroristici suicidi e coordinati contro gli Stati Uniti d’America. Il gruppo terroristico al Qaeda viene considerato il mandante dei dirottatori che fecero precipitare gli aerei sul World Trade Center di New York, sul Pentagono e su Shanksville, in Pennsylvania. Morirono almeno 3.000 persone.
15 settembre 2013, Boston
Due esplosioni, a partire dalle 14:50 ora locale e a distanza di venti secondi l’una dall’altra si verificano al traguardo della maratona di Boston. Tre morti accertati, tra i quali un bambino di 8 anni, e 264 feriti, molti dei quali subiscono amputazioni. Gli autori della strage sono due fratelli di origine cecena di 19 3 e 26 anni: Tamerlan e Džochar Carnaev. Tamerlan rimane ucciso e un poliziotto della MBTA (Massachusetts Bay Transportation Authority Police) riporta gravi ferite. Il fratello Džochar, nonostante le ferite, riesce a fuggire scatenando una caccia all’uomo senza precedenti che blocca la città di Watertown. La sera del 19 aprile Džochar viene trovato mentre prova a nascondersi in una barca caricata su un carrello, nel cortile di una casa appena fuori dal perimetro della polizia. Viene arrestato e condotto in ospedale. Condannato all’esecuzione capitale, muore il 19 aprile 2013.
2 dicembre 2015, strage di San Bernardino
In un attacco terroristico all’Inland Regional Center di San Bernardino, in California, vengono uccise 14 persone e 22 sono ferite gravemente. I due killer, un uomo e una donna sposati e simpatizzanti dello Stato Islamico, vengono uccisi dalla polizia. Scoppia la polemica tra Fbi e Apple per la decriptazione dei file contenuti nell’iPhone dell’omicida.
3 maggio 2015, Dallas
Due uomini aprono il fuoco alla periferia di Dallas in un centro dove si svolge un concorso sulle caricature di Maometto e del quale è ospite il deputato olandese ultraconservatore Geert Wilders. L’Isis afferma che l’attacco è stato condotto da suoi simpatizzanti.
16 luglio 2015, Chattanooga
Mohammad Youssef Abdulazeez, naturalizzato americano e nato in Kuwait, assalta un centro di reclutamento a Chattanooga, in Tennessee, uccidendo cinque militari prima di essere ucciso dalla polizia.
12 giugno 2016, Orlando
L’americano di origini afghane Omar Mateen apre il fuoco in un club gay e uccide 50 persone e ne ferisce 53. Isis rivendica la strage. L’uomo viene ucciso dalla polizia. Prima del massacro aveva chiamato il 911 giurando fedeltà all’Isis.
13 agosto 2016, New York
Agguato fuori dalla moschea: uccisi imam e assistente. Accade a Ozone Park, nel Queens, in una zona popolata da una folta comunità del Bangladesh. Arrestato il presunto omicida. Nell’abitazione dell’uomo, Oscar Morel, la polizia trova la pistola e gli abiti compatibili con le descrizioni dei testimoni.
18 Settembre 2016, Minnesota
Un uomo di origini somale, Dahir Adan ferisce 9 persone accoltellandole in un centro commerciale. L’Isis rivendica l’attentato.
18 settembre 2016, New York
Esplosione fa 29 feriti. Bomba piena di schegge, fabbricata per uccidere. Arrestato l’autore Ahmad Khan Rahami di origine Afgana.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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